I RISULTATI DI UNA RICERCA DELL’OSSERVATORIO EPIDEMIOLOGICO DI BOLOGNA
Bere senza freni, anche in Italia lo «sballo» è femmina
«Vino, birra e cocktail non sono più strumenti per socializzare. I giovani vogliono cancellare le angosce»
Franco Giubilei, corrispondente da BOLOGNA
Birra, vino, long-drink o cocktail, qualsiasi alcolico va bene, purché raggiunga l’obiettivo, e cioè «stoni», faccia sballare, riesca ad allentare tensioni e angosce. Cresce il consumo di alcol fra i giovani e lo dimostra una ricerca dell’Osservatorio epidemiologico metropolitano di Bologna, ma la vera novità sono le ragazze, che bevono sempre di più, quasi cercassero di colmare le differenze con l’altro sesso.
I dati, raccolti su un campione di 2 mila giovani dall’età media di 24 anni, intervistati l’estate scorsa ai concerti di Arezzo Wave, dei Cure all’Heineken Jammin’ Festival e al Flippout Festival, mostrano come le rischiose abitudini con la bottiglia non riguardino prevalentemente il cosiddetto sesso forte. Gli operatori hanno fatto compilare un questionario diretto a far emergere le situazioni problematiche senza aggredire gli interessati. Quattro semplici domande: «Senti mai il bisogno di ridurre il bere? Sei mai criticato dagli altri per il modo di bere? Mai provato disagio o senso di colpa per il tuo modo di bere? Mai bevuto alcolici appena alzato?». Una sola risposta positiva significa percezione dell’esistenza del problema, e qui hanno detto sì il 33% delle ragazze e il 47% dei maschi. Due su quattro vogliono dire alto rischio di alcoldipendenza, una condizione che riguarda il 14,2% delle prime e il 22,2% dei secondi. Con tre sì su quattro domande si è di fronte alla certezza della dipendenza: il 4,6% delle ragazze e il 9,4% dei ragazzi è in questa situazione. Inoltre le femmine cominciano a bere in età più giovane rispetto ai maschi.
Raimondo Pavarin, il sociologo ed epidemiologo che ha coordinato lo studio, osserva: «L’uso dell’alcol da parte dei ragazzi sta cambiando: dalla “cultura bagnata”, cioè il bere inteso come mezzo per socializzare, si è passati alla “cultura secca”, tipica dei Paesi anglosassoni, dove si beve allo scopo di sballare con l’alcol. Con la nostra ricerca abbiamo notato che le ragazzine mostrano una maggiore tendenza a bere e, pur avendo una percezione del problema, non si controllano. Vediamo anche come le ragazze tendano a eguagliare i maschi nei loro comportamenti, e questo avviene con le sigarette e con l’alcol, ma anche con le droghe. In altre parole tendono ad assumere stili di vita sempre più simili a quelli dei ragazzi». Per gli stupefacenti, le differenze si assottigliano ancora di più: oltre il 22% delle femmine ammette di aver fatto uso di sostanze nell’ultimo mese contro il 24% dei maschi, un dato che si ripete per quante hanno mischiato droga e alcol nello stesso periodo, mentre il mix di stupefacenti è stato provato dal 22% delle ragazze.
Gli operatori dell’Osservatorio bolognese hanno poi indagato un altro aspetto della vita degli intervistati, cercando di sondare il grado di soddisfazione di ragazzi e ragazze e anche qui le donne hanno mostrato notevoli segni di inquietudine: nel 42,3% dei casi si dichiarano preoccupate per il futuro (contro il 35,3% dei maschi), nel 26,6% non sono soddisfatte della scuola e nel 29% non lo sono del loro lavoro. Il partner non le accontenta per il 23,5% (21% la risposta dei maschi) e l’insoddisfazione arriva al 30% per quanto riguarda il rapporto con i genitori.
Gli elementi dello studio, infine, sono stati incrociati secondo criteri scientifici in modo da stabilire una relazione tra le indicazioni raccolte e le conclusioni compongono un quadro ad alta instabilità per le giovani del terzo millennio: «Le femmine mediamente sono più insoddisfatte dei maschi e più preoccupate del futuro – commenta Pavarin –. Può darsi che siano alla ricerca di nuovi riferimenti, dato che stanno attraversando un’importante fase di transizione che le vede sempre più simili ai maschi per gli stili di vita, come per l’alcol e le droghe. E nei profili di rischio, dove i dati sono stati messi in rapporto fra loro, le ragazze emergono sempre perché lamentano ansia, depressione e problemi con il sonno».
Yahoo! Salute mercoledì 16 febbraio 2005
Psichiatria, Psicologia e Neurologia
L'alcol distrugge il cervello dei teenager
Il Pensiero Scientifico Editore
David Frati
Il cervello ancora in via di maturazione dei teenager è particolarmente esposto ai rischi di danni dovuti al consumo di alcol. Lo dimostra uno studio pubblicato sulla rivista Alcohol: Clinical and Experimental Research.
Molte recenti ricerche hanno dimostrato che i teenager che abusano di alcol hanno problemi di memoria, di apprendimento, e gli studi sugli animali suggeriscono che questi effetti deleteri possano persistere nell’età adulta. L’ultima ricerca in ordine di tempo arriva dal team di ricercatori guidato da Peter M. Monti della Brown University di Providence, Rhode Island nell’ambito di un simposio della Research Society on Alcoholism tenuto a Vancouver.
Utilizzando tecniche di neuroimaging per analizzare l’attività del cervello di teenager con problemi di abuso di alcol e raffrontarla con teenager normali, Monti ha riscontrato molte anomalie. Durante dei test di memoria, il cervello dei teenager con problemi di alcolismo si è mostrato molto più attivo. Viceversa, quando lo stesso test è stato effettuato su donne alcolizzate dai 18 ai 25 anni, il risultato è stato opposto: l’attività cerebrale stata minore e i loro cervelli hanno offerto performance peggiori. Questi risultati solo apparentemente incoerenti suggeriscono che durante la fase precoce dei disordini da abuso di alcol, nell’adolescenza, il cervello ‘arruoli’ altri neuroni per compensare la sua carenza e portare a termine il suo compito. Ma se l’abuso di alcol prosegue per qualche anno, il danno alle cellule cerebrali cresce e diventa ingestibile per il cervello.
Un fenomeno particolarmente preoccupante è quello dei cosiddetti ‘blackout’: moltissimi teenager (circa metà di quelli intervistati dai ricercatori) riferiscono di bere così tanto a volte che il giorno dopo nemmeno riescono a ricordare cosa hanno fatto durante la festa o la nottata in discoteca durante la quale si sono ubriacati. Si teorizza che negli adolescenti la parte del cervello implicata nella formazione dei ricordi sia particolarmente vulnerabile agli effetti deleteri dell’alcol.
“A questo punto la sfida è far percepire il pericolo ai teenager”, spiega Monti. “Troppo spesso il bere, le sbornie, i blackout sono visti come un ingrediente inevitabile del processo di crescita”.
Fonte: Alcohol: Clinical and Experimental Research, 2005.