mercoledì 16 giugno 2004

Pirandello e Joyce

Gazzetta del Mezzogiorno lunedì 14 giugno 2004
Roma chiama Dublino: il 16 giugno si festeggiano Luigi Pirandello e James Joyce
Pascal e Bloom uniti da un centenario
I due romanzi-manifesto della letteratura del Novecento
di Maria Gabriella Giannice


«Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal». «Solenne e paffuto, Buck Mullingan comparve dall'alto delle scale, portando un bacile di schiuma su cui erano posati in croce uno specchio e un rasoio». Cominciano così due romanzi manifesto della letteratura del 900: «Il fu Mattia Pascal» di Luigi Pirandello e «Ulisse» di James Joyce, che verranno festeggiati il 16 giugno. Si crea così un ideale ponte Roma-Dublino dove ognuno dei due libri sarà commemorato in occasione di feste centenarie, il primo per l'anno di pubblicazione (nel giugno del 1904 la «Nuova Antologia» pubblicava l'ultima puntata del nuovo romanzo di Pirandello); l'altro per una data, il 16 giugno 1904, il giorno in cui Joyce fa svolgere le peregrinazioni di Leopold Bloom-Ulisse e Stephen Dedalus a Dublino. Mentre Pirandello racconta l'incredibile vicenda di un uomo senza più vocazioni né certezze sospeso fra vita e morte, essere e apparire, Joyce, con arditezze stilistiche e una sperimentazione linguistica ancora oggi all'avanguardia, racconta una giornata fallimentare di due uomini persi in una concretissima Dublino e nella rete degli inganni esistenziali. Entrambi troppo avanti sul loro tempo, i due romanzi non trovarono immediata fortuna. «Il Fu Mattia Pascal» se proiettò Pirandello in una dimensione europea (venne tradotto subito in tedesco), nello stesso tempo lo isolò nel panorama culturale italiano dove dominavano il modello estetizzante di D'Annunzio e il verismo di Verga e per lungo tempo, anche a causa del giudizio negativo che ne diede Benedetto Croce, fu poco apprezzato dalla critica. Sorte anche peggiore toccò all'«Ulisse», che venne pubblicato in inglese, in 1000 copie, a Parigi nel 1922, ma prima di poter essere pubblicato nei paesi anglosassoni dovette aspettare il '33. Esemplare la sentenza del giudice statunitense Woolsey, che ne permise la pubblicazione in America definendo il libro «indubbiamente abbastanza vomitevole, ma non tendenzialmente afrodisiaco». «Ulisse» è, come si è detto, il racconto degli avvenimenti vissuti nel corso di una giornata da Leopold Bloom e Stephen Dedalus a Dublino. L'uno è alla ricerca inconscia di un figlio che sostituisca quello che gli è morto, l'altro ha bisogno di una figura paterna che sia per lui punto di riferimento per le sue inquietudini intellettuali. Stephen lascia la torre dove abita con Mulligan, disgustato dall'amico. Leopold Bloom dopo aver fatto colazione con la moglie Molly, cantante, si reca a un funerale. Nel loro andirivieni per la città si incontrano brevemente nella sede di un giornale, alla Biblioteca nazionale e nel quartiere malfamato della città dove Leopold-Ulisse salva Stephen-Telemaco che, ubriaco, è aggredito da due soldati inglesi. Leopold si porta a casa Stephen, i due parlano di letteratura, di donne, di assassini e di suicidi. Si fa notte fonda, Stephen se ne va, Leopold si corica. Molly è già a letto. Il romanzo si conclude con un ininterrotto fluire, tra ricordo e sogno, delle immagini che le affollano la mente, immagini del passato, della giovinezza, del primo incontro con Leopold, chiuse dal celebre «Sì». «Il fu Mattia Pascal» racconta la storia di un uomo, Mattia Pascal, che legge sul giornale di essere stato dichiarato morto, identificato nel cadavere di un suicida. Decide così di trasferirsi a Roma e cambiare identità “seppellendo” Mattia Pascal e “creando” un altro se stesso Adriano Meis. Libero della propria condizione anagrafica e degli schemi sociali che essa impone, si illude di poter costruire una nuova vita. Ma la disillusione è subito alle porte, egli, semplicemente, non esiste. La sua vitalità è quella di un fantasma senza volto, costretto a vivere, paradossalmente, di quell'identità che gli altri gli hanno accuratamente cucito addosso e di cui è impossibile liberarsi. Inscenando un nuovo suicidio torna, quindi, al suo paese di origine, per riappropriarsi di una vita che ormai gli è stata tolta per sempre. Il cerchio, finalmente, si chiude. Mattia ha rinunciato definitivamente a cercare una propria realizzazione e ha accettato una volta per tutte di rimanere sospeso tra la vita e la morte. Per ricordare il centenario del «Fu Mattia Pascal» la Casa delle Letterature allestisce a Roma una mostra ideata e realizzata dall'Istituto di Studi Pirandelliani (inaugurazione il 16 giugno alle 19.00 con la proiezione di «Feu Mathias Pascal» di Marcel Herbier). Nell'occasione saranno esposte pagine manoscritte del romanzo, la prima stampa con correzioni autografe, lettere e documenti inediti sulla genesi dell'opera e i primi giudizi critici apparsi sulla stampa. Fotografie, disegni, caricature illustreranno l'ambiente attorno allo scrittore e la società letteraria del tempo, una Roma che fa da sfondo alla vicenda del protagonista del romanzo. Sempre il 16 giugno alle 17 è prevista una tavola rotonda su «Le rinascite di Pascal: dal romanzo al teatro, passando per il cinema».