mercoledì 26 maggio 2004

eretici e streghe

Corriere della Sera 26.5.04
ELZEVIRO Un saggio di Anna Foa
Il romanzo di Roma tra eretici e streghe
di ALBERTO MELLONI


Una fiala piena di spiriti che prevedono la morte del papa e un toro incantato da un guaritore greco; ragazzine indemoniate e guardie a cavallo; macabri trofei amputati all'ebreo reo d'aver usato d'una prostituta cristiana e processioni penitenti; gesuiti e principi, barcaioli e giudaizzanti, streghe impiccate e roghi d'ossa sullo sfondo della Roma corrotta e raffinata che vede scorrere fra fine Quattrocento e l'inizio del Seicento la spaccatura confessionale. Sono i protagonisti di Eretici il singolare volume che Anna Foa manda in libreria per i tipi del Mulino. Singolare? E in cosa, si chiederà chi conosce i saggi che questa nota studiosa ha dedicato alle marginalità - di religione, di genere, di cultura. Dopo Gli eretici italiani del Cinquecento di Delio Cantimori (una pietra miliare della ricerca, che Einaudi ha giustamente riproposto con l'attenzione che si deve a un capolavoro) il tema è un classico, e non da oggi le fonti sui processi dell'inquisizione consentono di conoscere il lato notturno di chi giudicava e di chi veniva giudicato. Eppure questo volume di Anna Foa singolare lo è.
Perché tenta un azzardo. Rovesciando lo stile del discorso storico, Anna Foa «inventa» una trama narrativa, aggiunge elementi di colore: profumi e colori, abbigliamenti e posture, sentimenti, emozioni, sguardi. Un romanzo? No: l'autrice conosce e usa tutti i dettagli di una conoscenza rigorosa e puntuale, di cui dà conto una lunga nota bibliografica - ma adotta uno stile brillante e anomalo, non solo per dar voce al desiderio insoddisfatto di «illuminare la sfera oscura del pensiero e delle emozioni soggettive che stanno dietro i fatti». Anna Foa vuole reagire alla percezione che nella giovane generazione non solo mancano conoscenze storiche specifiche, ma c'è una disillusione profonda sulla capacità della storia di spiegare il mondo. La transizione dal magistero critico del Mediterraneo di Braudel alla fantageopolitica dello scontro di civiltà di Huntigton è tutta qui, e non si lascia esorcizzare evocando i numi o il metodo.
A questi problemi Eretici risponde catturando il lettore con uno stile intrigante e trascinandolo nella Roma di quattro secoli fa, là dove magia e repressione si sfiorano, si inseguono. Ecco allora Bernardino da Siena, che per salvare la devozione al nome di Gesù ormai appesa sulle architravi di mezza Italia, accusa le streghe ed istiga le folle alla delazione. Ecco la storia - sempre diversa, sempre eguale - degli ebrei sospinti da una repressione strisciante alla conversione, e sempre sospettati di quella «eresia giudaizzante» nella quale galleggia il multiforme odio antisemita. Attorno a papi mondani e feroci riformatori, si snoda un mondo variopinto e grottesco.
Episodi e ritratti, dunque, si susseguono con ritmo, in un racconto affascinante ed avvolgente, che rappresenta una sfida intellettuale alta per i lettori, per la cultura e per gli studiosi. I lettori «generalisti», convinti che i libri di storia siano riservati a elette schiere di specialisti troveranno, infatti, in Eretici (che protesta a più riprese di «non» essere un libro di storia!) un sorprendente invito ad aprire un dialogo, che forse non c'è mai stato, con la conoscenza storica.
La cultura, d'altro canto, vedrà messo in dubbio il tacito teorema che presiede troppe operazioni di divulgazione che essa subisce con noncuranza: perché chi declina il passato in grandi affreschi di seconda mano rende un servizio assai meno utile dello specialista, che possieda con tale sicurezza un tema, da poterlo narrare anche con codici linguistici intriganti e metodologicamente «eretici».
Alla fin fine, però, Anna Foa sfida la disciplina alla quale ha dato e dà i propri maggiori contributi. Mentre si ribella al limite del lavoro critico, mentre osa «inventare» per violare il confine tra ciò che possiamo conoscere e la realtà ultima delle cose, dimostra con convinzione che proprio quello - il limite - è il punto. Anziché far finta di poter «divulgativamente» cancellare quella invisibile linea, la varca con audacia e ne afferma il significato.