sabato 23 aprile 2005

Kazimir Malevic a Roma

Il Tempo
Con Malevic l’annullamento della pittura oltre l’astrazione
di GABRIELE SIMONGINI

LA SPIRITUALITÀ rinnovata di un'intera società passata attraverso la catarsi dell'azzeramento può essere rappresentata da un semplice quadrato nero dipinto su fondo bianco? C'è stato un uomo ed un artista che ha dato immagine proprio a questa utopia, per donare al mondo le nuove icone del '900 purificate da ogni emotività individuale e troppo personale. È Kazimir Malevic (Kiev 1878-Leningrado 1935), il profeta del mondo non-oggettivo, del suprematismo e della «vittoria sul sole», il missionario del pennello capace di arrivare alle soglie dell'annullamento della pittura col «Quadrato bianco su fondo bianco» (1919). A colui che diventò in patria il vate della nuova arte, le cui orme erano imitate da seguaci che come segno di riconoscimento portavano un quadrato nero cucito sulla manica della camicia, è dedicata da oggi una mostra fondamentale a Roma, nel Museo del Corso della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, sotto il titolo di «Kazimir Malevic. Oltre la figurazione, oltre l'astrazione» (fino al 17 luglio; catalogo ArtificioSkira). Non si riesce a capire l'arte complessa di Malevic se non ci si immedesima nella sua volontà di dipingere icone spirituali che superino la tradizione pittorica per parlare una lingua nuova, adatta all'uomo del '900, quello che esplorerà il cosmo e nuovi spazi planetari. Alla base della radicale rivoluzione di Malevic ci sono l'arte popolare russa, la filosofia nichilista e il misticismo del suo paese. Senza questi ingredienti qualsiasi lettura delle sue opere diventa puramente formalista ed asettica. Pur nella sua individualità insofferente a qualsiasi raggruppamento, Malevic si collega idealmente agli altri grandi pionieri dell'astrattismo, come Kandinsky e Mondrian, per l'aspirazione di visualizzare l'ideale di una società finalmente liberata dalla schiavitù degli oggetti e del materialismo e pronta ad ascendere alle vette della spiritualità. Per Malevic il quadrato nero, suo emblema costante, è «lo zero della forma» perchè esprime l'assoluto, l'infinito e la trascendenza, in sè innumerabili, come appunto è lo zero. «È la forma di un nuovo organismo vivente - scrive l'artista - Non è pittura, è qualcos'altro». E poi chiarisce un aspetto fondamentale: «Mi è venuto in mente - nota Malevic - che se l'umanità ha disegnato l'immagine della Divinità a propria immagine, allora forse il Quadrato Nero è l'immagine di Dio come essenza della sua perfezione». L'esposizione romana, in cui viene presentato anche il «Quadrato nero», fa idealmente seguito alla storica mostra allestita nella capitale nel 1959 e proveniente dallo Stedelijk Museum di Amsterdam. Il museo olandese all'inizio del decennio aveva infatti acquistato da un amico tedesco di Malevic gran parte delle opere esposte a Berlino nel 1927 e lì abbandonate precipitosamente dall'artista che fece ritorno in Russia in seguito ad una misteriosa lettera. Fino agli inizi degli anni Novanta non si è saputo addirittura più nulla delle opere di Malevic conservate nei musei russi, per una sorta di damnatio memoriae di un artista che era stato sempre inviso al regime sovietico. La qualità della mostra odierna è data dal fatto che gran parte delle opere provengono dal Museo di Stato Russo di San Pietroburgo, grazie alla selezione della direttrice Eugenia Petrova. Si va così dai primi quadri simbolisti a quelli cubofuturisti, fino ai grandi dipinti astratti del suprematismo (da lui fondato nel 1915 come «supremazia della sensibilità pura nelle arti figurative» raggiungibile solo tramite il colore) e al fondamentale trittico del Quadrato nero, della Croce nera e del Cerchio nero. Ma la mostra documenta anche la fase figurativa post-suprematista di Malevic e votata a dar conto della progressiva distruzione del mondo contadino in Russia, fino ai ritratti neo-rinascimentali con cui l'artista volle consegnarsi ai posteri come un classico destinato all'Olimpo dei grandissimi, coloro che hanno rivoluzionato la storia dell'arte e hanno donato all'umanità nuove immagini spirituali.