venerdì 24 giugno 2005

streghe

il manifesto 24.6.05
Streghe allo specchio della modernità
Dal celebre classico di Jules Michelet, appena riproposto in una nuova traduzione da Stampa Alternativa, a una serie di romanzi per adulti e per ragazzi ambientati nella Salem dei processi o nel Salento della taranta, ritorna una delle più emblematiche figure della femminilità. Ma forse non era mai scomparsa
LAURA PUGNO

Le streghe son tornate. O meglio, erano già tornate negli anni Settanta, immagini di pensiero e pratiche femminili da sempre represse, ormai decise ad esprimersi, e a farlo alla luce del sole. Ma oggi non hanno più bisogno di andare e tornare, oggi, in un tempo storico che da una parte pensa il magico e il sovrannaturale come l'estrema provincia della ragione e della scienza ai confini del mondo conosciuto, come qualcosa che forse non immediatamente, ma di certo un giorno sarà spiegato, e che dall'altra alimenta di nutrimenti magici e sovrannaturali (proprio in quanto estranei alla logica del Logos con tutto quello che gli sta intorno e accanto) un'amplissima produzione di contenuti letterari, grafici e visivi per bambini, adolescenti e adulti. Oggi, in un tempo storico che non pensa tanto a cercarsi nella politica e nella protesta quanto a specchiarsi - come nello specchio della strega matrigna di Biancaneve? - nell'entertainment e nella fiction, le streghe e streghette sono dappertutto: dalla secchiona Hermione, fedele amica dell'Harry Potter seriale di J.K. Rowling, al successo nostrano del fumetto «Witch», dalla piccola alchimista Nina, la «bambina della Sesta Luna» di Moony Witcher alias Roberta Rizzo, fino a Serafina Pekkala comprimaria della trilogia Queste oscure materie di Philip Pullman, passando per la serie televisiva «Streghe» con Shannen Doherty e Alyssa Milano, di cui sono da poco usciti sul mercato italiano i primi due dvd. Ancora simbolo di libertà e potere femminile, le streghe si sono trasformate anche in prodotto. Per capire le mutazioni moderne della sorcière attraverso antiche radici, si può partire da un classico come La strega di Jules Michelet, edito per la prima volta a Parigi nel 1862 e successivamente ripubblicato, con varianti, sia nello stesso anno che l'anno successivo. A un quarto di secolo di distanza dall'edizione Einaudi negli Struzzi (1980), lo ristampa oggi, col sottotitolo «La rivolta delle donne nel romanzo-verità dell'Inquisizione», Stampa Alternativa, nella traduzione di Stefano Lanuzza, che mira dichiaratamente a una contemporanea leggibilità. Molti ricorderanno l'incipit di questo libro a suo tempo scandaloso, e considerato il più interessante tra le opere «minori» dell'impetuoso storico della Histoire de France e dell'Histoire de la Revolution Française: «Alcuni autori affermano che, poco prima della vittoria del cristianesimo, una voce misteriosa percorresse le rive del mare Egeo dicendo: "Il grande Pan è morto"... Del resto, non era una novità che gli dèi dovessero morire».

Se la strega - protagonista e vittima di una tragedia storica che dal Medioevo al Settecento avrebbe fatto, dicono gli studiosi, più di un milione di morti - è per i suoi persecutori la fidanzata del diavolo, il diavolo di Michelet, quel principio del male a cui la Chiesa cattolica ancora concretamente e non simbolicamente dichiara di credere, è l'erede degli dèi morti, di Pan, di Priapo e di Dioniso e al contempo, come ricorda Lanuzza nella prefazione, del Satana ragionatore e vitalistico di John Milton: «Il paganesimo, religione potente e vitale», per Michelet, «comincia con la sibilla e finisce con la strega».

La scoperta del Nuovo Mondo e la colonizzazione europea delle Americhe importò la fede nell'esistenza della stregoneria di là dell'Atlantico (intorno a questo tema fra l'altro ruotano due romanzi di Celia Rees usciti nel 2001 e nel 2003 per Salani, Il viaggio della strega bambina e Se fossi una strega), e così oggi chi dice strega dice Salem, la cittadina americana del Massachusetts dove nel 1692, a duecento anni di distanza dallo sbarco di Cristoforo Colombo, con i processi e la messa a morte di una ventina di persone, si consumò un vero e proprio episodio di isteria collettiva, di cui sopravvive una ricca documentazione. Proprio nei dintorni di Salem, a Windale, un piccolo centro che su quegli episodi di più di tre secoli fa ha costruito una certa fortuna turistica, è ambientato Wither di John G. Passarella, che ha vinto il Bram Stoker Award 2000 nella categoria opere prime ed è pubblicato in Italia dalla Gargoyle Books, casa editrice specializzata nell'horror, nella traduzione di Tiziana Lo Porto. Protagonista è Wendy Ward, studentessa di psicologia del locale Danfield College, figlia del preside e appassionata di Wicca e New Age varia, costretta a fronteggiare l'oscura presenza di Elisabeth Wither, strega di più di cinquemila anni. La vicenda di Wither è il primo atto di una trilogia - gli altri due titoli sono Wither's Rain e Wither's Legacy - che Gargoyle pubblicherà successivamente.

A una stregoneria mediterranea in cui si muovono «masciare» capaci di temibili fatture, turcinieddhri d'interiora d'agnello o carne umana, e legamenti d'amore, si ispira invece il romanzo d'esordio di Clara Nubile, Io ti attacco nel sangue, uscito a marzo per Fazi. La vicenda di Laura, studentessa a Bologna che al ritorno da un viaggio in India si ritrova afflitta da un mal di testa che sfida ogni diagnosi, è il pretesto per un viaggio nel Salento delle nonne e delle madri, «tarantate» che si liberano dal veleno e dalle passioni nel ballo furioso della pizzica. La «terra del rimorso» investigata alla fine degli anni Cinquanta da Ernesto de Martino si mescola nel libro di Nubile al Salento di oggi, portato sullo schermo da Edoardo Winspeare in Sangue vivo ed epicentro della voga del neotarantismo. Termine, quest'ultimo, diffuso dalla giornalista salentina Anna Nacci, autrice di vari saggi sull'argomento tra cui, di nuovo per Stampa Alternativa, Neotarantismo. Pizzica transe e riti dalle campagne alle metropoli. Dalle campagne alle metropoli è anche il percorso della «Notte della Taranta» di Ambrogio Sparagna e Giovanni Lindo Ferretti che nei prossimi giorni, il 29 giugno, torna per la seconda volta a Roma, all'Auditorium. Una data che forse non a caso cade a poca distanza dalla Midsummer Night, la festa di San Giovanni, che proprio oggi si celebra e che segna la Notte delle Streghe più famosa dell'anno.