sabato 19 febbraio 2005

bullismo

Il Messaggero Sabato 19 Febbraio 2005
Il 32 per cento dei ragazzi coinvolti in prepotenze: l’associazione “L’isola che c’è” ha già aiutato 600 piccoli con musica e teatro
Bullismo a scuola, ora i bimbi si difendono
Contro il disagio minorile secondo corso di autostima:
11 elementari e 2.000 alunni coinvolti

di BEATRICE PICCHI

Li vedi piccoli e vogliono fare i grandi, ma un giorno ti dicono che a scuola non ci vogliono più andare, mamma ho mal di testa, ho mal di pancia, e lei non capisce, non sa che quei luoghi sono diventati postacci, lo scuolabus, la mensa, i corridoi della scuola elementare sono diventati un incubo per lui. Perché sa che anche oggi lo prenderanno in giro, guardati come sei grasso, ma come ti sei vestito, nessuno vuole giocare con te, nessuno ti ascolta, vorresti essere invisibile. «E allora noi li abbiamo fatti sentire importanti», e tanto per cominciare li hanno ascoltati e creduti quando hanno raccontato che al compagno di scuola aveva dovuto dare per forza del denaro, un libro, un giocattolo. Una volta, due, cento, sempre, gli episodi di prepotenza di ripetono senza che nessuno abbia occhi e orecchie. Questo va ripetendo da anni Antonio De Filippo, direttore scientifico dell’associazione La Maieutica, ricerca e formazione, e questo hanno insegnato per tre mesi a operatori, docenti e genitori di quattro scuole. «In realtà sia il bullo che la sua vittima hanno bisogno d’aiuto - racconta De Filippo, coinvolto in progetti simili a Napoli e Palermo - i rischi di una bassa autostima nell’infanzia silenziosa, a volte trascurata da genitori e insegnanti, possono poi manifestarsi nella pubertà e nell’adolescenza in modo anche grave con disturbi dell’alimentazione, depressione, tendenza alla dipendenza. In Italia il 32 per cento dei bambini sono coinvolti in episodi di bullismo, una media superiore a quella del resto d’Europa». E si tratta soprattutto di violenze verbali, di allontanamento da ogni attività con gli altri compagni.
Il progetto contro il disagio minorile L’isola che c’è ha coinvolto siecento bambini della IV e V elementare della Chico Mendez, Damiano Chiesa, Guglielmo Marconi e Trilussa, tra l’Alessandrino, Torrenova e Tuscolano, e ha evidenziato tra i bambini coinvolti nella ricerca un aumento dell’autostima e una diminuzione degli episodi di bullismo, imparano ad accettarsi, scoprono quanto sia facile, nonostante tutto, farsi ascoltare. Prima ricerca in Italia, visti i risultati, l’assessore alla famiglia Pamela Pantano ha deciso di far conoscere l’isola, a partire da marzo, anche ad altri duemila bambini di undici scuole elementari: Zandonai e Ferrante Aporti (XX), G.Garrone (XIII), V.Girolami (XVI), Maffi e Lia Lumbroso Besso (XIX), Anna Magnani (IV), Enzo Ferrari (XI), Oscar Romero (VIII), Matteo Ricci (XII), Fratelli Bandiera (III).
Da uno studio realizzato in una prima fase del progetto è emerso che il 16,2 per cento dei bambini, a cui è stato fatto il questionario TMA che a livello internazionale viene riconosciuto come scientificamente testato per la misurazione dell' autostima, hanno un indice inferiore alla media. I bambini delle quarte e quinte elementari sono stati suddivisi in club, all' interno dei quali, seguiti da psicologi, hanno fatto teatro, scritto canzoni e racconti, tutto quello che poteva servire a farli parlare, a chiedere aiuto senza apparire deboli. E quanto studio per arrivare a quel gioco, quei meccanismi per portarli a rivelare le loro ansie, gli insulti in corridoi, le ore di ricreazione passati in un angolo, ignorato da tutti, gli occhi bassi, lo zaino sulle spalle che sembra quasi cancellarlo. «Quando abbiamo ripetuto le stesse domande il risultato è stato brillante: 80 bambini su cento hanno raccontato di non aver più ceduto il gioco per forza al compagno di scuola, hanno reagito quando l’amico lo prendeva in giro, avevano insomma superato molte paure. «L' obiettivo di queste attività - spiega l’assessore - era quello di favorire la socializzazione, la libera espressione del bambino in relazione con l' altro, farlo sentire importante, non invisibile. Questa iniziativa è la dimostrazione di quanto basti poco per modificare la percezione che i bambini hanno in sé, per cui diviene importantissimo intervenire in tempo prima che possa crearsi una situazione di disagio più grave». E allora cominciamo ad ascoltare, a dare coraggio a questi bambini così piccoli che vogliono sentirsi grandi.