lunedì 3 gennaio 2005

ortografia
come si scrive "dio"?

Corriere della Sera 3.1.05
La teologa Adriana Zarri: «Civetterie». Valentino Parlato: «Ha ragione». Barenghi: «Dipende dal contesto»
Dio con la minuscola? E «il manifesto» si divide
Gabriele Polo, uno dei direttori: «Eccezioni solo per Resistenza o Risorgimento»
di Livia Michilli


ROMA - Come si scrive la parola Dio? Con la lettera minuscola compare spesso sulle colonne de il manifesto, un «orrore ortografico e ideologico» secondo la teologa Adriana Zarri che ieri, su quelle pagine, criticava i giornalisti che per «civetteria» esprimono così il loro ateismo o la fede in un Dio diverso: «È come se io scrivessi Allah con la minuscola per prendere le distanze dall’Islam». Certo, Allah è un nome proprio e Dio no, spiega Zarri, e per questo motivo anche alcuni teologi lo scrivono con la minuscola. Ma dubitando che simili «sottigliezze» siano bagaglio dei suddetti giornalisti, ribadisce le critiche a quanti affidano all’ortografia la loro «professione di non credenza». Critiche condivise, almeno in teoria, da Valentino Parlato, uno dei fondatori del quotidiano comunista: «Zarri ha ragione e mi sembra un dibattito da sviluppare. Effettivamente se a Dio viene data la qualifica di creatore del cielo e della terra, è giusto usare la maiuscola». Cosa che lui, però, non fa: «E’ un modo per affermare la mia non credenza e il segno di una polemica politica: voglio rendere pubblica la mia laicità. Uso la maiuscola solo per Cristo e Gesù, in quanto nomi propri. Comunque la cosa migliore sarebbe non nominarlo affatto, come dice il secondo comandamento».
Non ha una regola precisa Riccardo Barenghi, ex direttore del giornale e autore dei corsivi graffianti della Jena: «Dipende anche dal contesto. Ad esempio, se dovessi scrivere della tragedia che ha colpito il Sud-Est asiatico, dio sarebbe minuscolo». I suoi successori alla guida del manifesto la pensano in modo diverso: Mariuccia Ciotta, che dirige il quotidiano in tandem con Gabriele Polo, usa la maiuscola persino per la parola presepe («inteso come luogo della pace aperto ad altri significati») e spiega che comunque in redazione, «soprattutto su temi così delicati, viene lasciata la massima libertà». Secondo l’altro direttore, Gabriele Polo, la regola invece c’è o almeno dovrebbe esserci, ed è quella di adoperare sempre la minuscola: «Ovviamente faccio eccezione per i nomi propri e anche per termini come Resistenza, Rinascimento o Risorgimento, che indicano fatti storici. Scrivere dio in minuscolo è una professione di pluralismo, perché esistono tanti "dio"».
Come che sia, Ciotta pensa che le scelte ortografiche di molti suoi colleghi siano «un’inconscia autodifesa, un modo per marcare le distanze da chi usa certe parole per contrapporre mondi e culture. Certo non lo fanno con atteggiamento sprezzante». Tant’è che, sottolinea, in alcuni titoli del manifesto campeggia la parola Dio con la maiuscola. Titoli evidentemente sfuggiti alla penna rossa di Polo: «Sono la prova che ogni tanto facciamo degli strafalcioni!».