sabato 23 aprile 2005

feticci e frattaglie

La Stampa TuttoLibri 23.4.05
Quegli occhi di Einstein in una cassetta di sicurezza
Di reliquia in reliquia, la mistica delle frattaglie anatomiche:
dalle ceneri di Dante al pelo di Maometto


UNA dolente Polonia pare avesse chiesto di poter venerare nella cattedrale di Cracovia una reliquia del corpo del pontefice appena spirato. Ambiva al cuore. La notizia mi ha indotto a ricercare in un recesso della biblioteca di casa un libretto non più aperto da anni: un dizionario che elenca reliquie sparse per il mondo. È un'operina figlia delle convulsioni positivistiche e del forte anticlericalismo fine Ottocento. Dalle sue pagine affiora una parade superlativa di materiali anatomici in odore di santità e reperti vari, fortemente taumaturgici, inventariati con irriverente sarcasmo: costole, tibie, chiodi, veli, tuniche, croci, unghie, ecc. Inoltre vengono evocate storie di traslochi di ossa, come quelle dei tre Re Magi portate da Milano a Colonia, dove si venerano ancora; e corpi di un unico santo «integro» in almeno tre luoghi diversi. All'impunito dizionarietto, che ironizza pure sulle impronte lasciate dal Maligno - il dito abbruciante di Lucifero sul cuscino di santa Redegonda, il fetido alito di Beelzebub rinchiuso in una fiala, la cacca di Belial dentro una scatola d'ametista - la sorte ha voluto si accompagnasse, imbottendo le sue pagine, un foglietto manoscritto e un certo numero di vecchi ritagli di giornale prossimi alla decomposizione. Sono suppletive reliquie cartacee. Il foglietto, in elegante corsivo, tipo memorandum, elenca rimasugli affini a quelli trattati dal dizionario, tuttavia di natura più laica anche se a loro modo fortemente sacrali: «Le ceneri di Dante», «la salma di Casanova a Dux», «i capelli e i denti di Lorenzo il Magnifico», «il cranio di Mozart», «la testa di Goya», «il pelo di Maometto». È la reliqueria periodicamente riscoperta da qualcuno in vena di scoop e messa in concorrenza con il primato collezionistico di venerabili reperti adunati della Chiesa. Infilati nel dispettoso Dizionario delle reliquie, gli scraps giornalistici trattano anch'essi di «sante anatomie». Uno discetta del prepuzio di Napoleone, meticolosamente conservato presso la Squirer Urological Clinic delle Columbia University. Come ogni celebre reliquia anche questa fu «trafugata» con destrezza. La sistematica relazione dell'autopsia eseguita a Sant'Elena dal dottor Antommarchi non ne fa cenno, anche se l'imperial particula sembrava destinata a essere accomodata in un ostensorio e disposta alla pubblica venerazione. Quando il 16 aprile 1955 Albert Einstein morì - racconta un altro ritaglio di giornale brunito dagli anni - emozionati e rapaci chirurghi ne sezionarono il corpo, illudendosi di scoprire nella macellazione della materia l'enigma dell'intelligenza. Un medico, Harvey Thomas, per conservarlo in un'urna nella sua casa del Kansas, prelevò il cervello del genio, da cui trasse poi «fettine» da distribuire eucaristicamente in giro.
Ulteriore reperto - sempre secondo il ritaglio - sembrerebbe custodito in una cassetta di sicurezza di una banca del New Jersey. Il dottor Henry Abrams dichiarava: «Ogni tanto vado in banca a farmi guardare. Gli occhi che mi scrutano dall'ampolla, conservati sotto formalina, sono intatti, chiari come il cristallo. In essi vedo tutti i misteri del mondo e tutta la sua bellezza». Lo sguardo fisso sul dottor Abrams apparteneva a Albert Einstein: il medesimo sguardo compendiato dal grande fisico nel suo celebre libro Come io vedo il mondo, declinabile in Come continuo a vederlo, guatando da un barattolo di vetro.
C'è una bizzarra affinità tra il culto del cuore di un papa e quello degli occhi di uno scienziato: adducono entrambi ai misteri universali. L'oscena mistica delle frattaglie anatomiche testimonia il mai tramontato mito di Prometeo, eludendo l'unica possibile reliquia dell'uomo: la memoria di se stesso.

Dizionario delle reliquie e dei santi della Chiesa di Roma
Lib. Claudiana, Firenze 1888 Louis Goosen Dizionario dei santi
B. Mondadori, Milano 2000