mercoledì 29 giugno 2005

panico

Repubblica 29.6.05
Due milioni di italiani bloccati dalla paura di volare o di salire su una nave. Gli esperti: un disturbo che oggi si può curare
Il panico esiste, l'hanno fotografato
Ecco cosa succede nel cervello. "Sugli aerei è colpa dell'anidride carbonica"
Un'equipe italiana ha utilizzato la risonanza magnetica per vedere le reazioni nei pazienti
Nei luoghi chiusi e affollati è l'aria povera di ossigeno la prima causa dell'ansia
ELENA DUSI

ROMA - Per trentasette milioni di italiani è tempo di vacanze. E per altri due milioni è tempo di paura. Paura di partire: di prendere l'aereo prima di tutto, ma anche l'auto, la metropolitana, la nave. Sotto sotto c'è il terrore di cambiare le proprie abitudini e le certezze quotidiane, atterrando per le vacanze in un luogo sconosciuto, senza punti di riferimento. La paura di andare in vacanza, per quanto assurda possa sembrare, non è che una delle manifestazioni del "disturbo da attacchi di panico", una sindrome di cui soffre il 3 per cento della popolazione, con le donne che due volte più numerose rispetto agli uomini.
Ansie create dal nulla? In realtà il cervello durante gli attacchi di paura vive degli sconvolgimenti profondi. «Si attivano aree come la regione frontale inferiore, il giro del cingolo e l'ippocampo» spiega Stefano Bastianello, direttore del servizio di neuroradiologia dell'università di Pavia, che è riuscito con i suoi colleghi a fotografare un attacco di panico nel cervello, usando la risonanza magnetica funzionale. «Per chi soffre di attacchi di panico non basta molto: è sufficiente pensare alla causa della propria paure, per esempio immaginare di dover prendere un aereo, ed ecco scatenarsi tutte le alterazioni anatomiche e psicologiche come ansia, mancanza di respiro, vertigini, dolori al petto, sudorazione e tremore. In una parola, si tratta di una sensazione di morte imminente». Ai volontari sottoposti alla risonanza magnetica sono state proposte esattamente le immagini dei loro incubi. Dopo di ché ai medici è bastato osservare la cascata di reazioni che si innescava nel cervello impaurito, con l'attivazione del cosiddetto "sistema limbico", una rete di aree cerebrali coinvolte nell'attacco.
La paura di andare in vacanza non è dunque pura invenzione. Rosario Sorrentino, neurologo dell'Unità italiana attacchi di panico della Paideia, è convinto che a giocare un ruolo chiave sia l'anidride carbonica, il gas "di scarico" che immettiamo nell'aria con l'espirazione. «In luoghi affollati e chiusi come ascensori e metropolitane. O in luoghi pressurizzati come all'interno di un aereo, le concentrazioni di questo gas assumono valori molto più alti del normale. Alcuni recettori del nostro cervello registrano la cattiva qualità dell'aria e lanciano l'allarme, un codice rosso istantaneo».
Chi, prima di partire, suda freddo e cerca scuse come «Non voglio lasciare solo il cane», «Non ho soldi» o «Mi sento poco bene, non vorrei ammalarmi proprio in viaggio» non è dunque in preda a una semplice fissazione. Né valgono i semplici consigli di "farsi coraggio". «Le paure di queste persone - prosegue Sorrentino - non sempre hanno a che fare con la sicurezza dei mezzi che prendono. Il timore riguarda piuttosto il dover rinunciare alla quotidianità, ai riti che danno certezza. Si teme di andare verso l'ignoto, in luoghi dove non sarà garantita alcuna possibilità di fuga». Per scrollarsi di dosso questo disturbo si ricorre in genere ai farmaci a alla psicoterapia cognitivo-comportamentale. Anche se gli annunci di nuovi possibili attentati fanno il gioco di chi alle vacanze preferisce la tranquillizzante afa cittadina.