giovedì 2 giugno 2005

Severino Antinori

La Stampa 2 Giugno 2005
PARLA IL PIONIERE IN ITALIA DELLA FECONDAZIONE ASSISTITA
Antinori, promotore di un comitato per il «Sì»: noi siamo dalla parte della vita
«Migliaia di bimbi non nati, colpa della legge 40»
«Anche gli scienziati astensionisti non sono tutti convinti di quello che sostengono.
Spesso sono condizionati dall’orientamento confessionale delle loro cliniche e università»

Gianluca Nicoletti


PROFESSOR Antinori, quale è il punto della legge 40 su cui è maggiormente sensibile il suo comitato «Libertà e ricerca per il sì»?
«E’ il divieto di poter impiegare le cellule staminali embrionali per la cura di gravi malattie. In Cina, in Corea del sud e in vari Paesi dell’ex Unione Sovietica la possibilità di realizzare queste cellule con tecnica di trasferimento nucleare (clonazione) è reale, già oggi, non negli anni a venire. Sto seguendo in questi paesi un programma di applicazione su casi gravi di Parkinson, Alzheimer, diabete, eccetera, e i risultati iniziali sono soddisfacenti».
Però altri suoi colleghi in Italia non la pensano come lei.
«Guardi, anche gli scienziati che stanno dalla parte degli astensionisti non sono tutti convinti di quello che sostengono, ma spesso sono condizionati dall’orientamento confessionale delle cliniche e università per cui svolgono la loro professione».
Non sono solo cattolici...
«Le faccio allora l’esempio del professor Vescovi del S. Raffaele di Milano. Viene spesso sentito, in quanto laico, per le sue dichiarazioni sulle staminali a sostegno delle tesi dei cattolici. Mi ricordo che nel 2001 abbiamo seguito assieme un convegno a Rimini, al Centro Ricerche Pio Manzù, allora ci parlammo e riguardo alla ricerca sulle cellule staminali embrionali aveva una posizione vicina alla mia. Sono sorpreso da questo cambiamento».
Cambiano le opinioni in vista del referendum? Non le sembra esagerato?
«Le posso dire che parlamentari, autorevoli esponenti della maggioranza di Governo, sono venuti per farsi aiutare da me, poi sono andati a votare a favore di questa legge».
Perché questa contraddizione?
«Perché in questo campo vale molto la demagogia. Noi stiamo veramente dalla parte della vita, migliaia e migliaia di bambini che potevano nascere non sono nati per colpa della legge 40 e per di più abbiamo avuto molti casi d’aborto da parte di persone che non avendo potuto fare l’analisi sui tre embrioni al momento dell’impianto, sono stati costretti a farla tardivamente e per gravi problemi hanno abortito. Chiaramente questo non significa che le cellule fecondate vadano buttate, sono un progetto di vita, ma questa entità non può essere considerata un individuo».
Si sta ridiscutendo tutto quello che è stato l'elemento di coesione della società dalle origini dell'uomo sino ad oggi. Almeno di questo è consapevole?
«Certo, è chiaro che la fecondazione assistita ha cambiato certi tipi di stereotipi, questo non lo si può negare, però vuol dire anche che è la prima volta che un essere vivente “animale” riesce a riprodursi anche in presenza di sterilità; lei non vedrà mai nessun altra specie che può farlo».
Non le sembra lecito che si possa sospettare che questa sua “crociata” sia indebolita dal fatto che stiamo parlando di quello che per lei è comunque «un lavoro»?
«Mi sento al di sopra di questo sospetto. Mi occupo da 32 anni di queste cose, sono riconosciuto a livello internazionale per il mio lavoro. Sono presidente dell’associazione mondiale di medicina della riproduzione. Mi hanno scelto scienziati di 33 Paesi. Non ho interessi da difendere, per provare le mie tesi ho anche mandato una cassetta al Tg3 dove si vede chiaramente che dopo 18 ore si può estrarre nuovamente lo spermatozoo intatto dall’ovulo, sono ancora separati. Questo prova che non è vero che la vita nasca al momento del concepimento. Spero che la manderanno in onda».
Sì, poi si lamenta se pensano che il suo studio sia una sorta di gabinetto del dottor Faust.
«Hanno cominciato a dipingermi come una specie di Frankenstein proprio quando nell’87 feci per la prima volta vedere in televisione che era possibile inserire uno spermatozoo nell’ovulo. Fu da allora che iniziò contro di me una denigrazione continua. Ho vinto quattro cause in Cassazione contro chi mi ha diffamato. Oggi quell’intervento lo fanno ovunque, ma allora in certi ambienti si diceva di me che avevo violato la membrana di Dio, che ero uno stupratore della natura».
E invece cosa è lei?
«Io sono un credente, ma la mia è una battaglia da scienziato. Lei sa che di 100 cellule fecondate solo il 15% diventa embrione. La natura a modo suo fa già una diagnosi pre impianto. Perché non ho diritto di farlo io medico in sospetto di una grave malattia?».
Dalla diagnosi non è facile passare alla selezione genetica?
«Non per me, ho firmato contro l’eugenetica per il Foglio di Giuliano Ferrara. Non dico di determinare il sesso, il colore degli occhi o dei capelli, parlo solamente della possibilità di intervenire su soggetti a rischio di gravi malattie. Penso alle coppie in cui si sono verificate sindromi come la talassemia o la trisomia 21. Se volessero conoscere la situazione del loro figlio? Hanno il diritto di poter accedere alle tecniche che la legge 40 ora vieta».
Se il referendum fallisse?
«Continuerei a fare ricerca all’estero, ma mi sentirei un esule scientifico».