sabato 12 giugno 2004

storia:
Le Goff sull'uomo medioevale

Repubblica 12.6.04
INTERVISTA ALLO STORICO JACQUES LE GOFF
L'UOMO MEDIEVALE DAL QUALE PROVENIAMO
... Il medioevo ci ha trasmesso l'idea che l'Europa è un fenomeno complesso che deve sapersi confrontare con le sue differenze
FABIO GAMBARO


«L´Europa è una grande speranza che si realizzerà soltanto se terrà conto della storia: un´Europa senza storia sarebbe orfana e miserabile». Così Jacques Le Goff vede il rapporto tra il Vecchio Continente e il suo passato, da sempre al centro della sua riflessione, come la definizione dell´identità comune europea, mostrando l´importanza dell´eredità medievale: «L´Europa, quella che oggi riunisce venticinque stati», spiega il famoso storico francese, «è il risultato di una storia comune e di radici comuni che, stratificandosi, alimentano il sentimento di un´identità condivisa da tutti. L´Europa s´è fatta e continua farsi per strati successivi, proprio come i diversi strati geologici di un terreno. Per questo difendo l´idea di un´archeologia dell´Europa che riconosca e definisca le diverse tappe di questo lungo percorso. Un percorso nel quale il periodo che va dal IV al XV secolo è stato fondamentale».
Perché?
«Perché ha diffuso il collante del cristianesimo, che si è sovrapposto all´eredità greco-romana, la quale nel corso dei secoli era giunta anche nell´Europa del nord. Il greco e il latino, infatti, fanno parte della cultura europea dall´Islanda alla Sicilia. Durante il medioevo, la diffusione del cristianesimo ha svolto un ruolo fondamentale nell´identità europea, sebbene oggi esso non sia più un elemento caratteristico del continente. L´Europa contemporanea è laica. E tale deve restare in futuro. Per questo, pur riconoscendo il contributo fondamentale del cristianesimo nella nostra storia passata, sono contrario ad ogni richiamo religioso all´interno della costituzione europea».
Quali sono gli altri lasciti dell´epoca medievale?
«Il medioevo ci ha trasmesso l´idea che l´Europa è sempre un fenomeno complesso, che deve confrontarsi con le differenze profonde esistenti tra i paesi europei. L´Europa infatti è sempre stata attraversata da alcune linee di demarcazione più o meno profonde. L´Europa del nord, ad esempio, ha aderito alla riforma protestante, mentre l´Europa del sud è rimasta cattolica. Un´altra opposizione è quella tra l´Europa occidentale, latina e romana, e quella orientale, greca e ortodossa. Queste differenze esistono da sempre in Europa, e in fondo sono presenti ancora oggi. Tuttavia, aldilà di tali opposizioni che devono coesistere ed essere superate armoniosamente, l´Europa è stata sempre il risultato di incroci e meticciati successivi. I germani, i celti, gli scandinavi, gli slavi, gli ungheresi si sono mischiati con le popolazioni anteriori. Allo stesso modo, l´immigrazione che oggi giunge in Europa deve potersi integrare alle popolazioni locali. L´Europa del XXI secolo deve essere aperta e meticcia».
La differenze tra i diversi paesi e le diverse popolazioni non hanno ostacolato il percorso comune?
«Naturalmente i problemi non sono mancati e la costruzione europea è stata un processo difficoltoso. Ma come ho cercato di mostrare nel mio libro, unità europea e diversità delle nazioni non sono assolutamente in contraddizione. Al contrario, fin dal medioevo i due fattori hanno coesistito. In fondo, il primo abbozzo di un´unità europea è emerso proprio nel medioevo, nella fase della formazione delle nazioni, attraverso l´avvento delle monarchie in Francia, Inghilterra e Spagna. E la formazione tardiva dell´Italia e della Germania come nazioni, invece di costituire un ostacolo all´unità del continente, ha piuttosto permesso che questa si realizzasse. Perché la struttura interna dell´unione europea è la nazione. L´unità si fa a partire dalle nazioni. Naturalmente occorre trovare le strutture e le pratiche che permettano di far funzionare le realtà nazionali all´interno della sovrastruttura europea».
Il passato dell´Europa può esserci di aiuto?
«Certo. L´Europa medievale ha creato strutture, pratiche e contenuti unitari che sono molto importanti ancora oggi. Basti pensare alla creazione delle università. Oggi esistono in tutto il mondo, ma originariamente esse nascono come un fenomeno tipicamente europeo. Più tardi, nel XIX e XX secolo, all´identità europea hanno contribuito in maniera decisiva i diritti dell´uomo e la democrazia. Due lasciti fondamentali che ancora oggi costituiscono la base dell´Unione Europea».
Non le sembra che tra l´Europa ideale e quella concreta ci sia talvolta una distanza troppo grande?
«E´ vero. L´Europa non è solo una realtà geografica e politica, ma anche una condizione mentale. Gli insiemi storici che funzionano bene si fondano al contempo sulla realtà e sull´immaginario, perché, accanto ai dati del reale, abbiamo sempre bisogno di utopie. In passato, abbiamo conosciuto il sogno cristiano, il sogno filosofico, il sogno democratico. Oggi dovremmo essere animati da un sogno europeo, che però per il momento sembra mancare. L´allargamento dell´Europa è un avvenimento eccezionale, specie se si considerano i tempi lunghi della storia. E´ raro infatti che un cambiamento tanto importante si realizzi in così poco tempo. Ma la costruzione politica e economica non è stata sufficientemente accompagnata dall´elaborazione di un nuovo immaginario. Lo slancio verso l´avvenire è insufficiente. Ecco perché mi auguro che in futuro emerga una nuova utopia europea condivisa da tutti».