Repubblica, ed di Firenze 13.4.04
Risale al VI secolo avanti Cristo, ebbe fino a diecimila abitanti. Da oggi un convegno sull'archeologia digitale
Sotto i tir la metropoli etrusca
Prato, dai lavori per l'interporto una grande scoperta
di LAURA MONTANARI
Una coppa di ceramica del pittore Douris (475 a.C.), un vaso di bacchero (terra argillosa scura) e la decorazione di una casa con una figura femminile. Sono tre anteprime etrusche, i reperti del grande scavo all´interporto di Prato, nell´area di Gonfienti, messi a disposizione di pubblico e ricercatori. I tre oggetti saranno presentati oggi al Pin di Prato, il centro universitario, e domani saranno in mostra in una vetrina all´ingresso della sede di piazza Ciardi. L´occasione è l´apertura di un convegno internazionale che richiamerà a Prato, da oggi al 17 aprile, 250 archeologi da tutto il mondo, titolo: «Oltre il reperto: per un´interpretazione digitale del passato». Con l´informatica oggi si possono ricostruire virtualmente le città scomparse, distrutte, mai riemerse dagli scavi, l´importante è rispettare il rigore storico. Come e con quali limiti, ne discuteranno i ricercatori.
Intanto nell´area di Gonfienti proseguono gli scavi della grande città etrusca che la soprintendenza, in collaborazione con l´interporto, Provincia e Comune di Prato, sta riportando alla luce. Lì, dove sono in corso i lavori di un imponente scalo merci per tir e camion, sta riemergendo uno dei più grandi insediamenti etruschi dell´Italia centrale, oltre 12 ettari già sottoposti a vincolo e altri ancora da indagare nel tratto che arriva fino al Bisenzio. «È una città che risale al VI secolo avanti Cristo - spiega Gabriella Poggesi della soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana - una città di commercianti, una zona ricca che somiglia all´insediamento etrusco di Marzabotto. Abbiamo già estratto da questi scavi migliaia di reperti, molte ceramiche e anche scarti di lavorazione. Abbiamo scoperto una casa di oltre mille metri quadrati, con un colonnato e diverse stanze, e ritrovato le tracce di strade e qualche impronta del passaggio dei carretti». La città etrusca di Gonfienti era una «città-postazione», cioè «progettata» apposta per chi si muoveva verso nord, in direzione del valico appenninico. Una città grande dove, ipotizzano altri esperti, si crede vivessero fino a diecimila persone. Lo farebbero supporre le dimensioni delle strade, anche quindici metri di carreggiata per una via urbana, le massicce opere idrauliche, lo sviluppo ordinato e le proporzioni degli edifici. Una sorta di Pompei etrusca, la cui fine è ancora un mistero. Saranno gli esperti, con l´avanzamento degli scavi, a dare nuove risposte. Scavi che sono iniziati nel ´97, quando durante lo sbancamento per l´interporto, sono saltati fuori i primi reperti: tegole, coppi, resti di mura. La scoperta ha permesso inoltre di risolvere un altro mistero, quello intorno alla statuetta L´offerente che si trova al British Museum di Londra. Il bronzetto votivo, risalente al 480 a.C., fu trovato a Prato, a Pizzidimonte, nel VIII secolo. Fu venduto al museo inglese nel 1824, ma non è mai stato chiaro se si trattasse di un ritrovamento isolato o l´indizio di una presenza di un grande insediamento etrusco. Fino a che la grande città addormentata non ha dato segno di sé.
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