domenica 30 gennaio 2005

Il Messaggero Sabato 29 Gennaio 2005
ALLARME
Oltre la metà degli omicidi avviene in famiglia: «Vittime quasi sempre le donne, a rischio le ex»
di Maria Lombardi


ROMA - Rancori che uccidono, sofferenze che non si possono sopportare oltre, rabbia che non risparmia nulla. Accade in famiglia, sempre più spesso, accade che un coltello o una pistola cancellino d’un tratto gli affetti più grandi. «Solo quando ho visto il sangue, ho capito cosa avevo fatto», quasi non ricorda, il marito, la lama che colpiva la moglie e le grida di lei. «L’ho fatto perché altrimenti l’avrebbe fatto lui», è lucida confessione di una donna malata che ha appena assassinato il suo uomo. Storie come tante altre: la maggior parte degli omicidi (il 51,5%) avviene in famiglia. Negli ultimi dieci anni, i delitti in casa sono aumentati di trenta volte. Le vittime, il più delle volte, donne. «Il caso più frequente è quello in cui il marito uccide la moglie, a casa. Non usa armi da fuoco, ma coltelli, non ha precedenti penali e confessa», spiega Giovan Battista Traverso, psichiatra forense dell’università di Siena. E tante volte quella stessa arma è rivolta contro se stessi: il 68% degli omicidi-suicidi avviene in famiglia.
Molte di queste storie potevano finire diversamente, se solo quelle mogli e quei mariti non fossero stati lasciati soli. Si può fare qualcosa per «prevenire la violenza in famiglia», sostiene Emanuela Moroli, presidente dell’associazione ”Differenza donna”, che al tema ha dedicato un convegno internazionale in corso a Roma (vi hanno preso parte tra gli altri la psicoanalista Carol Tarantelli, Henrik Belfrage, criminologo svedese, il direttore del ”Messaggero” Paolo Gambescia, la criminologa Isabella Merzagora). L’hanno già fatto in Canada, l’unico paese al mondo dove viene utilizzato il programma ”Sara” (Spousal Assault Risk Assessment) una strategia per ridurre la violenza domestica in grado di valutare che rischi corre una donna già vittima di maltrattamenti. «In quel paese - aggiunge Emanuela Moroli - l’incidenza dei delitti in famiglia è crollata del sessanta per cento». ”Sara” è una specie di indagine - fatta dalla forze dell’ordine e dagli operatori sociali - che consente di capire se uomini già individuati come violenti possono commettere ancora quei reati o reati più gravi. «Il programma prevede se per una donna è rischioso o meno a continuare a vivere in quella casa o a frequentare quell’uomo», aggiunge il presidente dell’associazione. In via sperimentale ”Sara” è stato utilizzato anche in Italia lo scorso anno (sono stati nostri partner la Svezia, la Grecia e l’Olanda) e lo sarà anche nel 2005.
Un programma che vuole innanzitutto proteggere le donne, «perchè le donne sono più buone degli uomini - sostiene Isabella Merzagora, criminologa dell’università di Milano - e dunque il più delle volte vittime. Basta pensare che solo il 7% degli omicidi è commesso da donne». E quando impugnano un’arma, le donne lo fanno in famiglia (nel 70% dei casi) a differenza degli uomini che uccidono soprattutto ”fuori casa”. Le ragioni di tanta violenza? Il possesso, la gelosia, la paura dell’abbandono. «A rischiare di più - dice la criminologa - sono le ex o quelle che stanno per lasciare un uomo».