LO PSICHIATRA
«Non ci sono farmaci specifici, va iniziata una psicoterapia»
ROMA - La ragazza ha “scalato” il Vittoriano e si è gettata. Un volo di 30 metri. I familiari parlano di anoressia e depressione. «Attenzione, anoressia, depressione e ansia sono tre disturbi diversi - commenta il professor Massimo Biondi, docente di Psichiatria all’università La Sapienza di Roma -. Per ognuno esistono criteri diagnostici distinti. In alcuni casi il paziente può assommare più patologie. Ma non è corretto pensare che un’anoressica sia per forza anche depressa».
Ma il rifiuto del cibo è un sintomo di tutte e due le malattie?
«Certo, ma con motivazioni completamente diverse. Il depresso perde appetito perché perde anche il desiderio. Non ha più piacere nel fare le cose. Chi è anoressico, al contrario, è spesso molto attivo»
Energie senza mangiare?
«Le forze, in questo caso, vengono proprio dal controllo che si esercita sulla fame. Su di sè. Questa capacità rende sicuri, inflessibili»
E perfezionisti?
«Molto. Sia nello studio, nel lavoro come nella cura del corpo. Si punta a prestazioni alte»
C’è solo fame di dimagrire?
«Il ”gioco“ sta nel controllare l’appetito e, a furia di esercitarsi, mutano anche i meccanismi biologici. Il ciclo sparisce, l’organismo consuma tutto quello che ha a disposizione»
Ma non si sentono mai magre queste ragazze? Non si vedono allo specchio?
«Si vedono ma non hanno percezione del corpo, neppure quando pesano 35 chili. Si tratta di un’alterazione di gravità delirante».
La cura?
«Non esistono farmaci specifici, si possono somministrare sostanze per dormire o placare l’ansia quando è presente. Occorre una stretta collaborazione con l’internista e la paziente va avviata alla psicoterapia. Singola, di gruppo o familiare»
kataweb.it 2 giugno 2005
Napoli - Depressione: una cura chiamata 'impatto ambientale'
Si può nascere predisposti alla depressione, ma non ammalarsi e può accadere esattamente l'opposto. L'ambiente in cui si vive è sempre più condizionante lo stato funzionale del nostro cervello e quindi il ruolo dei farmaci avrà un compito paritetico con l'impatto ambientale sull'origine delle malattie neuropsichiatriche (oltre il 10% della popolazione ne soffre).
Il dato è emerso dal congresso della Società Italiana di Farmacologia in corso a Napoli come derivato da studi condotti da Università italiane e americane. Secondo il Professor Giovanni Biggio Direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Cagliari, lo stress prolungato e la depressione atrofizzano le cellule cerebrali ovvero fanno perdere il buon funzionamento anche a scapito delle dimensioni, rendendo alcune aree cerebrali più piccole.
Uno studio condotto su gemelli, alcuni sottoposti a stress prolungati come abusi infantili o partecipazione ad una guerra, altri geneticamente identici, che hanno vissuto una vita tranqulilla, ha evidenziato lo sviluppo di una depressione rispettivamente nel 88% e nel 8% dei casi. L'indagine è stata condotta con ricerche di immagine computerizzata (RNM e PET). Un ritardo iniziale della terapia o una precoce interruzione porta ad avere più frequenti recidive, mettendo le premesse per una atrofia cerebrale.
Il messaggio di Biggio è che occorre una diagnosi precoce, anche in epoca adolescenziale, per evitare che in un futuro non lontano la depressione diventi la prima delle malattie neuropsichiatriche.
ilmattino.it 2 giugno 2005
UNA RICERCA AL CONGRESSO DI FARMACOLOGIA
«La depressione uccide i neuroni»
La depressione? È un killer, uccide le cellule del cervello. Le atrofizza come succede ai muscoli quando non vengono allenati. Al contrario, un ambiente sereno e stimolante può «riaccendere» i neuroni addormentati e restituire loro il tono perduto. Così alcuni topi separati dalla madre e dal loro gruppo subito dopo la svezzamento possono diventare alcolisti, mentre topi che dopo la separazione tornano a far parte del loro gruppo escono da comportamenti legati alla depressione. Questi i risultati che stanno emergendo da uno studio condotto in Italia, fra le università di Cagliari, Pisa e Milano e in linea con studi americani, presentati ieri all’hotel Royal-Continental, in apertura del congresso della Società Italiana di Farmacologia. «Riuscire a capire il ruolo giocato da geni e ambiente nella comparsa della depressione è una delle scommesse del futuro», ha detto il neuropsicofarmacologo Giuseppe Biggio, dell'università di Cagliari. «Ed è una sfida tanto più importante - ha aggiunto - considerando che nei prossimi anni la depressione diventerà la prima patologia neuropsichiatrica». Non c'è un gene della depressione ma all'origine di questo disturbo ci sono una serie di modificazioni (polimorfismi) che rendono vulnerabili. L'impatto con l'ambiente è altrettanto importante nello scatenare il disturbo così come nell'impedire che si manifesti. Nella ricerca del gruppo di Neuropsicofarmacologia di Cagliari, condotta in collaborazione con psichiatri e farmacologi di Pisa e Milano, alcuni ratti sono stati separati dalla madre a 8-10 giorni dalla nascita, ossia appena svezzati. Sono stati posti ognuno in una gabbia, quindi in condizione di isolamento difficile da sopportare. Dopo quattro settimane di isolamento il cervello dei ratti costretti all'isolamento aveva subito modifiche che riguardavano i fattori che favoriscono la crescita delle cellule nervose.
lagazzettadelmezzogiorno.it 2 giugno 2005
«Da prevenire le psicosi dei giovani»
MILANO Dacci oggi il nostro equilibrio psico-fisico quotidiano. Come «modulare» il nostro comportamento? Al Congresso Nazionale dell'associazione italiana di analisi e modificazione del comportamento e terapia comportamentale e cognitiva, è stato sottolineato il rischio psicotico che corrono i giovani, specie di 16-30 anni. Essi sono vulnerabili e si confrontano, spesso, con psicopatologia grave ed emarginazione sociale. Vanno ricercati programmi di individuazione e intervento precoce sui soggetti a rischio individuando e recependo i segnali che, nei due terzi dei casi, si manifestano due-tre anni prima dall'esordio della patologia psichica. Una volta individuati questi segnali (umore depresso, insicurezza, ansia, perdita di energia, rallentamento, difficoltà di pensare e di concentrarsi, ritiro sociale, ecc) è opportuno intervenire subito in modo specifico e mirato (psicoterapia; interventi psicosociali; eventuale farmacoterapia, fattori di protezione) che permettano di «invertire la rotta». Altrimenti, la situazione precipita, con gravi conseguenze per l'equilibrio psico-fisico, tra cui il rischio di suicidio, e per lo sviluppo personale e sociale. La Dr Anna Meneghelli (dipartimento salute mentale del Niguarda Cà Granda di Milano) ha proposto e presentato interventi con modalità flessibile e personalizzata, stile di lavoro degli operatori molto informale ed amichevole per ridurre od annullare il rischio di psichiatrizzazione e di stigmatizzazione. Spesso si presentano episodi di elevazione dell'umore alternati con episodi di tipo depressivo (bipolari). L'efficacia dei programmi di terapia cognitivo - comportamentale è stata dimostrata da studi che hanno registrato significativo cambiamento in meglio, a dimostrazione dell'efficacia dell'intervento. Una ricerca su 350 studenti ha messo in luce che maschi e femmine si differenziano per il livello generale di felicità e, in particolare, i ragazzi mostrano maggiore ottimismo e speranza delle ragazze. Quando insieme al genere maschio-femmina si considera il profitto scolastico, si vede che il benessere delle ragazze aumenta con il miglioramento del profitto mentre, per i ragazzi, l'andamento è inverso. Proposti interventi di psicologia positiva che si occupa di quegli aspetti che caratterizzano il benessere psicologico. Sono tutte iniziative che aiutano a vivere in una società - la nostra - a rischio grave.
clicmedicina.it 2 giugno 2005
La campagna psichiatrica cavalca il dramma famigliare
Ed è allarme depressione post partum con il caso della madre di Lecco, ma è sconcertante osservare come le più svariate chiavi di lettura tentino di spiegare razionalmente il gesto omicida di una madre verso il proprio figlio.
Eppure se si osserva attentamente in numerosi casi recenti di suicidi ed efferati omicidi, emerge che le persone che hanno commesso tali atti erano sottoposte a trattamenti per disturbi mentali; nella maggior parte dei casi con sostanze psico-farmacologiche con effetti collaterali molto pericolosi: alterazioni del comportamento, dell’umore, aggressività e tendenze suicide od omicide.
Esaminando accuratamente l’intera scena della salute mentale, ciò che si può notare è che le statistiche altisonanti di persone che sarebbero affette da disturbi mentali sarebbero in aumento, così come sarebbero in aumento i disturbi mentali che sono stati catalogati nel DSM IV, il manuale dei disturbi mentali usato per le diagnosi psichiatriche, tant’è che dalla prima edizione nella quale i disturbi erano 112 si è passati a 374 nell’ultima edizione.
Prima si crea il “disturbo” poi gli psicofarmaci per “curarlo”.
I disturbi mentali diagnosticati nell’ultimo decennio e le percentuali di persone che si promuove sarebbero soggette a tali disturbi, per esempio in Italia sarebbero 800.000 gli adolescenti che soffrono di depressione; il 9% di bambini soffrirebbero di disturbi psichici, una mamma su cinque soffrirebbe di depressione, per non parlare di schizofrenia che colpirebbe circa 600 mila abitanti della penisola, la Sad, che sta per Stress, rabbia (Anger) e Distrazione, una sindrome che colpirebbe chi utilizza troppo il cellulare in ufficio; il DOC, ovvero un disturbo d’ansia che coinvolgerebbe almeno un milione e duecentomila italiani; la sindrome premestruale; la sindrome di Linus, ovvero la timidezza patologica che porta alla fobia sociale: un disturbo in aumento tra gli adolescenti, che colpirebbe un ragazzo su tre; l’infomania ovvero l’eccessivo uso della tecnologia.
Quelli sopra elencati sono solo alcuni di una serie di comportamenti umani che vengono catalogati sotto il nome di “disturbo” e diagnosticati dalla psichiatria come squilibri biochimici del cervello; se affianchiamo le statistiche delle vendite di psicofarmaci per “curare” i “disturbi mentali”, come quelle indicate dall’Osservatorio nazionale sull'impiego dei medicinali del Ministero della salute che ha parlato di una spesa 168 milioni di euro nel 2003 per i nuovi psicofarmaci, è evidente la quantità di interessi che ruotano attorno al campo della salute mentale.
La cosa più preoccupante è che quando si tratta di fare diagnosi ci sono le certezze sul “disturbo” in questione, mentre di fronte alle tragedie seguenti nessuno sembra rilevare la pericolosità della somministrazione di alcuni farmaci, in particolare antidepressivi, nonostante recentemente anche le agenzie di controllo sui farmaci, FDA ed EMEA, a seguito di controlli più approfonditi, hanno lanciato allarmi sul rischio di omicidio / suicidio relativo proprio ai farmaci citati.
Alla luce di questi fatti si può osservare che il punto di partenza sono le diagnosi psichiatriche, quindi se le basi non sono attendibili anche i trattamenti che seguono sono molto discutibili.
Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani - Onlus, ha come scopo quello di indagare ed esporre violazioni dei Diritti Umani da parte della psichiatria, focalizzando la sua attenzione sull’uso “soggettivo” e ingannevole di “diagnosi” che mancano di un qualsiasi merito scientifico o medico e sulla prescrizione di trattamenti che causano danni permanenti impedendo la possibilità di un reale recupero.
Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani – Onlus
e- mail : ccdu_italia@hotmail.com
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