lunedì 21 febbraio 2005

tredicianni

Repubblica Napoli 21.2.05
Un progetto rivela che ai ragazzi manca l'attenzione, non l'affetto dei genitori. E sorpresa: i tabù sono tanti
Sesso e affetti, il punto debole
In un questionario alla media Fiorelli la crisi dei tredicenni
Una insegnante e gli psicologi della Asl dialogano da quattro anni con gli alunni sui problemi in famiglia
BIANCA DE FAZIO

Quando quattro anni fa i ragazzi della scuola media Fiorelli espressero l'esigenza, oltre che il desiderio, di avere un confidente adulto, uno che non li tradisse, che gli fosse amico, ma che sapesse ragionare da "grande" e mediare con i loro genitori, la scuola decise di aprire uno sportello di ascolto. Confidente degli studenti divenne la professoressa Patrizia Mottolese, che si accollò l'impegno con entusiasmo e sensibilità e che oggi a scuola è un punto di riferimento per tutti i ragazzi, oltre che per quelli della sua sezione, la "H". Lì la professoressa scoprì che quello che ai ragazzi mancava, in sostanza, era il dialogo con i genitori, come da tempo sentenziano gli esperti. Che il loro non soddisfatto egocentrismo infantile li priva di serenità, li fa sentire smarriti. Privi non di affetto, ma di attenzione. «Vorrei meno baci ma più domande» dice qualcuno. Ingredienti che, uniti al momento adolescenziale di grande trasformazione del corpo e dei sentimenti, produce una miscela esplosiva.
Spesso all'origine di un disagio che ci si affanna a esplorare ogni volta che scoppia il dramma. «Ma noi il dramma lo vogliamo anticipare, prevenire», spiega Mottolese. Che s'è umilmente fatta aiutare, nell'impresa, dall'Unità operativa di salute mentale della Asl, diretta dal professor Claudio Petrella. «La psicologa Angela Candela affianca le nostre iniziative ed è ormai, anche lei, una presenza fissa e fondamentale della nostra scuola». Incontri, colloqui, dialogo. E, da quest'anno, un progetto rivolto a tutte e venti le classi di seconda e di terza media, su "Sessualità e affetti nell'adolescenza". Dell'opportunità di affrontare questi temi tra i banchi, nella scuola dell'obbligo, si parla ormai da trent'anni, affidando talvolta l'iniziativa a singoli docenti, mentre sono pochi gli istituti che abbiano messo su una iniziativa più strutturata. «Noi abbiamo voluto farlo quando abbiamo verificato quanto possano essere traumatizzati e sconvolti, i nostri ragazzi, dalla scoperta del sesso. Quanto possa essere drammatica la rottura col proprio corpo in trasformazione, non accettato, magari, perché diverso dai modelli sociali dominanti» aggiunge l'insegnante.
Il progetto ha preso il via con la visione di un film Thirteen di Catherine Hardwicke, che queste problematiche le affronta senza infingimenti. Dopo il film, un questionario ha dato voce ai ragazzi. Questionario anonimo, ma da ciascuno insegnanti e psicologi hanno ricevuto un pugno nello stomaco. A dispetto delle chiacchiere sull'entusiasmo adolescenziale per la famiglia allargata, ecco il "terrore dello sfascio familiare" comune quasi a tutti. Solo una decina di studenti (su circa 400) ha dichiarato che accetterebbe la separazione tra i suoi "pur di vederli felici". Tutti gli altri sarebbero pronti a tutto (alcuni anche a vederli picchiarsi), pur di continuare a tenere mamma e papà sotto lo stesso tetto. E più della metà confessa di avere "paura del sesso", smentendo una esibita sfacciataggine e un atteggiamento disinibito che il più delle volte fanno solo da maschera.
Poi ci sono i pregiudizi sull'omosessualità, anche questi diffusi in percentuali inaspettate. E l'ammissione di conoscere poco la propria virilità o femminilità. «Questi ragazzi interpretano l'identità di "altri", quando scelgono come vestirsi e comportarsi. Siano le Veline o i maschi violenti, si tratta di modelli adottati acriticamente e comunque senza superare quell'indeterminatezza sessuale che gli adolescenti, solo se guidati, ammettono di soffrire».
Il questionario, con le risposte dei ragazzi, ha fatto da cavallo di Troia in Consiglio d'istituto: la dirigente della Fiorelli, Maria Cristina Palmiero, lo ha sottoposto ai rappresentanti dei genitori e ne è scaturita l'indicazione di estendere il progetto, per il prossimo anno, anche alle classi di prima media.