venerdì 11 febbraio 2005

PIETRO INGRAO

Liberazione 11.2.05
PIETRO INGRAO: PRESIDENTE NON CAPISCO


Il lettore trova qui accanto il testo di un documento che perviene dal Quirinale e che è stato gentilmente trasmesso a
Liberazione da Salvatore Sechi, stretto collaboratore del Presidente della Repubblica. Suppongo che tale testo sia stato inviato a questo giornale a cagione di un appello pubblicato da Liberazione e rivolto al Presidente della Repubblica, in cui si tornava ad invocare l'applicazione e - come dire? - la riabilitazione dell'articolo 11 della Costituzione, che consente e legittima solo la guerra di difesa. Dico: "suppongo , perché il collaboratore del Presidente della Repubblica non ha dato a questo giornale nessuna spiegazione di quell'invio: o perché ritiene che a Liberazione sono dei sapienti per i quali non c'e bisogno di nessun lume, o perché siamo dei pali piantati lungo la strada o anche degli alberi fronzuti, con i quali non c'è modo di nessun dialogo, anche quando si tratta di una guerra condotta dal nostro Paese. Oppure perché le considerazioni esposte nel documento trasmesso dal Sechi siano di tale clamorosa evidenza, per cui non servano chiose. E allora, dopo aver letto quel testo giunto dal Quirinale, chi scrive queste righe ha domandato - come quidam de populo - al direttore di questo giornale un po' di spazio per esprimere un suo rozzo disagio. Ed è questo.
Chi scrive accende la televisione, legge il giornale, chiacchera per la strada o al bar: e apprende che in un paese chiamato Iraq si spara e si uccide, da molti mesi. E prova turbamento. Si interroga: che sono quegli spari, quel sangue, quei morti? È guerra oppure no? Chi l'ha promossa? L'Onu? Non mi pare. Gli Stati Uniti? Non mi pare. Forse è la guerra preventiva di cui ha parlato Bush? Pare. E chi sono e che fanno quei soldati italiani, anche loro in Iraq? Sono alleati di Bush? Così sembrerebbe. Alleati nella guerra. Tutti lo vediamo- da mesi e mesi - che là in Iraq ci sono corpi armati in conflitto. E muoiono persone - molte ormai- per mezzo delle armi. Eppure non è guerra. Almeno così sembra dire quel documento del Quirinale. E allora che sarà? Come mai ci sono morti e bare, e anche prigionieri, e torture? O invece queste sono notizie false, e i soldati italiani sono in visita di piacere agli irakeni, o a passeggio? In questi giorni c'è angoscia nel nostro Paese, perché una giornalista del
Manifesto, Giuliana Sgrena, nelle strade di Baghdad è stata rapita e imprigionata. E non sappiamo ancora dove è rinchiusa e addirittura se è ancora viva. E speriamo ardentemente che essa si salvi. Ma perché mai l'hanno rapita? E perché Giuliana si trovava a Baghdad, dove americani ed irakeni ed altri ancora sparano e si uccidono, e rapiscono e si maledicono? lo pensavo che tutto questo fosse perché in quei luoghi c'è una guerra, e perciò coraggiosamente Giuliana fosse andata a vedere e a testimoniare sulla tragedia di quelle terre. Ma forse mi sbaglio. Non riesco a trovare le risposte esatte. Sono confuso. Come sono difficili le leggi che si danno gli uomini: anche sull'uccidere. E pensare che a suo tempo presi la laurea in giurisprudenza: e sono stato anche deputato, per molti anni. E anche Presidente della Camera. Eppure non capisco. Leggo quella pagina che viene dal Quirinale e mi confondo. Non comprendo più perché in quelle aride terre irakene sparano a morte ormai da tanto tempo. Non capisco che fanno: anche loro, i soldati italiani. Scusatemi: non capisco.
Pietro Ingrao