venerdì 25 giugno 2004

Vladimir Il'ic Ul'janov, detto Lenin (1870 - 1924)

Corriere della Sera 25.6.04
Per un medico israeliano il leader comunista avrebbe contratto la sifilide prima della rivoluzione
Il mal d’amore, ultima ipotesi su Lenin
di St. B.


Sifilide: sarebbe solo questa la diagnosi da scrivere sulla cartella clinica di Lenin. Diagnosi che continua a sembrare scomoda per il padre della rivoluzione bolscevica, ancora più scomoda se si pensa che (all’epoca) il governo sovietico si era impegnato in «un’intensa campagna» per rimuovere quella che nella Russia degli zar era stata a lungo considerata una vera e propria piaga. L’ipotesi formulata da un’équipe di medici israeliani (poi rimbalzata sull’European Journal of Medicine e sul New York Times) non è, comunque, nuova: ma quello realizzato da Vladimir Lerner, capo del dipartimento di psichiatria del Bèer Sheva Mental Health Center è con tutta probabilità «lo studio più completo e convincente» mai realizzato sull’argomento. A supporto della propria tesi, Lerner cita (tra l’altro) il fatto che Lenin (1870-1924) fosse stato curato con il salvarsan, farmaco che al tempo veniva utilizzato in pratica esclusivamente per combattere la sifilide. E a confermare la sua ipotesi arriva il commento di Deborah Hayden, storica della medicina (e della sifilide in particolare) che ricorda come «alcuni biografi di Lenin avessero riferito che i suoi medici curanti già sospettassero questa patologia, anche se nessuno aveva mai messo insieme tutte le informazioni sul caso».
Ma quando Lenin avrebbe contratto la sifilide? Secondo i medici israeliani, con tutta probabilità, il contagio sarebbe avvenuto nell’Europa degli anni precedenti alla Rivoluzione d’ottobre e tutto sarebbe nato da un rapporto sessuale. Lenin avrebbe combattuto a lungo con gli effetti di una malattia allora considerata incurabile e che con l’andar del tempo avrebbe manifestato sintomi sempre più «devastanti e dolorosi». Anche dal punto di vista politico visto che, secondo Lerner, sarebbe stata sempre colpa della sifilide (che presenta anche complicazione cerebrali) se Lenin sarebbe stato incapace di esprimere una posizione coerente e una guida forte proprio «nel periodo in cui Stalin complottava per prendere il controllo del Partito comunista».
Ma non tutti sono così sicuri come Lerner e la sua équipe. Innanzitutto sembra mancare proprio quella prova certa che potrebbe venire solamente nel caso in cui fosse concessa «la possibilità di accedere» al cervello di Lenin, attualmente tagliato a fettine e gelosamente conservato in un istituto scientifico di Mosca. Possibilità remotissima (se non da escludere in modo assoluto) visto che le autorità locali hanno già fatto sapere «di non avere alcuna intenzione di svolgere test ed esami del Dna sulla materia cerebrale di Lenin».
Eppure i medici israeliani restano sicurissimi: «Se si prende l’intero caso Lenin - arrivano a dire -, si cancella il suo nome dalla cartella clinica e la si mostra ad un neurologo, questo parlerà subito di sifilide». Caso mai, si potrà utilizzare uno dei tanti eufemismi (come «malattia del marinaio») che hanno da sempre mascherato un «male» tanto irrispettoso da colpire persino Lenin.