martedì 26 aprile 2005

il tempo delle chimere?

La Stampa 26 Aprile 2005
«SONO I MOSTRI DEL XXI SECOLO». «SI APRE UNA NUOVA ERA PER LA MEDICINA»
Cocktail di Dna per l’era delle chimere
«Ecco i test con gli ibridi un po’ animali e un po’ uomini»
Gabriele Beccaria

I suoi sogni sono gli incubi di molti altri. Il professor Irving Weissman sta progettando il primo mostro del XXI secolo, un topolino dotato di cervello umano al 100%. Al momento, nel suo laboratorio alla Stanford University, California, studia il comportamento del vispo fratellino-prototipo, che sta benissimo e vanta una mente già all’1% umana, ottenuta con l’inserimento di una piccola dose di neuroni di sapiens sapiens nell’embrione animale.
E’ soltanto questione di tempo per riuscire a colmare il 99% mancante. Intanto siamo già entrati nell’«Era delle Chimere» oppure - come lo definisce la pattuglia degli entusiasti - nel «Rinascimento Biologico». Sia come sia, al professor Weissman e a tanti altri colleghi il riso giapponese dotato di un gene del nostro fegato appare un successo scontato. Dopo quella tra regno vegetale e regno umano, l’ultima linea da valicare e mescolare furiosamente, come in un sogno o in un incubo, è proprio la sacra frontiera tra animali ed esseri umani, creando nuove generazioni di creature ibride, terrificanti perché impensabili secondo le rigorose leggi dell’evoluzione.
Così, mentre vengono accusati di «giocare a fare Dio», loro si divertono un mondo: «loro» - bollati come neo-blasfemi - sono un’élite di scienziati sparsi per tutti i continenti, ben oltre i classici templi della scienza di matrice occidentale. E infatti, a dimostrazione di quanto gli equilibri globali siano in vorticoso mutamento, c’è il luogo della «creazione numero uno»: l’ha realizzata un team cinese di Shanghai, che nel 2003, per la prima volta, ha oltrepassato la fatidica linea, fondendo cellule umane con cellule di coniglio: le hanno fatte sviluppare per alcuni giorni prima di distruggerle per ricavare un mucchietto di staminali, disponibili per ulteriori (e non meglio precisati) test. Da allora a oggi, in meno di 24 mesi, americani e inglesi hanno rilanciato la sfida, dando vita a maialini con sangue umano e a pecore con fegati e cuori geneticamente modificati in modo da essere prossimi ai nostri.
Fatto a pezzi il tabù, e confermata la fattibilità delle spericolate manipolazioni del Dna di specie diverse e incompatibili, si continua con altri esperimenti e si aprono scenari via via più vertiginosi. Negli Usa si discute della possibilità di ideare lo «humanzee», il tremendo incrocio tra uomo e scimpanzé, che produrrebbe, a seconda dei punti di vista, una scimmia con intelligenza e personalità vicine alle nostre oppure un orrido sub-umano, destinato a quei compiti pericolosi o ripetitivi che nessuno dei suoi ideatori accetterebbe mai di eseguire. Peggio del Golem o di Frankestein, che di colpo appaiono ingenua fantascienza da fumetto.
I sogni-incubi sbocciano nel grande vuoto legislativo internazionale e solo adesso l’americana «National Academy of Sciences» sta elaborando un insieme di linee-guida per regolamentare un settore che sta mandando all’aria 4 mila e più anni di credenze religiose e di principi etici. Per i «Signori del Dna» tutto è possibile, anche un altro tremendo scenario immaginato da David Magnus, direttore del Centro di Bioetica di Stanford: «Cavie geneticamente manipolate potrebbero produrre seme e uova umani, che, fertilizzati in vitro, genererebbero un bambino. Così quel bambino avrebbe genitori animali!».
Chi «gioca a fare Dio» ribatte che, oltre i facili sensazionalismi, si apre un’epoca d’oro per la medicina e quindi per la salute di milioni e milioni di persone: grazie alle chimere si studierà in presa diretta l’evoluzione di malattie oggi inguaribili, in primo luogo Alzheimer e Parkinson, si testeranno nuovi farmaci e si ingegnerizzeranno tessuti e organi, creando riserve illimitate e sicure per i trapianti. «Salveremo tantissime vite», ha dichiarato di recente Weissman, proprio negli stessi giorni in cui i detrattori, approfittando del centenario della morte di Jules Verne, ricordavano la sua lugubre profezia sui mostri metà animali e metà umani contenuta nell’«Isola del Dottor Moreau».