mercoledì 13 ottobre 2004

donne di Turchia

Corriere della Sera 13.10.04
L’ATTIVISTA
Le donne e i diritti
DAL NOSTRO INVIATO
Antonio Ferrari

ISTANBUL - Per molte donne turche, la scoperta di avere tanti diritti, oggi garantiti dalle leggi di uno Stato che deve rinnovarsi, è spesso esaltante, talvolta sconvolgente, talora pericolosa. Ma l'Unione Europea, che ha accettato di fidanzarsi con gli eredi della Sublime Porta, ha dato il via libera anche a domande che prima erano vietate o marcivano imputridite dal silenzio e dalla paura, soprattutto nelle immense campagne della Turchia asiatica. A troppi pare ancora sacrilego irrompere fra le regole e i tabù di un villaggio dell'Anatolia, di una casa popolare della sterminata periferia di Istanbul, o magari di un innocuo paesino che s'affaccia sul Mar Nero. Ancor più rivoluzionario è allestire corsi interattivi di educazione alla conoscenza dei propri diritti, e coinvolgere candidate disposte a rischiare angherie familiari (se non peggio), e alla fine ottenerne la piena collaborazione. Adesso, persino nei libri si racconta l'«impresa» di una giovane sposa, che dopo settimane di discussioni con amiche e volontarie, si è alzata in piedi in pubblico, ha dato un calcio alla vergogna e ha detto coraggiosamente quel che tutte le altre pensavano: «Per anni ci è stato insegnato che sesso e sessualità sono il diavolo che dobbiamo temere. Poi, in una notte, il diavolo è diventato un angelo da amare. Credetemi, è impossibile». Come dire: il piacere fisico è una colpa o un diritto? Quella dichiarazione, dura e rivelatrice, ha violato le resistenze del governo e del Parlamento, audaci quando affrontano sfide politiche ed economiche, ma timorosi se devono piantare la flebo del dubbio nelle millenarie tradizioni musulmane. Eppure, quando la Turchia entrerà in Europa, il merito del cambiamento non sarà dei leader o dei loro partiti ma della società civile, e soprattutto delle donne, che lottano da settant’anni, a viso aperto, per conquistarsi il diritto ad una piena uguaglianza. «Vorrei ricordare - dice Zeynep Oral, 58 anni, nota scrittrice e graffiante giornalista - che fu il grande Kemal Ataturk a lanciare la prima e convinta campagna a sostegno dell'altra metà del cielo. Fu, quella, una "positiva discriminazione". C'erano più donne in Parlamento allora di oggi». Ma se le radici della coscienza femminile collettiva affondano nella storia del secolo scorso, gli obiettivi più importanti del lungo cammino sono stati raggiunti negli ultimi cinque anni. Le battaglie (vinte) per modificare prima il codice civile (1999) poi quello penale (recentemente) non sono figlie della volontà del potere politico, ma delle pressioni instancabili di centinaia di associazioni non governative, che ormai raccolgono milioni di sostenitori. L'avvocato Nazan Moroglu, presidente dell'Unione delle donne di Istanbul, che comprende 38 gruppi e 20.000 iscritti, rifiuta le critiche di chi sostiene che il problema non è fare le leggi ma applicarle, perché «senza leggi non c'è un ombrello giuridico per diffondere e difendere i diritti umani di ciascuno». Nazan, donna rocciosa e sincera, descrive, con spietata lucidità, le conseguenze dell'abisso di ignoranza «che troviamo anche qui, perché la vera Anatolia è proprio a Istanbul, mèta di un'inarrestabile immigrazione interna. Dobbiamo combattere contro il 19 per cento di analfabetismo, e lottare per garantire un'istruzione superiore a quel 50 per cento di donne cui è stata negata. D'accordo, per ragioni economiche una famiglia può mandare a scuola uno o due figli, e ovviamente i maschi sono favoriti. Ma se dalla povertà ci si incammina verso la dignità, il problema si può contenere. Ora, subito, con l'Europa finalmente più vicina». Su il sipario, allora, sulla piaga delle violenze e degli abusi familiari. Per la legge turca, il matrimonio è valido solo se gli sposi sono maggiorenni. «Quindi la moglie-bambina, che viene spinta tra le braccia di un marito coatto prima del tempo, resta senza diritti per sempre, anche dopo aver raggiunto la maggiore età - denuncia Nazan -. Sono proprio le unioni religiose, non riconosciute dallo Stato, ad alimentare spaventosamente la crescita demografica. La moglie-bambina vive nella sottomissione più totale, ignora i propri diritti e pensa che il suo unico dovere sia di partorire tanti figli». In un villaggio del Sud-Est, abitato in prevalenza da turco-curdi, una ragazza è stata perseguitata dal consiglio delle famiglie soltanto perché aveva telefonato a una radio e chiesto al Dj una canzone d'amore (senza dedica). Certi che il destinatario del messaggio musicale fosse un uomo diverso da quello imposto dal padre o dai parenti, i capitribù hanno torturato con le accuse più infamanti la giovinetta, che ha rischiato il peggio. «Sarà un caso estremo, ma il solo sospetto d'aver trasgredito le leggi dell'onore può portare alla morte». Ha pochi dubbi Mujde Bilgutay, 38 anni, divorziata, battagliera paladina dei diritti delle donne: «L'ostacolo del delitto d'onore, qui come in tutto il mondo musulmano, è duro da abbattere, ma non ci arrendiamo. Prima o poi, chi resiste si dovrà piegare, nonostante la complessità del problema. Nelle regioni dove è forte l'etnia curda, se una ragazza rifiuta il marito che le è stato imposto e scappa con un altro, è condannata. Dalla morte non la salva neppure il matrimonio riparatore con l'uomo del suo cuore. Il consiglio delle famiglie, per eseguire il crimine, sceglie un giovane che possa sopportare quattro o cinque anni di carcere. Tanto, in prigione verrà trattato con rispetto e benevolenza e, quando uscirà, al villaggio lo accoglieranno come eroe. Sulla costa del Mar Nero, va un po' meglio: il matrimonio può salvare almeno la vita. Nelle città non è meno grave, è solo più discreto. Ecco perché chiediamo pene più severe per chi compie delitti d'onore». Fino a poco tempo fa chi violentava una vergine era punito più severamente di chi approfittava di una donna che non lo era più. «Oggi - dice Mujde - stiamo conquistando il diritto di non fare distinzioni. Pensi che, su 4.000 donne che hanno frequentato i nostri seminari, il 60 per cento è riuscito a ridurre le violenze domestiche, e il 30 per cento è stato capace di eliminarle». I lusinghieri risultati, a fronte di un'impresa davvero titanica, sono il motore del rinnovato entusiasmo. Armate di determinazione e pazienza, anche contro le diffidenze e le reticenze del governo, le ancelle di questa convinta battaglia si trovano a Bruxelles per chiedere sostegno alle colleghe europee. Certe che, se bastasse il loro impegno, la Turchia sarebbe già pronta a entrare nell'Ue.

(1-continua)

LE CIFRE La Turchia conta 70 milioni di abitanti. Per le donne la speranza di vita è 71 anni, 66 per gli uomini
LE BATTAGLIE Tra il ’99 e il 2004 i movimenti femministi sono riusciti a far modificare in parte i codici civile e penale
L’ADULTERIO L’ultima riforma lo scorso 28 settembre: il Parlamento ha approvato il nuovo codice penale nel quale l’adulterio non è più considerato reato