sabato 19 febbraio 2005

indagine a Torino
il pm Guariniello contro gli antidepressivi ai bambini

La Stampa 9 Febbraio 2005
L’INDAGINE DEL PM GUARINIELLO COINVOLGE MEDICI E FARMACISTI
Antidepressivi ai bimbi
Trenta sotto inchiesta

Sono accusati di avere prescritto e venduto prodotti che per legge
non possono essere somministrati a chi ha meno di diciotto anni
Un centinaio le ricette individuate dalla procura da ottobre a oggi
Alberto Gaino
I DISTURBI PSICHICI
In base ad un recente studio della Food and Drug Administration la depressione colpirebbe il 2,5% dei bambini americani e l’8% degli adolescenti, il Disordine Ossessivo-Compulsivo (DOC) il 2% di entrambe le fasce d'età. Un problema tutto d’oltreoceano? Niente affatto. Pur restano su cifre meno allarmanti, il DOC rientra tra le prime 10 malattie che affliggono i bambini della Comunità Europea, in particolare i paesi del nord Europa. Forse un segno dei tempi: ora che gravi patologie infettive sono quasi dimenticate emergono i disturbi dell'umore.

I CONSUMI
Secondo il dipartimento Salute mentale di Trieste, dall’1,5 al 3% di italiani soffre di problemi gravi, il 25% denuncia stati di sofferenza psichica almeno una volta all’anno. Nel quadriennio 2000-2003 la vendita degli psicofarmaci in Italia è cresciuta del 75%. Si conta che vengano vendute circa 50 confezioni di antidepressivi ogni 100 abitanti, oltre a 126 di benzodianzepine (ansiolitici e tranquillanti) e 20 di antipsicotici. In pratica, quansi una confezione a famiglia. Eppure, rispetto ad altri paesi dell’Europa e del mondo siamo tra gli utilizzatori di psicofarmaci più morigerati.

Una trentina fra medici di famiglia, pediatri e farmacisti sono indagati dalla procura per aver somministrato antidepressivi a ragazzi e bambini. Un centinaio le ricette «fuorilegge», che avrebbero cioè violato le più recenti disposizioni secondo le quali queste sostanze non possono essere somministrate a chi ha meno di 18 anni.
I medici non avrebbero osservato il divieto, i farmacisti non avrebbero vigilato sulle prescrizioni presentate loro, con specifica indicazione dell’età del paziente. Si ha notizia della svolta dell’inchiesta del procuratore aggiunto Raffaele Guariniello e del pm Laura Longo dopo che i primi «avvisi a comparire» sono stati inviati agli indagati torinesi. Per altri medici inquisiti sono state inviate le segnalazioni di rito alle procure territorialmente competenti. Il reato contestato: somministrazione pericolosa di farmaci.
Ad identificare pediatri, altri specialisti, medici di base e farmacisti sono stati i controlli ordinati dai magistrati alle Asl che raccolgono le prescrizioni. A partire dall’ottobre scorso quando, in Italia, la Cuf (la Commissione unica del farmaco) e il ministero della Salute hanno disposto il divieto di prescrizione ai minori dei farmaci contenenti paroxetina come principio attivo. Era stata l’agenzia inglese del farmaco a lanciare l’allarme pubblicando una ricerca sull’inutilità, in primo luogo, dell’azione dell’antidepressivo sui minori. E sugli effetti collaterali della sua somministrazione in età prematura: reazioni di ostilità, pulsioni suicide nei minori.
Effetti di cui dubitano alcuni specialisti, ma che non ha fatto tentennare il ministero e che l’hanno indotto a due iniziative. La prima: l’obbligo di pubblicare sui «bugiardini» dei farmaci il divieto di somministrare paroxetina ai minori. L’altra si è tradotta in una lettera a tutti i medici, la «dear doctor» che richiama l’attenzione sui problemi emergenti.
I magistrati hanno registrato l’allarme negli ambienti medici qualificati e fatto scattare la soglia di attenzione per il rispetto dei nuovi divieti: la constatazione che negli ultimi mesi dell’anno scorso, a partire da ottobre, siano stati rintracciate prescrizioni fuorilegge nell’ordine di un centinaio fa pensare una disubbidienza più estesa. Tant’è che la procura ha disposto un successivo screening sulle prescrizioni di paroxetina in questi primi mesi del 2005.
La paroxetina non è il principio attivo del Prozac, l’antidepressivo cui subito si pensa: è il più noto, il più diffuso. Ma appartiene a una famiglia affine per cui non è scattato il divieto. Almeno per ora. La paroxetina è commercializzata nel nostro paese come Seroxat Gsk, Eutimil Valda Lab Farm, Sereupin Abbott, Paroxetina Eg e Paroxetina Merk Generics Italia, e Daparok. Sono questi i prodotti off limits ai minori di 18 anni.
Per comprenderne anche il successo conviene risalire all’informazione scientifica: la paroxetina è una molecola con un’azione inibitoria e selettiva sulla ricaptazione della serotonina nei neuroni cerebrali, rivelatasi efficace non solo nella cura delle depressioni, ma anche per tenere sotto controllo i disturbi di tipo ossessivo-compulsivo, attacchi di panico, fobie di vario genere. E, diversamente dagli psicofarmaci antidepressivi, non altera le funzioni psicomotorie. Ma se può provocare reazioni di ostilità e persino reazioni suicidiarie nei bambini e negli adolescenti....
La «dear doctor» ministeriale, rintracciabile come documento su Internet, è molto chiara: «I risultati di clinical trial condotti su bambini e adolescenti per ottenere l’estensione delle indicazioni terapeutiche al trattamento della depressione in queste fasce d’età non hanno dimostrato l’efficacia della paroxetina rispetto al placebo e hanno altresì evidenziato un maggior rischio di comportamenti autolesivi nel gruppo trattato con paroxetina rispetto al placebo».
La diffusione e l’uso di medicinali a base di paroxetina si è quintuplicato fra il 2000 e il 2002. Secondo uno studio dell’Istituto Mario Negri il fenomeno della somministrazione a bambini e adolescenti di antidepressivi è in continua espansione.

La Stampa 19 Febbraio 2005
IL PARERE DEL NEUROPSICHIATRA, DEI RAPPRESENTANTI DEI MEDICI DI FAMIGLIA E DEI PEDIATRI
«E’ l’unica terapia che abbiamo»
Marco Accossato

«Mi chiedo che alternativa ha uno specialista se si trova di fronte a un paziente con una sintomatologia acuta. Ad esempio uno di quei ragazzi o ragazze che hanno tentato il suicidio. Che cosa può fare il medico, se non ricorrere agli anti-depressivi?».
Il professor Roberto Rigardetto, responsabile della Neuropsichiatria Infantile al Regina Margherita, sintetizza così, con una domanda, la questione aperta dall’inchiesta della procura. «E’ vero, i bugiardini sconsigliano l’uso di questi farmaci prima dei 14 anni - conferma Rigardetto -, ma sono l’unica possibilità che abbiamo di fronte alle depressioni importanti».
Si calcola che i ragazzi pre-adolescenti e adolescenti che soffrono di depressioni importanti vadano dal 4 al 10 per cento del totale. «E’ ovvio - prosegue il professore - che se prescrivo uno psicofarmaco a un ragazzino perché è un po’ triste e svogliato commetto un grave errore, ma nei casi più seri è una terapia indispensabile». L’importante, ricorda Rigardetto, è rispettare quattro regole fondamentali: che queste sostanze siano usate con attenzione, dosandole, per un tempo limitato, e in collaborazione con i genitori». Conclude: «La psicoterapia è una strada importante e utile, ma ha tempi lunghissimi: non può essere la risposta giusta a una crisi acuta. La risposta alla crisi acuta sono gli antidepressivi».
Rifiuta le accuse anche il dottor Mario Costa, segretario della Federazione dei Medici di famiglia (Fimg): «Mentre da un lato rimbalza nei nostri studi medici la grande raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a non trascurare la depressione nell’adolescenza, dall’altra ci troviamo di fronte alla difficoltà di prescrivere questi farmaci. Farmaci che, voglio ricordare, non sono “proibiti”, ma “sconsigliati”». In scienza e coscienza, dice il dottor Costa, «tra il pericolo che un giovane depresso arrivi al suicidio e il rischio di trovarsi sotto accusa per aver prescritto un antidepressivo, il medico deve innanzitutto pensare al paziente. Quindi prescrivere il farmaco. Per il bene del malato. Oltretutto c’è sempre un’indicazione dello specialista».
I farmaci finiti nell’inchiesta della magistratura sono inibitori di ricaptazione della serotonina, sostanze di ultimissima generazione che rispetto a farmaci più vecchi hanno meno effetti collaterali, sono efficaci già a basso dosaggio, e non richiedono il controllo periodico dei livelli che il farmaco raggiunge nel sangue. Agiscono sul tono dell’umore, per riportarlo ai livelli di normalità.
Tra accusa e difesa, la questione resta insomma controversa. Innanzitutto: spetta ai farmacisti controllare l’appropriatezza di una prescrizione fatta da uno specialista? Non solo: tempo fa il dottor Nico Sciolla, segretario della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) aveva sostenuto che «in Italia non mi pare proprio ci sia un abuso di psicofarmaci per curare bambini e adolescenti», e che «se la depressione nasce da un problema ambientale è meglio pensare alla psicoterapia d’ascolto, ma se le origini del disturbo sono di tipo patologico è preferibile rivolgersi a un neuropsichiatra e seguire una cura farmacologica». Tesi, quest’ultima, respinta da Claudio Aimone, dell’Osservatorio sulla Salute Mentale, consulente accreditato di «Giùlemanidaibambini», la principale campagna italiana di sensibilizzazione contro gli abusi di psicofarmaci in bambini ed adolescenti. «Le evidenze danno torto ai sostenitori dello psicofarmaco: dopo la decisione del ministero della Salute inglese di vietare la paroxetina, negli Stati Uniti è diventato obbligatorio per i produttori segnalare sulle confezioni di un’ampia gamma di antidepressivi che gli stessi possono indurre al suicidio».

La Stampa 19 Febbraio 2005
IL FENOMENO ANALIZZATO DA TILDE GIANI GALLINO: UN INQUIETANTE SEGNO DEI TEMPI
La psicologa: vittime del nostro infantilismo
«Le prime denunce sull’abuso di sedativi arrivano dalle elementari»

Francesca Paci

Figli del Prozac? Figli piuttosto di una società di struzzi, che nasconde nella sabbia testa e problemi esistenziali. Gli esperti di psicologia infantile leggono nell’abbraccio mortale tra antidepressivi e bambini un allarmante segno dei tempi. Che società è quella che affida ai tranquillanti l’inquietudine dei propri ragazzi? Secondo una ricerca dell'istituto di ricerche farmacologiche «Mario Negri» di Milano, pubblicata poche settimane fa sul British Medical Journal, le prescrizioni di antidepressivi a pazienti minorenni sono quadruplicate negli ultimi anni. Un’abitudine che si prende in casa. Il nostro paese conta 50 confezioni di psicofarmaci ogni 100 abitanti. Vuol dire che quasi ogni famiglia ne tiene in casa una riserva.
I più piccoli proiettano ingigantite le insicurezze degli adulti. Tilde Giani Gallino, docente di Psicologia dello Sviluppo all’Università di Torino rovescia la prospettiva: il dilagare del Prozac tra i ragazzini non dipenderebbe dalla loro precoce e patologica voglia di crescere ma, piuttosto, dall’infantilismo dei grandi. Genitori e medici. Sentite: «Viviamo in una società che sfugge le preoccupazioni, si abusa delle medicine nell’illusione di rendere la vita meno difficile. E’ naturale che di fronte ad un bambino troppo apatico o troppo agitato si faccia ricorso agli psicofarmaci».
Nel 2002, negli Stati Uniti, due milioni e 100 mila ricette per antidepressivi sono state prescritte per minori di 18 anni. Pochi mesi fa il governo di Londra ha vietato questo tipo di somministrazioni, 50 mila bambini inglesi risultavano allora in cura con antidepressivi. E l’Italia? Il caso di Torino fotografa la punta di un fenomeno sommerso e molto diffuso. Continua la Giani Gallino: «L'abitudine all’uso dei sedativi è più comune di quanto si creda. Le denunce ci arrivano dagli insegnanti, soprattutto elementari, raccontano di ragazzini con comportamenti strani, che si addormentano sui banchi, che passano da grandissima vivacità a strane forme di apatia». Figli del Prozac e di una società di struzzi. E domani, che genitori saranno a loro volta? «Gli effetti peggiori dei tranquillanti sono sulla volontà. Non è tanto una questione di dipendenza: il ragazzo che si impasticca si abitua a vivere in modo deresponsabilizzato. Impara che c’è una soluzione artificiale alla depressione ed ai problemi, scappa».
Le storie di adolescenti che si sono uccisi o sono diventati violenti dopo aver preso psicofarmaci sono numerose ma restano spesso un dolore privato delle famiglie. Lo scorso anno la casa farmaceutica GlaxoSmithkline annunciò improvvisamente alcuni studi che dimostravano un aumento di suicidi tra i bambini trattati con Paxil, uno psicofarmaco. Dopo poco si associò la Wyeth, produttrice dell’Effexori, denunciando la scoperta degli effetti nefasti delle pillole in un’inchiesta pubblicata dal quotidiano americano «New York Times». Aneddotti dunque, ma anche test clinici.
«La cosa certa è che queste medicine modificano la personalità - continua Tilde Giani Gallino -. Vent’anni fa questi farmaci non c’erano, i genitori avevano ugualmente problemi a crescere i figli ma reagivano con l’autoritarismo. Siamo passati da un eccesso all’altro, il permessivismo incondizionato arriva fino alla somministrazione di pillole antidepressive, come fossero un surrogato alla felicità prêt à porter».

Ansa.it 19/02/2005 - 14:35
Psichiatria: con antidepressivi aumenta rischio suicidio
Emerge da uno studio canadese e britannico sugli adulti

(ANSA) - WASHINGTON, 19 FEB - Gli adulti che prendono antidepressivi come il Prozac sono più a rischio suicidio. La probabilità è due volte superiore dei pazienti di un gruppo di controllo a cui è stato dato un placebo, secondo uno studio canadese e britannico pubblicato nella British Medical Journal. Il risultato dello studio rispecchia l'esito di uno analogo, effettuato su bambini dall'Fda americana, l'agenzia che controlla la vendita di farmaceutici e alimenti.
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