lunedì 15 novembre 2004

da Salute di Repubblica di giovedì 11 novembre

Repubblica Salute giovedi 11 novembre 2004

Psicoterapia efficace come i farmaci
La "cura della parola" riesce a stimolare bene i meccanismi di autoguarigione

È dimostrata da numerosi studi controllati l'efficacia della psicoterapia, di tipo cognitivo in particolare, nel trattamento della depressione. Il suo grado di efficacia risulta più o meno lo stesso di quello ottenuto con farmaci. Di grande interesse sono studi recenti che cercano di catturare le modificazioni cerebrali indotte dalla psicoterapia. Il gruppo di Helen Mayberg, dell'Università di Toronto, ha pubblicato su Archives of general psychiatry del gennaio scorso immagini cerebrali di persone depresse positivamente trattate con psicoterapia comportamentale. I cambiamenti cerebrali documentati riguardano un aumento di attività di aree profonde del sistema limbico, come l'ippocampo e il cingolo dorsale, e una diminuzione di attività delle aree corticali pre-frontali e frontali. L'opposto di quello che si vede nelle persone trattate positivamente con i farmaci. Si potrebbe speculare che la psicoterapia, puntando sui meccanismi di autoguarigione, è efficace nella misura in cui è in grado di riorganizzare il cuore emozionale del cervello (sistema limbico) e di tranquillizzare la mente esecutiva (cortecce prefrontali), mentre il farmaco sembrerebbe avere come target proprio la parte esecutiva del cervello. Questo potrebbe spiegare l'utilità dei farmaci nelle depressioni cosiddette "catatoniche" (quando la persona si chiude in casa e non si alza dal letto) e l'utilità della psicoterapia nelle depressioni con rimuginazione e ansia. (f. b.)

Psichiatri a confronto

Venerdì 12 novembre dalle 14,30 alle 19,30 all'Un. La Sapienza a Roma, V clinica medica, aula di genetica, workshop su "Depressione: strategie integrate per contrastare l'epidemia". È organizzato dalla Società italiana di psico-neuro-endocrino-immunologia (Sipnei) Interverranno: Francesco Bottaccioli presidente Sipnei, Gabriella Polidori, Istituto superiore di sanità, Adalgisa Palma e Giuseppe Genovesi, La Sapienza di Roma, Iginia Mancinelli, Osp. S. Andrea di Roma, Aldo Stella, Un. di Urbino, Francesco Capasso dell'Università di Napoli, Maria Corgna, Un. di Cosenza, Antonia Carosella, Scuola medicina integrata di Perugia, Lucio Sotte, Riv. medicina cinese. Info: Marina Risi tel. 3285685050 paolamari.risi@tiscali.it

Iperico, utile nelle forme lievi
Buoni risultati si hanno anche con l'agopuntura

La pianta più studiata per i suoi effetti antidepressivi è l'Iperico, Hypericum perforatum nel suo nome latino della classificazione botanica generale, che è da tempo approvato dalle autorità sanitarie della Germania per il trattamento della depressione maggiore di grado lieve e moderato.
L'efficacia curativa della pianta, come ricorda Francesco Capasso, farmacologo dell'Università di Napoli che ha recentemente pubblicato un testo internazionale di fitoterapia, (Phytotherapy, Springer, Berlin e New York, 2003), è stata dimostrata da 27 studi clinici controllati che hanno coinvolto circa 2.300 pazienti.
L'Iperico ha un'efficacia paragonabile a quella degli antidepressivi di sintesi con il vantaggio di avere minori effetti collaterali.
L'estratto della pianta però è molto attivo chimicamente, nel senso che ha numerose interazioni con altri farmaci, riducendone la disponibilità e quindi l'efficacia, come nel caso dei farmaci inibitori delle proteasi che si usano contro il virus dell'Aids. Particolarmente pericolosa è poi l'assunzione combinata di Iperico e di alcuni antidepressivi serotonergici come la sertralina e la paroxetina. La pianta quindi è uno strumento ottimo ed efficace e proprio per questo, al pari di un farmaco potente, però va usato con sapienza ed accortezza.
Anche l'agopuntura sta cumulando una crescente documentazione positiva. Nel lontano 1986 venne per la prima volta dimostrato che gli "aghi celesti" sono in grado di stimolare, nell'animale, il rilascio di serotonina e noradrenalina, agendo quindi come un farmaco antidepressivo di ultima generazione.
Gli studi clinici realizzati in occidente non sono molti, ma quelli che ci sono mostrano che l'agopuntura è efficace come gli antidepressivi della cosiddetta categoria dei "triciclici", la cui efficacia è paragonabile a quella dei più moderni serotonergici.
(f. b.)

Donne e single i più a rischio
I paesi latini i meno colpiti
L'Oms: "La depressione diventerà la seconda causa d'invalidità"
di Gabriella Polidori *

Il disturbo depressivo costituisce una patologia ampiamente diffusa e, sebbene negli ultimi vent'anni siano stati compiuti grandi progressi verso una migliore comprensione, una più accurata diagnosi ed un più efficace trattamento, esso continua a rappresentare, per coloro che ne sono colpiti e per la società, un pesante carico.
Studi internazionali hanno evidenziato che la diffusione della depressione è preoccupante: da 11 a 16 persone su 100, nel corso della vita, fanno esperienza del disturbo (cosiddetta prevalenza lifetime). L'Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che entro il 2020 la depressione maggiore costituirà la seconda causa di disabilità nel mondo. Inoltre, il livello di disabilità delle persone colpite da depressione maggiore è più elevato rispetto a quello causato dalle più comuni patologie croniche, quali l'artrite o l'ipertensione. Nell'arco di 6 mesi, i pazienti depressi perdono di solito, a causa dei sintomi della malattia, 30 giorni di normale attività e 20 giorni lavorativi. Cifre che possono anche aumentare se la depressione è associata ad altri disturbi psichiatrici quali il disturbo da attacchi di panico o il disturbo d'ansia generalizzata.
Un problema di notevole rilievo è rappresentato dal rischio di suicidio: tra le persone depresse il 15 per cento commette un gesto autolesivo.
La depressione ha anche pesanti costi economici. Negli Stati Uniti il costo annuo della depressione è di 44 miliardi di dollari, comprensivi di spese per visite, ricoveri, farmaci e i costi per accresciuta mortalità, assenze dal lavoro e perdita di produttività.
Da uno studio condotto recentemente in sei Paesi europei compreso il nostro, emerge che in Italia l'11 per cento ha sofferto nel corso della vita di depressione. Da noi, la prevalenza è più bassa che nel Centro e Nord Europa e nel Nord America (rispettivamente 14% e 16%). La Spagna ha prevalenza simile all'Italia.
Bisognerà capire se la specificità socio culturale, lo stile di vita e di rapporti interpersonali in questi due paesi svolgano un effetto protettivo.
Le donne hanno una probabilità doppia di soffrire di depressione. Sono più a rischio le persone giovani e non sposate, i disoccupati, le casalinghe e chi vive in città. L'età di insorgenza, nella maggior parte dei casi, è fra i 18 e i 24 anni. Inoltre in Italia (ma dati simili ci sono negli altri paesi europei) solo il 37 per cento di coloro che avevano sofferto nell'anno precedente di depressione ha contattato un servizio sanitario: una percentuale ancor più ridotta ha ricevuto un trattamento. Il riconoscimento e un conseguente intervento precoce potrebbe prevenire la successiva evoluzione del disturbo, che spesso conduce all'abuso di sostanze stupefacenti o di alcol come tentativo di automedicazione.
* Istituto Superiore di Sanità