domenica 19 settembre 2004

FestivalFilosofia di Modena
folle, metafisica e gastronomia

La Stampa 19.9.04
AL «FESTIVAL FILOSOFIA» STUDENTI E INSEGNANTI, IMPIEGATI E CASALINGHE. E AL BAR SI BEVE «LA CICUTA DI SOCRATE»
Modena, la carica di quelli che sanno di non sapere
di Franco Giubilei
Monica Perosino

MODENA. SECONDO giorno del FestivalFilosofia, in piazza Grande Salvatore Natoli parla del divino nel mondo: a migliaia stanno ad ascoltare con un’attenzione che non diresti mai, in tempi in cui il pubblico è apparentemente anestetizzato dalla dittatura televisiva. Eppure eccoli, da tutta Italia sono arrivati studenti, insegnanti, ma anche casalinghe e impiegati decisi a interrogarsi sulle grandi questioni dell’esistenza. «Cerco conferme sul senso della vita, ma in realtà la filosofia serve anche per sognare», dice Federica, che ha 31 anni, è un’educatrice e in questi tre giorni non si è persa un incontro della rassegna modenese. Al festival si viene per imparare a farsi domande anche quando si è arrivati a 70 anni, come Valeria, pensionata con una passione per Ermanno Bencivenga: «Nella vita si muore solo quando non ci si chiede più nulla», sottolinea.
Intanto nelle strade del centro il marketing filosofico è in piena attività: sui banchetti allestiti nelle piazze e nella Biblioteca Civica le mille t-shirt con le frasi celebri dei filosofi sono già esaurite. La più venduta è quella firmata Socrate, «So di non sapere», insieme con quella di Seneca «Ars longa, vita brevis». Oltre agli incontri riscuotono successo anche le iniziative collaterali, come le «Panchine narranti»: nella deliziosa piazza Pomposa artisti, imprenditori, chef, musicisti e persino un principe marocchino raccontano le loro storie ai passanti. Fra i protagonisti il soprano Raina Kabaiwanska, il cuoco Massimo Bottura, il sommergibilista della seconda guerra mondiale Giuseppe Fornasiero e Franco Ceccarelli, ex cantante dell’Equipe 84. Nel frattempo, dalla Stazione Centrale di Modena partono i «Treni col filosofo» diretti a Carpi e Sassuolo, le altre sedi del festival: a bordo i passeggeri hanno chiacchierato con Remo Bodei, Ermanno Bencivenga, Paolo Virno e Luciano De Crescenzo. Oggi toccherà a Umberto Galimberti e a Gianni Vattimo.
Filosofia sui treni, sulle panchine, nelle piazze. Lella Bruzzi, di ritorno dal mercato, ferma la bicicletta di fronte al palco da cui parla Natoli: «Ho sentito casualmente che si affrontava il rapporto fra mondo e Dio, sono rimasta perché di questi argomenti si parla di rado. L’unico problema del festival è che non si riescono a seguire tutti gli appuntamenti, sono troppi...». La filosofia in questi giorni si ascolta, si mangia e si beve: i ristoranti offrono i menù studiati da Tullio Gregory, e in un bar si sono persino inventati i cocktail filosofici. «La cicuta di Socrate» è un amaro con vodka, il «tetrafarmaco» invece è il drink dedicato a Epicuro: quattro ingredienti assicurano che il piacere è a portata di tutti, si legge sulla carta.
Non tutti gli spettatori però sono animati dallo stesso pathos: se per Mara, bergamasca cinquantenne, «questa è l’occasione per riprendere il filo interrotto a scuola: è bellissimo, ascolto e capisco tutto», Francesco preferisce godersi il sole sdraiato sull’acciottolato del Duomo con i compagni di classe. Marco, 16 anni, segue l’intervento di Mario Vegetti su «Cosmo e caos nel Timeo di Platone» e commenta stremato: «Ho tutti i neuroni che scoppiano come popcorn». Anche la quarta edizione del festival – quest’anno dedicata al mondo, dopo la bellezza, la felicità e la vita - mostra che di filosofia c’è ancora bisogno: «Ha sviluppato in me un grande senso critico – spiega Linda, 19 anni, studentessa. – Ero venuta l’anno scorso con la scuola e quest’anno sono tornata». Pietro, 23 anni, aggiunge: «È fondamentale sapere di non sapere e continuare a farsi domande».

Repubblica edizione di Bologna 19.9.04
A Modena ultimo giorno d'un festival basato su un'anima multipla: a lezioni, mostre e dibattiti s'affiancano passatempi
Socrate e gnocco fritto è la sagra degli aforismi
La filosofia servita con cibi e gadget
Chiudono la kermesse Friedman e Maffesoli, Greenaway e Viroli, Galimberti e Vattimo
Il popolare e l´elitario, il serio e il faceto si rincorrono nel "pensatoio" emiliano
ANNA TONELLI

MODENA - Nel chiostro della Biblioteca Delfini vanno a ruba le magliette rosse con gli aforismi di Socrate («So di non sapere») ed Eraclito («Tutto scorre»). In piazza Grande ci si fa incantare dalle parole di Marc Augè, che parla di un mondo migliore tra solitudine e solidarietà. All´Antica Trattoria Cervetta o alla Cucina del Museo si servono tigelle e gnocco fritto con lardo e prosciutto locale.
Tra il serio e il faceto, tra il popolare e l´elitario, il festival di filosofia entra nel suo ultimo giorno di programmazione. Complice un sole estivo, le piazze e i luoghi all´aperto del «pensatoio» emiliano sono affollati dal piccolo esercito di curiosi che cerca stimoli intellettuali - e non - da un universo filosofico declinato nelle sue cento variabili. Chi giunge a Modena (o a Carpi o a Sassuolo) lo fa per ascoltare i bei nomi dell´intellighentia nazionale o straniera, ma pure per visitare le mostre, acquistare qualche libello antico (molto gettonate le operine sull´esistenzialismo), giocare sui test filosofici on line, bere un tè giapponese ascoltando il racconto di un girovago, stupirsi davanti alle mappe e alle carte del passato, portare i bambini a vedere animazioni di un viaggio intorno all´Africa. E, perché no, sedersi a tavola in uno dei trentadue bar-ristoranti-trattorie convenzionati per sperimentare il menù filosofico di Tullio Gregory, che mette a disposizione sei liste ispirate ai sapori del mondo («la terra», «l´aria», «il fuoco», «uno e molteplice», «nature umide», «nulla si distrugge»).
Il vero successo del festival di filosofia - anche quest´anno rinnovato - è dovuto proprio all´anima «multipla» di una kermesse che non si limita soltanto alle lezioni magistrali, ma azzarda anche nuove sperimentazioni come i viaggi filosofici in treno, le panchine riservate alle riflessioni in libertà, gli educational per i bambini. Insieme alla cornice di mostre, spettacoli, concerti, recital e reading, cinema e giochi. Senza però cedere alla facile tentazione di cadere nel clima da sagra paesana.
Le ultime carte del festival vengono riservate oggi alle riflessioni intorno al cosmo, inteso in senso geografico e spaziale, in compagnia di studiosi della globalizzazione e dei confini. Sarà interessante mettere a confronto i paradossi del mondo globalizzato raccontati da Jonathan Friedman (11.30, piazza Grande) con le rappresentazioni dello spazio al cinema tratteggiate dal regista Peter Greenaway (piazza Grande, 17); o ancora riflettere sull´orientalizzazione del mondo con Michel Maffesoli (Carpi, piazzale Re Astolfo, 11.30) o sull´estremo tecnicismo con Umberto Galimberti (Carpi, piazza Martiri, 15); e infine interrogarsi sul patriottismo con Maurizio Viroli (Sassuolo, piazzale della Rosa, 11.30), per concludere con le speranze più o meno deluse di Gianni Vattimo che parlerà della possibilità/necessità di aprirsi al mondo (piazzale della Rosa, 17.30).
Di confine in confine, alla ricerca della propria identità, è necessario fermarsi davanti all´Atlante di Luigi Ghirri che, alla Galleria Civica di Modena, mette in mostra le fotografie di un atlante geografico che, attraverso inquadrature artistiche, restituisce immagini capaci di far viaggiare lo sguardo del visitatore al di là di tutti i confini. Un altro atlante da ammirare è quello di Gianni Valbonesi che, alla biblioteca Poletti, riunisce 50 mappe e carte geografiche tra il ?700 e l´800, in grado di ridisegnare fantasticamente il mondo.
Usciti dai luoghi chiusi, è d´obbligo alzare lo sguardo per farsi sorvegliare dall´installazione sospesa «Il cielo sopra», realizzata dagli studenti dell´Istituto d´arte Venturi. Anche questa è filosofia, la ricerca del perché, del chi c´è sopra di noi.