sabato 14 maggio 2005

biologia sperimentale

Galileo.it
Lo scaffale di Galileo
LIBRI
Filosofia della biologia sperimentale
Luca Passacielo
Marcel Weber
Philosophy of Experimental Biology
Cambridge University Press, 2005
pp.358, euro 65,80
La filosofia della biologia è relativamente giovane se messa a confronto dell'epistemologia che ha preso in considerazione le scienze fisiche. La riflessione sulle peculiarità delle scienze della vita si è sviluppata appieno solo nella seconda metà del Novecento, grazie alle intuizioni teoriche del grande biologo evoluzionista Ernst Mayr, il quale ha fatto fronte ai tentativi di riduzione teorica della biologia alla chimica e alla fisica, schiacciando la diversità del vivente sul piano molecolare. Questo tipo di riduzione molto difficile sul piano metodologico (considerare le interazioni quantistiche per descrivere il funzionamento di un ormone - per fare un esempio - non è solo praticamente impossibile, ma anche abbastanza inutile) è stata portata avanti soprattutto a livello teorico, con il tentativo di usare modelli importati dalle scienze matematiche e fisiche. Questi modelli esplicativi, solitamente normativi e predittivi, non sono però applicabili a tutto l'ambito biologico.
Il grande merito di Mayr è stato proprio quello di mostrare che la biologia ha al suo interno un nucleo di storicità ineliminabile, dovuto all'evoluzione: questa è un processo storico il cui esito è imprevedibile ed è fortemente dipendente da condizioni storiche contingenti. Vanno quindi distinte le "cause prossime" dalle "cause remote", con le prime passibili di analisi normativa, mentre le seconde hanno una soluzione solo in chiave storico-evolutiva. Ciò ha portato, in particolare negli ultimi due decenni del Novecento, alla nascita di una filosofia della biologia non riduzionista che però si è andata concentrando quasi esclusivamente sulle tematiche evolutive.
Questa lunga premessa ci porta a comprendere immediatamente l'aspetto più interessante di questo volume di Marcel Weber, filosofo della scienza dell'Università di Basilea. Il volume infatti, come si evince già dal titolo esplora temi non molto comuni nell'ambito della filosofia della biologia, mettendo l'accento sulla parte sperimentale delle scienze del vivente. Il tentativo di Weber è quello di mostrare che i modelli esplicativi utilizzati nella pratica quotidiana dello scienziato di laboratorio sono largamente indipendenti dalla biologia evolutiva. Per quanto questa sia indispensabile per costruirsi un quadro generale del mondo vivente, la biologia sperimentale può in molti casi essere concettualizzata e modellizzata anche senza fare ricorso ad essa. Inoltre Weber sembra avere un altro obiettivo, cioè quello di ridurre lo spazio concesso alla sociologia della scienza e all'antropologia della scienza nell'analisi e la spiegazione delle scoperte scientifiche. Difatti, ciò che emerge dalla trattazione di Weber è l'importanza delle norme epistemologiche e degli standard operativi della ricerca, che vanno ben al di là delle influenze "culturali" su cui la scuola sociologica ha basato la propria analisi della logica della scoperta scientifica. Piuttosto, sottolinea Weber, esistono degli stili di pensiero che vengono ereditati e trasmessi. Tuttavia di volta in volta la conferma sperimentale mette alla prova i modelli esplicativi e più in generale l'approccio utilizzato.
Nei diversi casi che vengono analizzati da Weber (dalla scoperta del ciclo di Krebs, alla trasmissione nervosa, fino allo sviluppo di Drosophila, e ancora altri esempi), la tendenza riduzionista è spesso presente, per quanto non si tratti di un riduzionismo ingenuo e direttamente rivolto verso il mondo fisico. I modelli di spiegazione e di scoperta scientifica che Weber individua - con l'aiuto anche della ricostruzione storica - sono interessanti e degni di attenzione, ma in alcuni passaggi anche discutibili. Rivolto ovviamente agli addetti ai lavori, potrebbe però tornare utile in molti diversi contesti. In particolare, ha una vocazione didattica da non sottovalutare, poiché riesce a raccontare storie di scoperta in modo decisamente appassionante.