venerdì 23 aprile 2004

Cogne

Repubblica 23.4.04
Il risultato degli accertamenti effettuati dall'esperto tedesco Da un frammento osseo altra conferma alle accuse del Ris
di MEO PONTE


AOSTA - L´assassino del piccolo Samuele indossava il pigiama. Per l´esattezza durante il delitto aveva addosso i pantaloni dell´ormai celebre pigiama azzurro di Annamaria Franzoni. E´ questa la conclusione della perizia effettuata dal professor Herman Schmitter di Francoforte, al quale il giudice per l´udienza preliminare di Aosta, Eugenio Gramola, il 13 ottobre 2003 aveva affidato il compito di analizzare la distribuzione delle macchie di sangue rilevate sull´indumento. In venti pagine scritte in tedesco e debitamente tradotte in italiano l´esperto di Francoforte di fatto conferma la consulenza tecnica dei carabinieri del Ris di Parma su cui la Procura della Repubblica di Aosta aveva fondato l´accusa contro Annamaria Franzoni, la madre della piccola vittima.
E a sostenere la tesi dell´accusa si affianca anche la perizia del professore del Politecnico di Torino Piero Boccardo a cui il gup aveva chiesto di accertare la compatibilità tra il frammento di osso rinvenuto sulla manica del pigiama della madre di Samuele e una macchia scoperta sul lenzuolo del letto dove era stato ucciso il piccolo la mattina del 30 gennaio 2002. Le oltre cento pagine scritte dal professor Boccardo si chiudono infatti sostanzialmente con l´affermazione che il piccolo frammento osseo «è stato in contatto» con la traccia rilevata sul lenzuolo.
Le perizie, depositate pochi giorni fa, saranno illustrate al giudice lunedì mattina nel corso dell´udienza preliminare che deciderà il destino di Annamaria Franzoni. Il fatto che il responso degli esperti confermi sostanzialmente le analisi fatte dai carabinieri del Ris di Parma e contro cui si era più volte scagliato il difensore della madre di Cogne, l´avvocato Carlo Taormina, è una vittoria della Procura di Aosta e può far prevedere il rinvio a giudizio di Annamaria Franzoni, l´unica indagata per l´uccisione del piccolo Samuele, che però si è sempre dichiarata innocente.
Sulle tracce di sangue scoperte sul pigiama e sugli zoccoli di Annamaria Franzoni d´altronde era ruotata l´intera inchiesta sul delitto di Cogne.
Un´indagine partita la mattina del 30 gennaio 2002 quando nello chalet della frazione Montroz di Cogne Annamaria Franzoni, rientrando a casa dopo aver accompagnato Davide, il figlio più grande, alla fermata dello scuolabus aveva scoperto Samuele, appena tre anni, con la testa fracassata. I sospetti degli investigatori si erano subito addensati sulla madre della piccola vittima, in particolare quando i carabinieri del Ris analizzando la scena del crimine avevano trovato macchie di sangue del bimbo sul pigiama e sugli zoccoli della donna. La vicenda però si era ben presto dilatata trasformandosi in una intricata storia densa di colpi di scena che ha appassionato l´opinione pubblica per mesi.
Il 13 febbraio Annamaria Franzoni e il marito, Stefano Lorenzi, avevano lasciato Cogne per tornare nella casa del padre di lei a Monteacuto Vallese, in provincia di Bologna. Lì la notte del 13 marzo la madre di Samuele era stata raggiunta dai carabinieri di Aosta con l´ordinanza di custodia cautelare che ordinava il suo arresto e il trasferimento nel carcere torinese delle Vallette emessa dal gip Fabrizio Gandini. Il 30 marzo però il Tribunale del Riesame di Torino aveva accolto le tesi del difensore della donna, l´avvocato Carlo Federico Grosso che, avvalendosi della consulenza medico-legale del professor Carlo Torre, uno dei più noti medici legali italiani, aveva contestato l´accusa della Procura di Aosta. Annamaria Franzoni era tornata in libertà ma il suo nome era rimasto iscritto nel registro degli indagati. E il 30 giugno i giudici della Cassazione a cui avevano fatto ricorso i magistrati aostani, il procuratore capo Annamaria Del Savio Bonaudo e Stefania Cuggie, avevano annullato la decisione del Riesame torinese. Il 4 ottobre un nuovo tribunale del Riesame di Torino aveva confermato l´ordinanza del gip Gandini. Nel frattempo diversi protagonisti della vicenda era cambiati. Nel luglio Annamaria Franzoni aveva cambiato difensore, sostituendo il professor Grosso con l´avvocato Carlo Taormina. Carlo Torre si era dimesso da consulente tecnico mentre la famiglia Franzoni aveva addirittura organizzato un ufficio stampa per gestire le notizie riguardanti il caso. Annamaria Franzoni, che intanto era rimasta incinta, non era però tornata in carcere. La Cassazione il 31 gennaio aveva rinviato la decisione ad un terzo Riesame torinese ma l´avvocato Carlo Taormina aveva chiesto la revoca dell´ordinanza di custodia cautelare direttamente allo stesso gip che l´aveva emessa. Gandini, dopo un accertamento psichiatrico per stabilire la pericolosità sociale dell´imputata, aveva deciso di lasciare la donna a casa. Il 3 luglio scorso la Procura di Aosta aveva chiuso le indagini e chiesto il rinvio a giudizio e il pm Cugge, anche lei incinta, era stata sostituita dal sostituto procuratore Pasquale Longarini, titolare delle più delicate inchieste della Vallèe. Il 16 novembre davanti al giudice Eugenio Gramola era iniziata l´udienza preliminare nel corso della quale Taormina che da tempo contestava le indagini del Ris di Parma aveva chiesto una superperizia affidata ai professori Boccardo e Schmitter.