Corriere della Sera 11.7.05
Gli scienziati: su Darwin la Chiesa sta sbagliando
Lorenzo Salvia
ROMA - La scienza da una parte, la fede dall’altra? Oppure la scienza e la fede «entrambe dono di Dio», per citare Giovanni Paolo II? Le parole del cardinale Christoph Schönborn tornano a far discutere di un problema antico, mai risolto fino in fondo. E gli scienziati italiani criticano le sue parole sul darwinismo.
IL CARDINALE - «L’evoluzione nel senso di una comune discendenza - aveva scritto sul New York Times l’arcivescovo di Vienna - può essere vera. Ma l’evoluzione nel senso neodarwiniano, intesa cioè come un processo di variazione casuale e selezione materiale, non lo è». E ancora: «Un sistema di pensiero che neghi la palmare evidenza di un disegno biologico è ideologico, non scienza». Non la negazione delle teorie di Darwin, quindi, ma la convinzione che non può essere tutto lì. Dietro c’è un disegno divino.
I CRITICI - «Stiamo tornando al Medioevo», sospira l’astrofisica Margherita Hack: «Dio è stato inventato dall’uomo per spiegare ciò che non riusciva a capire. Più la scienza va avanti, quindi, meno spazio c’è per Dio. Ma siccome nessuno si vuole arrendere alla morte, ecco questa voglia di ficcare la religione ovunque. Io non credo, la fede è una cosa personale: ma non si può spiegare con la Bibbia quello che si spiega con gli esperimenti». «Il darwinismo - aggiunge il premio Nobel per la medicina Rita Levi Montalcini - è una visione limpida e accurata di quanto è successo nel mondo; una base formidabile, dimostrata più volte, per tanti progressi successivi. La mia speranza è che Benedetto XVI non segua questa linea. Ero una grande ammiratrice di Wojtyla: mi auguro che il nuovo Papa abbia la sua stessa prudenza». Chi teme invece un cambio di rotta è il fisico Giorgio Parisi, più volte candidato al Nobel: «Sono affermazioni - osserva - prive di contenuto scientifico e basate su convinzione religiose. Dopo Galileo la Chiesa sembrava aver imparato la lezione e si era attenuta a una linea di grande prudenza. Questo è un sorprendente passo indietro: se non dovesse essere una posizione isolata ma il segnale di un cambiamento di rotta, dovremo prendere atto che la Chiesa corre verso la rovina e il mondo verso un nuovo scontro fra fede e scienza».
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