martedì 13 aprile 2004

Cina

Corriere della Sera 13.4.04
A SHANGHAI
La città delle aiuole, dove i quartieri cambiano in un giorno
Ragazze con la coda di cavallo e shopping sfrenato: si contratta su tutto, anche nei supermercati
DAL NOSTRO INVIATO


SHANGHAI - La città delle aiuole che cantano ti accoglie con una quantità colorata di grattacieli che hanno le tinte dei fiori: turchesi, rossi, violacei, in ogni modo alti e impertinenti come tutte le cose giovani che conoscono poco il mondo ma sanno di essere loro i protagonisti. In questa distesa di grattacieli si alza allegra la musica dalle aiuole, sparse ovunque e curatissime da un esercito di giardinieri, spandono, da microfoni nascosti, musiche popolari cinesi. L’ albergo più bello è anche sul grattacielo più alto, il Jin Mao, e comincia dal 54esimo piano, i piani sottostanti sono uffici. Dalle sue camere una vista panoramica sul Bund, il fiume della città che la attraversa, la disegna ed è il vero protagonista del luogo.
Ovunque si respira un’aria adrenalinica, effervescente e veloce che ricorda la New York degli anni ’80. E’ come se ci fosse posto per tutti o tutti pensassero di avere diritto al proprio posto. Il centro è una vasta distesa di centri commerciali dove molte griffe italiane compaiano storpiate e copiate: c’è Russardi, Rudy Valentino, Maesca Mara e via elencando. Quasi tutte le griffe italiane sono state copiate. E’ in questa disneyland dello shopping che sbarcherà, con un suo suntuoso indirizzo privato, Giorgio Armani che il 17 sfilerà in un suo spazio nel palazzo più elegante della città, quel «3 of the Bund» che oltre lui accoglie la Shanghai Gallery e l’Evian SPA. Il palazzo, nella parte antica della città ma sempre vicino al fiume, è dirimpetto a «M of the Bund», il ristorante più di moda della città, aperto cinque anni fa da un australiano. Il ristorante ha lo stile della vecchia Cabala a Roma e del Nephenta degli anni ruggenti a Milano: tavoli sparsi, camerieri gallonati, e orchestra in mezzo alla sala. Chi vuole un po’ di quiete può cercarla all’ora dell’aperitivo nel privée. Rebecca Zhang, una febbricitante fotografa amica di artisti e designer, racconta che a Shanghai si combina tutto all’ultimo minuto, che ci sono sempre mille scelte e che i programmi cambiano vertiginosamente, come i posti alla moda.
Il 17 sera non ci saranno cambi di programma: tutti andranno alla sfilata di Armani e a vedere il nuovo palazzo che contiene re Giorgio e i suoi vestiti. Handel Lee, un quarantenne cinese con un’aria più pacifica del mondo che lo circonda, ma come confessa lui stesso nubile perché non ha tempo per sposarsi, è il manager che pensa di ripetere il miracolo di «3 of the Bund», a Pechino, con gli stessi ospiti, ovvero Armani e gli altri. Mister Lee, nato a Washington da una famiglia di diplomatici, laureato in legge, si è trasformato in un manager internazionale ed è a lui e al suo sorriso che si devono tante iniziative. A Shanghai si parla molto di arte e di artisti ma Alessandro Rolandi, un giovane pittore italiano della squadra del gallerista milanese Orio Vergani, racconta che la città degli artisti è Pechino mentre Shanghai è sopratutto quella del danaro. Rolandi è giovane, dipinge figure e ritratti, morbidi e intensi, in Cina ha trovato oltre a uno studio contatti con tutto il mondo e una vita molto intensa intellettualmente. La conferma di questa opinione - Pechino cultura, Shanghai danaro - viene anche da Gerardo de Ravizws, un giovinotto di Gallarate, cresciuto a Somma Lombarda, che si è trasferito anni fa lì diventando l’ executive chef del Mariott. Il giovane gallaratese, perfettamente inserito, racconta che il turismo a Shanghai è solo il 15%, tutto il resto è business. E che business. A parte la moda, il cibo, le macchine, c’è l’architettura. Pujiang Newtown sarà una città nella città disegnata e costruita per 100 mila abitanti dall’architetto Augusto Cagnardi. Cagnardi è un milanese dalla folta criniera bianca e l’aria posata e sapiente che va circa due volte al mese in Cina, è stimatissimo e oltre la sua città sta progettando anche una ristrutturazione del quartiere europeo sul Bund, i cinesi si affidano volentieri a lui e prima gli mostrano i test che hanno fatto sui desideri dei nuovi proprietari di immobili. Risulta, raccontava Cagnardi divertito, che i cinesi desiderano sopratutto case art decò, francese. Moderno sì ma con qualcosa che ricordi la parte della loro vecchia città sul fiume. Il censimento art decò è una assoluta novità per cui la nuova città liberty deve ancora venire. Per adesso è una labirintica città dello shopping, dove tutti comprano, guardano, trattano. Le trattazioni sono possibili anche nei grandi magazzini, meno accese ma possibili. Un cappotto di cachemire, dopo un’accorta trattativa, può essere acquistato alla metà. Nella città delle aiuole che cantano le ragazze portano la coda di cavallo che ondeggia al suono della musica e sono tutte vestite alla moda.
La tua camera d’albergo può essere al 75esimo piano. Chi lavora in alto racconta che da un giorno all’altro nasce un palazzo, scompare una strada, cambia e cresce la città. Mentre le aiuole cantano.