giovedì 20 gennaio 2005

sinistra
dal Corsera: un'intervista a Fausto Bertinotti

Corriere della Sera 20.1.05
Bertinotti: non mi ritirerò mai Ai Ds dico di evitare i ricatti
Monica Guerzoni


ROMA - Onorevole Bertinotti, come si esce dal cul de sac delle primarie?
«Facendole».
Sandro Curzi dice che in cambio di un programma condiviso potrebbe rinunciare...
«Assolutamente no, non ci penso nemmeno».
Neanche se glielo chiede Prodi?
«Sono indisponibile. La mia candidatura è un punto inamovibile e per una ragione elementare di democrazia. La democrazia comincia da due e io sono il secondo».
Il terzo è Di Pietro, il quarto Pecoraro Scanio e il quinto potrebbe essere Piero Fassino.
«Buono, benissimo. Le candidature non sono un rischio, se uno si candida è perché ha in testa un progetto. Se in un partito ci sono più candidati a segretario vuol dire che pensano di guidarlo meglio, non che vogliano disfarlo. Si tratta di competere sotto l’ombrello di un comune progetto alternativo alle destre per sapere chi, meglio degli altri, guiderà questo processo. E non chi diventa il principe e dissolve la democrazia».
E il pressing dei Ds?
«Non ha alcuna possibilità di successo. La mia scelta non è in discussione, rispettarla è obbligatorio. In un quadro democratico bisogna accettare dei rischi. Anche la morte dà grande stabilità ma non è una bella ambizione. Meglio la vita, disordinata ma vita».
Perché ci tiene tanto a sfidare Prodi?
«Non si fanno le primarie per costituire un ticket o un tricket, ma per definire il candidato, cioè colui che coordina il programma ed esercita sul programma un’influenza superiore a chi perde».
E se perdesse lei, è disposto a «obbedire» come Prodi si aspetta da un «uomo d’onore»?
«Sarebbe il primo a riconoscere di essersi concesso una licenza letteraria. Tra persone che si rispettano non è richiesta l’obbedienza, il motto perinde ac cadaver (fedele fino alla morte - ndr) ha impegnato la storia dei gesuiti e non può impegnare un rapporto tra pari. Lo ringrazio per la definizione di uomo d’onore, che ci appartiene».
Conviene che lanciare le primarie sia stato un errore?
«Aver pensato di risolvere la contesa che aveva provocato l’impasse ricorrendo a uno strumento democratico è cosa straordinaria. Il primo carattere dell’alleanza è l’essere democratica, perciò l’elezione pugliese è un evento enorme dal punto di vista strategico».
Sì, ma la vittoria a sorpresa di Vendola ha aperto uno scontro che rischia di essere devastante.
«Chi teme questo vada a Bari vecchia o a Bitonto, vedrà se oggi credono di più o di meno nella possibilità di farcela. Guai a sciupare una straordinaria occasione per la democrazia. Io dico una, due, tre, mille primarie pugliesi. È la prima volta nella seconda Repubblica che invece di una manomissione della democrazia si produce una rinascita. Perché questo deve far paura? Possibile che non ci si ricordi cosa è stata la negoziazione nei collegi, quando erano gli eletti a scegliersi il collegio e non gli elettori a scegliersi i rappresentanti? Questo non mina la coalizione? Si, tanto che ha perso. Hanno fatto benissimo i Ds a chiedere primarie in tutti i collegi».
Sembra tanto una strategia per non farle più.
«La democrazia non deve essere usata come una clava e come un ricatto, lo dico come forma di rispetto nei confronti dei Ds. Ci sono stati momenti in cui la forza dell’apparato di un partito poteva alimentare sospetti nei confronti della democrazia diretta, ma non è più così. La relativa imprevedibilità del voto è una garanzia. Prendiamo coraggio e andiamo a una sfida in cui tutti possono competere. E se esce fuori una nuova classe dirigente diffusa, sarà un tonico».
E se esce fuori Veltroni?
«Tranquilli, le primarie sono un modo per risolvere i sospetti. Prodi è candidato, Veltroni no».
I Ds vogliono contare per quello che pesano, D’Alema dice che «la pazienza è finita».
«Una grande forza ha tutte le condizioni per pesare nella politica, visto che non ci sono complotti da sventare. Il complotto e la trasparenza della democrazia sono inconciliabili. La Quercia ha la forza di influenza che gli deriva dal suo radicamento e dalla sua capacità di proposta. Sennò la cosa è un po’ contraddittoria, per quale ragione i Ds chiedono primarie in tutti i collegi?».
Forse perché non le vogliono.
«Eh no, così non si può fare politica. Se un grande partito dice che le vuole in tutti i collegi devo crederci. Se anche uno volesse attribuire intenzioni malevole, le analisi delle mutazioni politiche dicono che nessun partito è in grado di maneggiare la democrazia come elemento di intimidazione. Facciamoci coraggio e pratichiamola, tutti».
Gli alleati l’hanno avvertita, se perde addio potere contrattuale.
«Vedremo. E poi, che eccesso di generosità, li ringrazio, ma avremo cura di difendere i nostri argomenti. Quel che chiedo è che la costruzione del programma sia un processo allargato, le forze politiche con il loro peso reale più le espressioni della società civile, i movimenti, i sindacati...».
Poi non dica che la Gad non pende a sinistra.
«Se la realtà sbilancia da qualche parte bisogna accettare la realtà».


Red-Pol/Col/Adnkronos 20-GEN-05 13:50
Bertinotti: mi candido a Primarie
il leader di Rifondazione conferma: "La mia candidatura è indiscutibile".


Questo quanto affermato in una nota da Bruxelles dal segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti.
"Sono venute da esponenti Ds - dice il segretario di Rifondazione comunista - pressioni e richieste qualche volta cortesi, qualche volta insistentemente puntute, di rinunciare alla mia candidatura nelle primarie. Tanto cortesemente, quanto fermamente, vorrei ricordare che la mia decisione di partecipare alle primarie è stata presa e resa pubblica all'indomani dell'annuncio da parte del presidente Romano Prodi della necessità politica della coalizione di procedere alle primarie in cui Prodi stesso naturalmente è il primo candidato. Ho semplicemente fatto il secondo per una elementare esigenza di rendere il confronto realmente democratico". Bertinotti sottolinea: "Anche la straordinaria, e per un certo verso irripetibile esperienza delle primarie in Puglia, ha messo in luce il grandissimo potenziale di partecipazione che c'è nella risorsa democratica. Si può competere per una leadership per molte ragioni. Starà agli elettori valutarne con il voto la fondatezza. L'importante è che venga rispettato da tutti l'esito che avranno le primarie. Questo per quello che ci riguarda è sempre stato fuori discussione e per questo la mia candidatura è dunque indiscutibile. Penso che sarebbe bene prenderne atto e disporsi tutti a mettere a valore dell'intera coalizione un appuntamento di democrazia".