giovedì 25 marzo 2004

«il Profeta adorava le donne»

Gazzetta del Sud 25.3.04
Misteriosa scrittrice marocchina pubblica un libro erotico con lo pseudonimo di Nedjma
Una musulmana infrange il tabù del sesso
«Il mio inno alla sensualità, il Profeta adorava le donne»
di Antonella Tarquini


In un romanzo che inneggia senza veli all'erotismo del corpo e dell'anima, una misteriosa scrittrice marocchina ha osato infrangere il tabù del sesso che, grazie agli integralisti, domina oggi quella stessa società arabo-musulmana da cui scaturirono i licenziosi racconti di «Le mille e una notte». Pubblicato in Francia da Plon, «L'amande» (la mandorla), che gli editori di tutto il mondo si stanno già contendendo, celebra il piacere femminile che, sostiene l'autrice, deriva proprio dagli Hadith, la raccolta di atti e parole del Profeta che completano il Corano.
«Contengono un inno alla sensualità, il Profeta adorava le donne – dice in un'intervista a «Elle» – e nei libri di teologia musulmana ci sono capitoli interi che parlano solo di sensualità, ma la tradizione è stata pervertita dagli integralisti. Una frazione di estremisti ha confiscato la mia religione, trovo ridicolo che la stessa civilizzazione che rideva, e faceva l'amore così bene qualche secolo fa, sia diventata oggi incapace di amare, di godere. È come se il falso discorso spirituale degli integralisti avesse ucciso l'umano, avesse bruciato le nostre anime e i nostri corpi». Lo ha intitolato «La mandorla» forse in riferimento alla tremenda deflorazione che la protagonista subisce a 17 anni dal marito 40enne «che mi ha spezzata in due con un colpo secco» e l'ha scritto sulla scia della collera che l'ha invasa dopo l'11 settembre, «per parlare di corpi vivi e desiderabili, piuttosto che di quelli mutilati e carbonizzati delle Torri gemelle».
«Quando sei davanti alla televisione e ti scaricano in faccia quintali di spazzatura perché sei musulmano, e arabo, ti vien voglia di dire basta. Di dire che non siamo solo dei pazzi furiosi che si scagliano contro delle torri». Ma la coraggiosa scrittrice, che ha una quarantina d'anni, teme l'ira degli integralisti, magari una «fatwa» come quella che ancora pesa su Salman Rushdie, perciò ha preferito nascondersi sotto uno pseudonimo per raccontare la storia della giovane e avvenente Badra, che dopo essere fuggita dal matrimonio forzato viene trascinata in avventure libertine da un successivo e tenebroso amante al quale la lega una passione travolgente. Si firma «Nedjma», la leggendaria donna fatale protagonista dell'omonimo romanzo di Kateb Yacine sulle cause profonde della guerra d'Algeria, e spera che nessuno possa individuarla. Perché la sua scrittura è cruda, chiara, esplicita, lubrica, quando Badra, ormai sulla soglia della menopausa, evoca il desiderio di un bacio «non più rubato tra due porte nell'urgenza ma dato e ricevuto nella lentezza e la pace».
Per Badra-Nedjma, che sa «di essere un'amante senza pari», la «chiave del piacere femminile è ovunque: nei capezzoli che si drizzano per il brivido del desiderio, febbrile ed imperioso, che chiedono saliva e carezze, che racchiudono il sesso maschile, ma anche nella piega di un'ascella pelosa, o all'interno delle cosce... perché tutto nel corpo è capace di delirio, di piacere». Ma Badra, alla fine del romanzo, perde la capacità di amare, e afferma di «aver ceduto la piazza alle galline che sculettano e si fanno caricare in infornate starnazzanti sulle Mercedes rubate in Europa, o alle idiote che portano il velo perché rifiutano di portare il loro secolo». La scelta di uno pseudonimo no può che suscitare il sospetto che dietro il libro ci sia una ben congegnata operazione di “marketing”.