Corriere della Sera 8.1.05
Le nozze segrete in carcere della diva ribelle
Béatrice Dalle era accompagnata dalla mamma, il marito detenuto ha 10 anni meno di lei
Massimo Nava
PARIGI - Una giovane donna s'impadronisce di un elicottero, atterra sul tetto di un carcere, fa evadere l'uomo che ama e fugge con lui verso un'altra vita. Un fatto di cronaca, la trama di un film e forse un sogno accarezzato sono diventati la stessa cosa nella prigione di Brest, in Bretagna, dove l'attrice Béatrice Dalle, «bella e dannata» del cinema francese, ha sposato il prigioniero che ha aperto il suo cuore dopo qualche mese di visite e corrispondenza.
L'evasione avvenne negli anni Novanta. Il film, interpretato da Béatrice Dalle è del '92, il «sì» dietro le sbarre è stato pronunciato lunedì scorso, durante una breve e intima cerimonia. Differenze di tempo e di luogo, salti di realtà e doppiezza di ruoli, nel cinema come nella vita, sembrano dettagli trascurabili, all'interno di una scelta apparentemente convinta ed estrema, nello stile di un personaggio che sembra uscito dalla pagine di Baudelaire e che i ruoli interpretati sul set hanno finito per confondere con il suo modo di essere. E viceversa.
Béatrice Dalle, che ha conosciuto personalmente il carcere per una storia di droga in America e per aver rubato gioielli nei grandi magazzini di Parigi, da tempo frequenta le prigioni con spirito di solidarietà o forse, come ha scritto Adorno, perché l'amore è un modo di riconoscere il simile nel dissimile. È durante queste visite che ha conosciuto il suo futuro marito, del quale non sono state rivelate l'identità e le pendenze giudiziarie. Si sa soltanto che è un bell'uomo corpulento, con la barba e il cranio rasato, dieci anni meno di lei. Di certo, per la luna di miele con il suo nuovo eroe, la Dalle dovrà attendere. Non si sa quanto, salvo fuggire dalla realtà.
Nel cinema è la strega, la femmina fatale, la giovane ribelle, la nuova Lolita, l'angelo del male di cui possiede aureola e forme fisiche: un'esplosione di sessualità, seduzioni ambigue, sguardi intensi e provocanti. Il suo sorriso, segnato da una dentatura particolare ed eccessiva, è diventato un vezzo, una nota fascinosa. Bellezza pura, quasi animalesca, che i registi - Bellocchio, Lelouche, Honore, Doillon, Nabuhiro, Haneke - amano immediatamente, anche se è famosa per non leggere le sceneggiature e per portare sul set il suo spirito ribelle. Sensualità pura, soprattutto nelle scene d'amore. Una volta ha detto: «Io mitizzo l'amore, non esiste niente altro».
Il tempo dei Lupi, Trouble every day, H Story, La Belle histoire, Clean e Process fanno conoscere al grande pubblico una ragazza, oggi quarantenne, che è sempre stata un po' così anche nella vita reale.
Nata a Brest, nel 1964, cresciuta a Le Mans, lascia la famiglia a 14 anni, arriva a Parigi con una sacca di vestiti e un pipistrello tatuato sulla spalla. È una donna già bellissima e formata, che ha rimosso la sua infanzia difficile: «In famiglia avevamo poco per noi e niente in comune».
Il padre, un gitano, avrebbe voluto darla in sposa a 13 anni. Un fotografo, che «mitraglia» il suo incantevole viso all'uscita di una stazione del metrò, fa la sua fortuna. Joel Starr, il re del rap francese, quello del complesso NTM (che i fan traducono «nique ta mere», letteralmente «fotti tua madre»), diventa il suo compagno per diversi anni.
«Non posso rivelare il nome del detenuto, posso solo aggiungere che Béatrice Dalle ha sdrammatizzato i controlli con qualche battuta ed è stata molto gentile con tutti», ha detto Renata Milin, il sindaco di Lambézellec che ha celebrato il matrimonio in carcere: «Niente di straordinario se non si trattasse di un'attrice famosa, di matrimoni in prigione ne capitano quattro o cinque all'anno».
Béatrice Dalle è arrivata alla prigione accompagnata dalla madre e da due testimoni. Ha passato i controlli di rito e ha atteso il promesso sposo nel parlatoio. Ammessi pasticcini e bevande non alcoliche. Dopo un'ora, l'attrice ha lasciato il carcere.
Fedele al suo personaggio, provocatorio e fragile, al tempo stesso trasgressiva e timida, è sfuggita ai fotografi e alle copertine dei settimanali rosa. Ha curato personalmente le pratiche burocratiche e ha voluto che la cerimonia fosse quasi segreta. La notizia delle nozze è stata data dal giornale locale di Brest, Le Telegramme, che ha rivelato l'attività solidale dell'attrice e le sue periodiche visite nella prigione. Nessuna intervista, nessuna spiegazione. Nulla da aggiungere a un sogno d'amore privato.
La ragazza ribelle è tornata alle origini, fra le scogliere e il mare tempestoso della sua Brest, da dove era fuggita come da una prigione. Presto, tornerà a stupirci.
IL REGISTA
Bellocchio: strega punk ma non un’esibizionista
Giuseppina Manin
«Beatrice Dalle? Una ribelle senza ideali, istintiva ed estrema come atteggiamenti, ma d’altra parte anche schiva e riservata...». Marco Bellocchio ricorda così la turbolenta attrice francese che nell’88 lui volle protagonista di uno dei suoi film più angosciosi, La visione del sabba, dove Dalle interpretava una donna mentalmente disturbata, con tendenze omicide, convinta di essere una strega, pronta a fantasticare su violenze e torture. Personaggio perfetto per una come lei.
«Ai tempi era molto giovane ma già nota per ruoli forti, scandalosi. Film come 37°2 le matin o Betty Blue le avevano conferito l’aura di attrice "maledetta". La sua dimensione di irregolare, sopra le righe, era quella necessaria per un ruolo così estremo».
Quando se la trovò davanti ebbe conferma di quell’immagine?
«Sostanzialmente sì. Anche fisicamente Beatrice comunicava subito un impatto "duro": i capelli nerissimi, la carnagione pallida, le grandi labbra rosse... Vestiva sempre di nero, le piacevano i capi di pelle. In anni in cui si affacciava il punk, lei, senza teorizzarlo, ne incarnò subito lo spirito».
Un personaggio da prima della rivoluzione?
«No, no. In lei non c’era nulla di ideologico. Non aveva cause da sostenere. La sua era piuttosto una provocazione estetica, anarchica, nichilista...».
Fu difficile lavorare con lei?
«No. Sul set era molto professionale, anzi la ricordo come persona appartata, addirittura prudente. Tutt’altro che esibizionista. Nel film c’erano alcune scene dove lei dove scatenarsi in fantasie erotiche molto esplicite. A molte attrici piace mostrare il loro corpo nudo. Alla Dalle no».
Insomma una donna complessa, non facile da decifrare
«Di sicuro capace di sorprendere sempre. Terminato quel film non l’ho più rivista. Ho letto come tutti delle sue vicende tempestose, dei suoi guai giudiziari. Adesso sposa un detenuto... Che dire? Mille auguri, mademoiselle Dalle».
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»