domenica 30 gennaio 2005

Rina Gagliardi su Liberazione:
la «… pulsione di annientamento dell’altro…»

una segnalazione di Roberto Altamura

Liberazione, 29.1.05
Bandire l’odio dalla politica
«… pulsione di annientamento dell’altro…»
di Rina Gagliardi


estratto dall’articolo in prima pagina:

«… L’ altro elemento potenzialmente molto efficace è quello che fa perno, stravolgendolo, sul bisogno diffuso – per quanto inespresso e confuso – di nuova politica. Perché è vero (lo diceva Massimo Cacciari a Otto e mezzo opportunamente stimolato da Ritanna Armeni) che in tutta la politica è immanente, implicita, in agguato costante, la categoria dell’odio. Carl Schmitt lo spiegò bene a suo tempo, prima di trasformarsi in un apologeta del nazismo: la politica è fondata, come tale, sul conflitto amico – nemico. Perciò può sempre degenerare in pulsione di annientamento dell’altro, in fanatismo, in intolleranza, perfino a prescindere dalle sue degenerazioni in regimi più o meno tirannici. Storicamente, la sinistra, i rivoluzionari, hanno risposto a questo pericolo costruendo un’altra politica: le grandi epopee collettive del movimento operaio del XX secolo, con l’ingresso delle masse in prima persona nella politica stessa, che ne rompeva la logica separata, e diventava pratica di liberazione. L’odio di classe trascendeva l’odio dell’individuo, o anche del singolo operaio verso il suo padrone: era la rappresentazione simbolica di un’alterità irriducibile all’esistente, oltre che dell’insopportazione dell’ingiustizia e dello sfruttamento. Era una parzialità che poteva farsi generale, nel progetto – e nel sogno – di una nuova società: per questa via etica e politica potevano ricomporsi, non idealisticamente, e la ragione (la ragione storica) poteva naturalmente “mischiarsi” con le umane passioni.
Ma oggi? Oggi, a quasi vent’anni dall’89, quella organica connessione si è rotta: la sinistra (la sua maggioranza) ha il pallido volto non solo del “riformismo senza riforme”, ma del relativismo “laico” – dell’alternanza. Su questo vuoto drammatico può crescere l’operazione della destra: essa può rilanciare con arroganza i suoi “valori” perché avverte la debolezza “intrinseca” di una sinistra che di valori – etici e politici – non ne ha più, così come, in generale, non ha più una sua idea alternativa, riconoscibile di società. Essa colpisce il bersaglio nel punto più esposto: là dove, a sinistra, della politica emerge, resta scoperto, il suo lato arido. La sua natura di tecnica per la conquista e la gestione del potere. … »