mercoledì 30 marzo 2005

brevi dal web (29.3.05)

Yahoo!Notizie Martedì 29 Marzo 2005, 17:58
Anoressia: Per Vincerla Parte Da Milano Il "Tour Dell'Autostima"

Milano, 29 mar. (Adnkronos Salute) - Anoressia e bulimia colpiscono in Italia tre milioni di persone, soprattutto donne e giovanissimi. Per vincere il disagio parte da Milano il 'Tour dell'autostima', una campagna itinerante organizzata da Dove in collaborazione con 'Donna Moderna' e Associazione Minotauro. Da oggi a giovedi' 31 marzo in via Beltrami, angolo piazza Castello, stazionera' un grande camper con medici e psicologi a disposizione dalle 10 alle 19 per consulenze su misura. L'iniziativa proseguira' per tutto aprile in altre otto citta' italiane. Il van - riferisce una nota dei promotori - fara' tappa a Torino, Genova, Mestre, Bologna, Ancona, Frosinone, Napoli e Bari. L'obiettivo del progetto e' di promuovere una nuova cultura della bellezza reale, non stereotipata e lontana dai modelli irraggiungibili proposti da moda e media. Sul camper le donne che lo desiderano potranno farsi scattare una foto, che servira' a creare la prima grande mappa della bellezza italiana, scrivere la propria 'pillola di autostima' o aderire con una firma al 'Manifesto per la bellezza autentica'. Potranno inoltre incontrare una giornalista di Donna Moderna allo 'Sportello dell'autostima' e raccontare, con un'intervista o un questionario, la propria esperienza in ambito familiare o lavorativo. L'osservatorio continuera' con un forum on line sul sito web del settimanale (www.donnamoderna.com). Per ogni foto o firma lasciata, Dove devolvera' una cifra al 'Fondo per l'autostima' a favore dell'Associazione Minotauro per prevenire i disturbi alimentare. (Red-Opa/Adnkronos Salute)

lescienze.it 29.03.2005
Depressione e insonnia nei malati di AIDS
I pazienti nella fase finale dell'infezione hanno maggiori probabilità di soffrire di insonnia

Secondo un'analisi sistematica di 29 studi sull'argomento, la depressione sembra essere una causa importante di insonnia nei pazienti infetti da HIV. Steven Reid dell'Imperial College di Londra, principale autore dell'analisi, sostiene che "data la prevalenza di ansia e di depressione che accompagna l'infezione di HIV, non è sorprendente che in questi pazienti i disturbi psichiatrici risultino associati con problemi del sonno".
In un articolo pubblicato sulla rivista "Psychosomatic Medicine", i ricercatori spiegano che i pazienti nelle fasi finali dell'infezione di HIV e coloro che hanno subito un qualche tipo di disfunzione cerebrale come risultato della malattia hanno anche maggiori probabilità di soffrire di insonnia. "Gli studi analizzati - afferma Reid - rivelano che, nonostante l'insonnia accompagni frequentemente le persone che convivono con il virus HIV, c'è ancora una considerevole incertezza sulle sue cause e sul suo significato".
Studi precedenti avevano ipotizzato che i pazienti presentassero cambiamenti nei periodi di sonno REM (rapid eye movement) e non-REM, oltre ad altri mutamenti di ritmo, che potevano portare all'insonnia. Ricerche più recenti, invece, si sono basati sulle dichiarazioni degli stessi pazienti a proposito delle proprie abitudini di sonno, della difficoltà di addormentarsi o della frequenza di incubi. Tutti gli studi hanno rivelato una "relazione forte e consistente" fra i problemi psicologici, in particolare la depressione, e l'insonnia. Secondo Reid, per prevenire l'insonnia gli operatori sanitari dovrebbero prestare maggiore attenzione alla diagnosi e al trattamento dell'ansia e della depressione nei pazienti con HIV.

clicmedicina.it 29 marzo 2005
Depressione associata ad aumento del rischio di demenza nell'uomo

Gli uomini con una storia di depressione risalente a molto tempo prima dell'insorgenza di qualunque problema di memoria o comunque della sfera cognitiva sono portatori di un rischio di sviluppare demenza decisamente superiore rispetto agli altri, e ciò è particolarmente valido per il morbo di Alzheimer. Questo fenomeno non viene però osservato nelle donne. D'altro canto, la prevalenza delle manifestazioni cliniche sia di quest'ultimo che della depressione differisce fra uomini e donne. E' noto che il cervello maschile e quello femminile presentano differenze anatomiche e funzionali e sono esposti in modo diverso agli ormoni sessuali nell'arco della vita, ormoni non privi di effetti su queste due malattie. Di conseguenza, il cervello maschile e quello femminile potrebbero reagire a condizioni che causano o favoriscono una patologia in modo completamente differente, il che rispecchia quanto rilevato nel presente studio. Dati la prevalenza della depressione e l'aumento della longevità in tutto il mondo, le implicazioni sanitarie ed economiche di queste osservazioni sono evidenti. Inoltre, la prevenzione dei disturbi depressivi ed il trattamento sia aggressivo che a lungo termine della depressione possono avere un impatto sull'epidemiologia della demenza: ciò risulta particolarmente rilevante negli uomini, dato che essi generalmente ammettono meno facilmente i sintomi della depressione e meno facilmente ricercano il trattamento. (Ann Neurol 2005; 57: 381-7)

laprovinciadilecco.it 29 marzo 2005
Le battaglie di Sirchia Un milione e mezzo di persone malate: gratis le terapie di prevenzione e cura Un piano per combattere l'oscuro male della depressione

ROMA. Un piano nazionale per combattere la depressione che coinvolge i ministeri di Salute, Istruzione, Lavoro e Comunicazioni e le cui linee guida saranno pronte in ottobre: lo ha annunciato il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, aprendo così un nuovo importante fronte dopo la lotta al fumo e all'alcol. Bambini a adolescenti, anziani e donne in gravidanza saranno, secondo il ministro, i principali destinatari del piano, volto a contrastare un disturbo sempre più diffuso, che in Italia colpisce un milione e mezzo di persone e del quale, secondo le stime, almeno cinque milioni di italiani hanno sofferto almeno una volta nella vita. Dopo le battaglie contro il fumo, l'alcol e l'obesità, il ministero della Salute ha individuato nella depressione il prossimo obiettivo di una campagna da mettere in atto su scala nazionale per la prevenzione e la diagnosi precoce. «Voglio arginare il diffondersi della depressione, che è una malattia in costante crescita», ha detto Sirchia. «Sarà un piano condiviso dalle Regioni e sul quale si investirà parte del Fondo sanitario, che ammonta a ben 90 milioni di euro», ha aggiunto il ministro. Saranno inoltre coinvolti nel piano medici di medicina generale, pediatri, consultori per la preparazione al parto e geriatri. Il piano, la cui prima bozza d'intervento è attesa entro il 31 luglio, si articola su cinque livelli: prevenzione della depressione; riconoscimento precoce, trattamento dei casi lievi; trattamento dei casi moderati; trattamento dei casi gravi. Sono già stati costituiti, ha detto ancora il ministro, tre gruppi di lavoro incaricati di preparare le linee guida per le categorie più a rischio di depressione: bambini e adolescenti, donne e anziani. Le linee guida sono attese nel prossimo mesi di ottobre, in modo da poter presentare il piano nella prossima Finanziaria per ottenere i fondi necessari. «Contiamo di cominciare a concretizzare il progetto l'anno prossimo, ma poiché nulla si improvvisa ci vorrà del tempo prima di realizzarlo concretamente», ha osservato Sirchia. Le terapia di prevenzione e cura, ha aggiunto, «non saranno assolutamente pagate dai pazienti o dai loro parenti». Tra le iniziative previste per gli anziani, il potenziamento della figura di custode sociale già attiva a Milano, Torino e Genova. Per bambini e adolescenti si prevede di coinvolgere la scuola, con la collaborazione degli insegnanti nell'identificare i comportamenti-sintomo della depressione. Per le donne in gravidanza, infine, il piano prevede sedute di psicoterapia di gruppo per la preparazione al periodo successivo al parto. Tutto questo nel'ottica di attenuare le situazioni di un «rischio sctrisciante» che interessa sempre più le nostre comunità: troppo spesso si è detto della necessità di prevenire dopo che è scoppiato il «caso». Questa volta si è deciso di agire razionalmente, nel segno della miglior prevenzione.

Yahoo!Salute martedì 29 marzo 2005
Neuroestetica: la base per comprendere l'arte
Il Pensiero Scientifico Editore

Empatia tra cervello e arte: è solo questione di nueroestetica. Non è un gioco di parole, ma una nuova disciplina. Lo scorso febbraio si è tenuto al Berkely Art Museum, all’Università di Berkely in California, il quarto congresso internazionale di neuroestetica. Scultori, pittori, fotografi, neurobiologi, neurologi, psichiatri e psicologi insieme a discutere sulle interazioni fisiologiche e funzionali tra il cervello e il gusto del bello, tra i neuroni e l’estetica. La notizia è stata ripresa sull’ultimo numero della rivista disponibile on-line Plos Biology.
L’oggetto del congresso del 2005 è stato l’empatia nel cervello e nell’arte, in altri termini come si colloca l’abilità dell’uomo di riconoscere e rispondere alle espressioni di altri uomini. Perché davanti ai girasoli di Van Gog tutti si sentono rapiti, tanto da considerarlo un opera d’arte? Perché non succede con uno schizzo di buona fattura fatto da un bravo studente di una scuola d’arte. La differenza, secondo gli artisti, la fa proprio l’empatia: il grado di rapporto emotivo-attrattivo che si genera con un opera d’arte e non con un qualunque prodotto della fantasia di improvvisati artisti.
E a dar manforte a questa ipotesi, si aggiungono anche i neurologi e i neuropsichiatri i quali spiegano che il cervello visivo è composto di una corteccia visiva primaria (situata nella parte posteriore del cervello) che riceve tutti i segnali della retina. Negli ultimi 25 anni si è scoperto che questa area è circondata da molte altre aree visive, ciascuna delle quali è specializzata a elaborare un aspetto specifico della scena visiva: forma, colore, movimento, volti. Queste aree sono deputate sia all’elaborazione che alla percezione. La rete neuronale contribuisce a creare delle “ricostruzioni” visive che sono anche quelle che percepiamo come più belle, perché ne riconosciamo le forme o i colori,. Così la specializzazione funzionale che si trova nell’estetica riflette l’organizzazione cerebrale. Questo, almeno, secondo una ricostruzione meccanicistica e funzionale del cervello.

Fonte: Parthasarantlhy H. Expressing the big picture. Plos Biology 2005;3. www.plosbiology.org