mercoledì 9 giugno 2004

una intervista sulla legge sulla fecondazione
e un breve racconto in morte di Nino Manfredi

entrambi i pezzi sono di Paolo Izzo e sono apparsi sul numero 6 di Zefiro, uscito oggi, 9.6.04

Fecondazione assistita:
«La nuova legge è stupida e illiberale»
Intervista con Giuseppe Rippa, direttore di Quaderni Radicali
di Paolo Izzo


I radicali stanno raccogliendo le firme per un referendum abrogativo contro la nuova legge sulla fecondazione assistita. Nel mondo politico la prima adesione è arrivata dal partito di Fausto Bertinotti, seguito dalla sottoscrizione di alcuni diessini “disobbedienti”, mentre Barbara Pollastrini, coordinatrice delle donne Ds ha formato un comitato con cui intende affiancare il lavoro dei radicali; dal mondo della canzone un sostegno importante arriva da Vasco Rossi che ai suoi concerti oceanici ospita i tavoli radicali, incitando i fans a firmare per il referendum. Tuttavia, il mondo laico appare ancora troppo disunito per accogliere in pieno la protesta dei radicali, che si trovano per l’ennesima volta a combattere da soli, fatte salve le adesioni che arriveranno postume: a battaglia vinta.
Sul tema della nuova legge sulla fecondazione assistita abbiamo intervistato Giuseppe Rippa, radicale storico, già segretario e deputato del Pr negli anni ’70 e oggi direttore della rivista “Quaderni Radicali” e del suo supplemento telematico “Nuova Agenzia Radicale”.

Il governo Berlusconi ha varato la legge n. 40/2004, in materia di procreazione assistita, entrando anche nel merito della ricerca scientifica, con norme fortemente riduttive della libertà dei singoli individui, dei medici, dei ricercatori. Cosa ne pensi?
Com’era prevedibile, tutte le contraddizioni della legge sulla procreazione assistita sono venute al pettine dimostrando che, anziché una legge intransigente, quella approvata dal Parlamento è una legge stupida… Non che siano stupide le obiezioni che per motivi etici, di fede e di valori (ovviamente vissuti nell’ambito delle proprie scelte morali e religiose), vengono sollevati. Ma perché ipocriti e stupidi erano e sono i modelli di compromesso, escogitati dalle alchimie assurde di un legislatore ottuso, incapace di elaborare norme che diano soluzione ai conflitti determinati dai fatti della vita.

Sembra di tornare indietro nel tempo. E non si può non pensare agli anni delle battaglie radicali per porre fine agli aborti clandestini. I maggiori ostacoli per trovare una legge li ponevano, ovviamente, i cattolici…
Quando il Parlamento si trovò a discutere la legge sull’aborto, tutto lasciava presupporre che, proprio alla luce dei princìpi cristiani che escludevano ogni possibilità di norme pro-aborto, la soluzione al dramma dell’aborto clandestino e di massa poteva essere trovata con una normativa di depenalizzazione del reato di aborto. Compito della società, dell’associazione di fede e non, sarebbe stato quello di diffondere una cultura sessuale meno sessuofoba, una sensibilità maggiore alle azioni preventive di educazione sessuale, una iniziativa forte e profonda sul valore della vita che fungesse da deterrente necessario contro l’aborto.

E invece?
Niente di tutto questo accadde: per una classe politica dirigista la società non va organizzata, ma controllata. In questa perversione culturale è nata una legge allucinante fatta di controlli ipocriti e violenti, che non riduce - se non in misura insufficiente - la pratica dell’aborto clandestino ed avvia procedure in cui sguazzano obiettori fasulli delle strutture pubbliche o cucchiai d’oro e mammane ancora in funzione, nonostante la legge.

Oggi siamo di fronte a qualcosa di tremendamente simile…
La stessa griglia sub-culturale è alla base della legge sulla fecondazione assistita. Quella che doveva essere una legge tesa a fornire una norma chiara, in grado di soddisfare una domanda diffusa - si parla di milioni – di donne e di uomini che intendono diventare genitori anche ricorrendo a tecniche che la scienza ha reso possibili, come la fecondazione medicalmente assistita, si è trasformata in una lunga teoria di impedimenti. In molti casi privi di senso logico, incomprensibili, ridicoli. La salute riproduttiva dell’essere umano, proprio grazie alla ricerca biomedica, può essere in grado di rispondere ad una richiesta, al desiderio di procreazione. Si trattava di produrre una legge, degli efficaci regolamenti affinché questa speranza possa essere – nella tutela dei diritti di tutti – soddisfatta.

Al contrario, si riaffaccia un forte “clericalismo” che scontenta i laici…
Torna a galla un vero revanscismo di stampo neo-guelfo, nutrito di pelosa sottocultura dei vizi privati e delle pubbliche virtù in cui, con una raffica di “divieti”, si mira ad una oggettiva limitazione delle libertà. Il riflesso è identico e parallelo alle vicende delle cellule staminali, della libertà di ricerca, di tutte le questioni etiche che si tenta di riproporre nella logica di un neo-clericalismo mascherato di presunti valori. Così ci troviamo di fronte a un testo che cancella la libertà di scelta, che rimane da tutti i punti di vista ambigua, confusa e discriminante nei confronti dei soggetti meno abbienti.

Vorresti ricordare ai lettori di «Zefiro» quali sono i punti di questa legge?
Il testo della legge si distingue per una serie di divieti.
No alla fecondazione eterologa, che richiede il ricorso a un donatore esterno; possibile soltanto quella omologa, in cui cioè vengono utilizzati seme e ovulo della stessa coppia. No a single e omosessuali, in quanto possono accedere alla procreazione medicalmente assistita solo le coppie di adulti maggiorenni, di sesso diverso, in età potenzialmente fertile, coniugate o conviventi. No a sperimentazione sugli embrioni. È possibile la ricerca clinica e sperimentale solo a fini terapeutici e diagnostici collegati alla tutela della salute dell’embrione stesso, e quando non siano disponibili metodi alternativi. Limiti alla produzione di embrioni, poiché non potrà essere prodotto un numero di embrioni superiore a quello strettamente necessario ad un unico impianto e comunque non superiore a tre. Vietata la riduzione di embrioni nelle gravidanze plurime, fatti salvi i casi previsti dalla legge sull’aborto. No alla clonazione. Vietati anche tutti gli interventi diretti ad alterare il patrimonio genetico dell’embrione o del gamete. Vietato congelare e sopprimere embrioni, fermo restando quanto stabilito dalla legge sull’aborto. Per quelli congelati prima dell’entrata in vigore della legge, il ministero della Salute dovrà fissare modalità e termini di conservazione.

Il divieto delle sperimentazioni sugli embrioni conduce al loro impianto sani o malati che siano! Come se non bastasse, c’è la parte relativa all’obiezione di coscienza dei medici e alle sanzioni…
Obiezione di coscienza: medici e personale ausiliario potranno astenersi dal praticare la fecondazione artificiale, se entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge comunicheranno la loro decisione in tal senso. Sanzioni: solo amministrative per i medici che applicano la fecondazione eterologa o ai soggetti non ammessi dalla legge (minorenni, single, omosessuali), con la possibilità di sospensione dall’esercizio della professione variabile da un minimo di un anno ad un massimo di tre. Nessuna punibilità invece per coppie o singoli. Carcere da dieci a venti anni ed interdizione perpetua dalla professione per i medici che attuano la clonazione; reclusione da un anno a tre per chi realizza, organizza e pubblicizza la commercializzazione di gameti ed embrioni o la surrogazione di maternità. Carcere anche per chi applica la sperimentazione sugli embrioni e ricorre al congelamento e alla soppressione.

Gli altri paesi europei hanno norme meno intransigenti?
Non solo. Chi può mai credere che un simile impianto possa risultare utile alla regolamentazione di una materia così complessa ma così sentita? Tutta l’impostazione della legge – che è assai più restrittiva della direttiva comunitaria che l’Italia è chiamata a recepire – impedisce al nostro Paese di competere internazionalmente sul fronte della ricerca scientifica togliendo a milioni di cittadini italiani la speranza concreta di cura e guarigione in un futuro che appare sempre più prossimo.

Insisto: se la scienza viene ostacolata si finisce per fare ciò che va bene al Vaticano, non credi?
Guai a mollare sul principio della laicità dello Stato. Garantire il rispetto dell’art. 33 della Costituzione, secondo il quale “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”, è assolutamente un atto politico irrinunciabile.

L’unico strumento di cui i cittadini contrari a questa legge sembrano poter disporre è il referendum. I radicali lo promuovono e le adesioni, dal mondo politico e non, cominciano ad arrivare; ma sono ancora poche, vero?
Il referendum rimane l’unica possibilità concreta per rimuovere una normativa assurda. Una grande battaglia di libertà per i diritti delle coppie sterili e di quelle portatrici di malattie genetiche, per i diritti dei malati che con la legge oggetto del referendum vedono cancellata la speranza di cura con le cellule staminali embrionali. Si possono anche ideare quesiti parziali, per abrogare soltanto alcuni punti della nuova legge, nel caso si riscontrasse in essa qualcosa di positivo… Ma resta fondamentale la raccolta delle firme: per una serie di meccanismi burocratici, se entro il 30 settembre non si dispone delle firme necessarie, ogni ipotesi referendaria slitta a non prima del 2007! Lo tengano presente i parlamentari che hanno votato contro la legge 40 alle Camere: non appoggiare il referendum radicale subito, significa menare il can per l’aia e lasciare che tutto resti immutato ancora per anni. E se anche per scopi elettoralistici non si volessero impegnare prima delle elezioni europee del 12 e 13, siano almeno pronti a farlo a partire dal 14 giugno!

Variazioni sul tema
di Paolo Izzo


La morte di una persona a cui volevi bene ti arriva sempre come un sasso in testa. Nessun ragionamento riesce a sciogliere il magone che si fissa vicino all’ugola e filtra ogni respiro. Nino Manfredi è morto e sembra che sia morto uno di casa…

Padri

Era un colpo al cuore, ogni volta che lo vedevo. Il sorriso di sfottò, l’espressione sardonica, quella maniera di girarsi verso l’interlocutore un secondo dopo aver sentito una sciocchezza provenire da quella direzione. Gli occhi profondi, velati da un’amarezza liquida. La bravura; la voglia di far divertire, di far piangere, di far pensare. Non potevo farci niente: più lo guardavo e più mi convincevo. Arrivava un vecchio film, un nuovo film, un’apparizione in televisione: ogni volta, c’era da giurarci, rimanevo inchiodato lì, inesorabilmente. Somigliava così tanto a mio padre da far venire i brividi: mio padre che è scomparso molto prima, troppo presto; mio padre che ho più immaginato che conosciuto; mio padre che una volta lo incontrò in un ristorante e si guardarono dalle fronti corrugate e alzarono metà labbro in un accenno di sorriso e alzarono il bicchiere a mezz’aria per brindare, da lontano, alle loro facce che si ricordavano a vicenda. Se n’è andato pure lui, adesso, insieme ad altri padri, insieme a sacchi e sacchi di ricordi: andati… come se si andasse da qualche parte, poi. Nessuno dei due ci credeva più di tanto, anche se il tempo a volte può vincere gli ostinati; nessuno dei due credeva che avrebbe incontrato chicchessia in un impossibile aldilà. Nessuno dei due tornerà a dire: non preoccuparti, da qualche parte sono andato… Allora è qui, in questo difficile, ingiusto aldiquà, tra le parole che zampillano come lacrime dalla penna, che li vedo incontrarsi di nuovo, a mezz’aria: da un momento all’altro si scambieranno due battute da far ridere tutti. Aspetto e non mi muovo. Aspetto. Sul mio volto c’è un sorriso un po’ salato.