giovedì 22 aprile 2004

Boncinelli: «Il maschio? Non servirà più alla riproduzione»
(chissà come la prenderà Wojtyla...)

Corriere della Sera 22.4.04 Prima Pagina
Il genetista
Il maschio? Non servirà più alla riproduzione
di Edoardo Boncinelli


E’ caduto un altro formidabile ostacolo sulla via della comprensione della biologia della riproduzione. Della nostra riproduzione. E’ stato possibile produrre un numero notevole di topolini (rigorosamente di sesso femminile) partendo da un certo numero di cellule-uovo femminili, senza alcun contributo da parte di uno spermatozoo maschile. Si tratta quindi di partenogenesi, un fenomeno conosciuto in molte specie animali, ma che ha luogo solo molto molto di rado nei mammiferi e fino a ora mai a comando. Vediamo prima l’aspetto scientifico della scoperta. Si tratta sicuramente di una grande scoperta, che getta luce su un fenomeno biologico poco compreso, anche se tutti avevano l'impressione che si trattasse di una cosa di grande importanza. Sto parlando del cosiddetto imprinting genomico: nel nostro genoma esistono alcuni geni che «tengono a mente» se sono derivati da un maschio o da una femmina. Non si sa qual è il loro ruolo nella riproduzione ordinaria «normale», ma si sa che un embrione interamente ottenuto per via femminile non può svilupparsi oltre un certo stadio.
Analogamente, un embrione interamente derivato da genomi maschili non può arrivare oltre un certo stadio. La ragione di questi due diversi blocchi biologici risiede nello stato di attività o di quiescenza di un certo numero di geni particolari. Uno di questi prende il nome di H19. L'esperimento di questi giorni è consistito nella produzione di topi nei quali questo gene è stato inattivato, o come si dice in gergo, è stato messo ko, cioè knock-out . Le cellule-uovo prelevate da topoline di questo tipo possono dar luogo, se opportunamente stimolate, ad un topo femmina adulto. Il blocco è stato rimosso. Un'altra tessera è stata aggiunta al mosaico della nostra conoscenza della biologia, della nostra biologia.
Fin qui la scienza. E' ovvio a tutti che una cosa del genere potrebbe avere delle conseguenze pratiche non trascurabili. Prima o poi sarà possibile, se lo si vorrà, produrre bambine partendo dalle cellule di donne che non hanno avuto alcun rapporto con un uomo. La partenogenesi umana sarà allora una realtà. Per alcuni questo sarà un evento liberatorio. Per altri un'ennesima fonte di preoccupazione. Al di là di ogni considerazione di carattere morale, è opportuno notare che, se questa procedura venisse adottata su larga scala, ci potrebbe essere uno sbilanciamento nella composizione delle popolazioni umane. Attualmente, ci sono più o meno tante donne quanti uomini, perché così ha voluto la natura, cioè l'evoluzione biologica. Se si sposta di molto questo equilibrio, a favore delle donne o degli uomini, si può ottenere come risultato uno dei più grossi sconvolgimenti, reali questa volta e non fittizi, della condizione biologica delle popolazioni umane.
Pochi lo hanno notato, ma la scelta del sesso del nascituro è già possibile oggi. Forse occorrerebbe pensarci, per oggi e ancora più per domani. In certe società, potrebbe prevalere la tentazione di avere solo figli maschi, o solo figlie femmine. Le conseguenze sarebbero ancora più imprevedibili di quelle di una fantomatica clonazione umana.
Un'ultima considerazione, appena sussurrata. Se un gene come questo, sottodosato, dischiude la via alla produzione di un embrione vitale nonostante tutto, può essere che sopradosandolo si ottenga un embrione precoce che non diventerà mai un vero e proprio embrione, ma che potrebbe essere una fonte egregia di cellule staminali embrionali. Sarà vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza.