giovedì 10 marzo 2005

da Avvenimenti in edicola:
Margherita Hack, e Ipazia

Da Avvenimenti n 9 dal 4 al 10 marzo 2005
La scienziata Margherita Hack
Il medioevo dietro l’angolo

La legge 40 oscurantista e liberticida
di Simona Maggiorelli

Instancabile, Margherita. La scienziata fiorentina, che è stata la prima e unica donna a dirigere un laboratorio di astrofisica in Italia, continua, con la solita passione, al dipartimento di astronomia di Trieste il suo lavoro quotidiano di ricerca, ma anche di divulgazione. Un talento che di recente l’ha portata anche nei teatri per un ciclo di conferenze spettacolo.
Brillantissima carriera la sua. In Italia, ma anche all’estero dove è stata spesso visiting professor nelle università. "Difficoltà per il fatto di essere donna non ne ho mai trovate - racconta la scienziata -. Molto dipende dalle donne stesse, che si sentono escluse, che si fanno complessi. Io non ne ho mai avuti. Con i colleghi, anzi, c’è sempre stato un simpatico cameratismo". E aggiunge, " Semmai è vero che ho dovuto studiare e lavorare di più. Quando ho vinto la cattedra nel 1950, alla fine, avevo molti più titoli dei docenti uomini".
Ma nell’ultimo cinquantennio molte cose sono cambiate. "Oggi - assicura la Hack - le ricercatrici sono numerose, nell’università sono più del 50 per cento. Le associate circa un 30 per cento. Va peggio fra gli ordinari di prima fascia, dove arriviamo solo all’11 per cento. Ma penso che la situazione possa cambiare visto che le ricercatrici in questi ultimi anni sono altrettanto numerose dei ricercatori". Insomma non è la discriminazione di sesso a preoccupare la scienziata. " Piuttosto - dice - è la ricerca in generale ad essere in pericolo in Italia. La riforma Moratti, se dovesse andare avanti, significherebbe la distruzione dell’università. Sono già state sospese le assunzioni. Non si fanno più concorsi. Voler cancellare il ruolo dei ricercatori, poi, è una follia. Sono la linfa vitale dell’università, sono i giovani che danno il massimo impulso alla ricerca, importantissimi per la didattica. Abolire i ricercatori vuol dire costringere i giovani migliori ad emigrare e proporre a chi è ancora studente una fuga dall’università. La prospettiva di rimanere precari fino a 40 o 45 anni non è certo allettante". Ma senza la ricerca universitaria, avverte la Hack ,“ non c’è più quell’innovazione e quel progresso che sono fondamentali nel rendere competitivo un paese".
Freni alla ricerca, divieti imposti per legge, il pensiero di Margherita Hack corre alla legge 40: quasi stenta a credere che si sia potuta varare una norma come questa sulla fecondazione assistita. "Una legge medievale", sbotta la scienziata fiorentina. "Dire che l’embrione ha l’anima è assurdo. E se anche l’avesse, allora seguendo la loro logica ancor più dovrebbe averla il feto. È una contraddizione in termini proteggere l’embrione più del feto".
E sullo stop che la legge 40 mette alla ricerca sulle cellule staminali embrionali? “ Una decisione delinquenziale - denuncia - perché si tratta di un campo estremamente vitale per la salute umana.
Promette di guarire malattie terribili, e oggi incurabili, come la sclerosi a placche e l’Alzaheimer. A non solo. “ E’ una legge antiscientifica e liberticida - aggiunge - perché incide sulle libertà più private, costringendo chi può permetterselo ad andare all’estero, penalizzando chi non ha i soldi per farlo". E poi sferzante su questo governo: "Dietro questa legge vedo un segno di grande incompetenza, di arroganza e di mancanza di rispetto per la libertà da parte di una formazione come la Casa delle libertà che in fatto di libertà, di fatto, dimostra di non capire proprio niente".
Ma c’è anche un’altra questione, ormai all’ordine del giorno, che preoccupa seriamente la Hack: la messa in discussione della legge sull’aborto, di cui parla apertamente il ministro Buttiglione, dopo che il papa ha paragonato l’aborto alla Shoah: "Si vuole tornare a regredire al medio evo – è il commento di Margherita Hack -. Per risolvere il problema dell’aborto basterebbe promuovere l’uso della pillola del giorno dopo. Che si sa in gran parte d’Europa, ma non in Italia. E in ogni caso quello proposto dalle gerarchie ecclesiastiche è un paragone inaccettabile. C’è una bella differenza – spiega la Hack - fra l’aborto, che per una donna non è certo un divertimento, ma una soluzione dolorosa a cui si ricorre quando non si può portare avanti una gravidanza, e la Shoah che è stata una
distruzione premeditata di intere popolazioni per il solo fatto che non erano di razza ariana. Quando parlare di razza per gli esseri umani non ha proprio senso. Siamo tutti della stessa razza".

RICORDANDO IPAZIA,
LA PRIMA SCIENZIATA

Giovane, bella e colta: Nel 400 d.C, Ipazia di Alessandria fu la prima vera scienziata d’Occidente. Studiò fisica, medicina, astronomia. Suo è il commentario più famoso nell’antichità alle opere di Tolomeo. E si tramanda anche che fosse brava nella divulgazione, che a volte faceva in piazza, ( lo ricostruisce la recente biografia scritta da Adriano Petta e Antonino Colavito edito da Lampi di Stampa). Ma l’8 marzo del 415 d. C dei cristiani la trascinarono in una chiesa , le strapparono i vestiti e la uccisero con dei cocci rotti. “Una grande scienziata – dice Margherita Hack – finita vittima del fondamentalismo religioso. Come molti altri ricercatori nella storia, del resto, a partire da Giordano Bruno”.
Le statistiche dicono che le scienziate italiane sono sempre più numerose. E bisogna dire anche che furono le università italiane nel ‘600 a dare le prime lauree honoris causa alle studiosr, anche se le università si aprirono ufficialmente alle donne solo nel 1876. Oggi, rispetto a una media mondiale di iscritte a corsi scientifici del 25 per cento, in Italia arriviamo al 52 per cento. S.M.