Giornale di Calabria 11.7.05
Chi ha “vinto” al referendum?
La bassissima percentuale di votanti non consente a nessuno semplificazioni trionfalistiche
di Carlo Rippa
Martedì 14 giugno, il quotidiano della conferenza episcopale "Avvenire", ha aperto con un numero in rosso, a caratteri cubitali: 74,1, per precisare la schiacciante percentuale raggiunta dal non voto sul referendum, chiesto fin dal mese di gennaio dal cardinale Camillo Ruini e ottenuto attraverso la mobilitazione del mondo cattolico: vescovi, preti, parrocchie, associazioni e movimenti. Pur con qualche eccezione, i grandi giornali hanno concordato sul fatto che il vero vincitore del 12-13 giugno è stato il presidente dei vescovi italiani.Personalmente condivido l'idea, largamente diffusa, che il Cardinale Ruini è una potenza politica; che i vescovi italiani sono un'altra potenza politica; che il nuovo papa Joseph Ratzinger è una super-potenza. Tuttavia non penso affatto che il Vaticano possa essere considerato il vero vincitore del referendum sulla procreazione medicalmente assistita. La predetta alta percentuale indica soltanto l'elevato numero di elettori che non hanno partecipato alla consultazione referendaria, ma nulla rivela in merito ai convincimenti che hanno determinato l'astensione. Ritengo che la mobilitazione capillare del mondo cattolico, che sui temi del referendum ha operato anche una massiccia alfabetizzazione di tipo teologico-filisofico-scientifico, ben consapevole che l'italiano medio normalmente rifiuta di impegnarsi su temi difficili che generano incertezze e paure, preferendo starsene in pace, ha avuto certamente l'effetto di elevare la percentuale fisiologica degli astensionisti delle competizioni referendarie, mediamente pari al 30 per cento. Ma ciò non consente di ritenere accresciuta rispetto al passato e ormai determinante l'attrazione della Chiesa cattolica nel nostro Paese. Moltissimi italiani non sanno neppure chi sia il cardinale Camillo Ruini. Le spettacolari liturgie di massa vaticane traggono facilmente in inganno, così come i due milioni di ragazzi che vanno al giubileo dei giovani, ma poi lasciano un tappeto di preservativi e di siringhe usate nei luoghi dove hanno passarto la notte. A differenza di altri paesi cattolici come la Francia e l'Irlanda, l'Italia rimane il paese dei compromessi e dell'incoerenza. A mio parere, a determinare l'alta percentuale del 74,1 di astensionisti, hanno influito diversi altri fattori, fra i quali: le sconcertanti e "diseducative" dichiarazioni fatte da alcune delle più alte cariche dello Stato, gli spauracchi agitati dai così detti laici devoti sull'eugenetica nazista e sulla scienza che sfida la natura e produce mostri, e, soprattutto, la mancata mobilitazione delle strutture organizzative dei partiti politici favorevoli al "sì" sulla legge 40 e dei loro leader.E' pertanto doveroso chiedersi che cosa ha insegnato il risultato del referendum del 12-13 giugno. Personalmente sono convinto che un dato molto importante è rappresentato da quel venticinque per cento di elettori, liberi e consapevoli, che hanno ritenuto un dovere civico andare a votare, per affermare, con il loro "sì", che la legge 40 è sostanzialmente un'offesa alla medicina; è liberticida, perchè viola la libertà più intima dei cittadini, in particolare delle donne; è piena di contraddizioni; è ampiamente da riscrivere. E di tutto questo dovrà tenere conto il Parlamento, nel rivedere, per come sarà inevitabile, la regolamentazione della fecondazione medicalmente assistita e, più in generale, gli attuali vincoli posti alla ricerca scientifica, nel segno di una concezione laica e liberale della politica e nel rispetto delle sensibilità di ciascuno. Gli astensionisti, coloro cioè che hanno scelto il silenzio su valori irrinunciabili come la libertà individuale, la laicità dello Stato, la tutela di chi deve nascere, il diritto delle donne di decidere del loro corpo, vanificando con il loro irrazionale comportamento il voto degli altri, potranno soltanto rammaricarsi per l'importante occasione perduta; ma dovranno preliminarmente convincersi che "votare", nelle società giuridicamente avanzate, rimane comunque e sempre un diritto fondamentale da non disperdere.Da ultimo, il referendum del 12-13 giugno ha ribadito, ancora una volta, che non può essere ulteriormente procrastinata la modifica dell'articolo 75 della Costituzione, in particolare nella parte in cui viene richiesta la partecipazione della maggioranza degli aventi diritto per la validità della proposta referendaria. Il più importante istituto di democrazia diretta, qual'è appunto il referendum, deve necessariamente essere affrancato da ogni forma di furberia tattica, che si prefigga unicamente di vanificare la volontà di coloro che, ascoltando i suggerimenti della propria coscienza, intendono operare liberamente e consapevolmente le loro scelte di civiltà. Senza il problema del quorum, il referendum sulla procreazione medicalmente assistita avrebbe avuto certamente un esito diverso.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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