martedì 19 luglio 2005

un orientamento nient'affatto rivoluzionario...
sperare nell'aikido?

ricevuto da Gianluca Cangemi

Liberazione 13.7.05
Violenza
Sulla natura umana

Sergio Morra
professore associato di Psicologia generale, Università di Genova

Cara "Liberazione", qualche giorno fa la lettera di una ragazza descriveva un episodio di violenza fascista cui aveva assistito e si chiedeva che gusto potesse esserci nel compiere azioni così stupidamente barbare. La condanna morale della crudeltà diventa predominante nella società moderna, ma la natura umana purtroppo ha profonde radici in milioni di anni di storia naturale dei mammiferi carnivori, degli ominidi, e infine delle prime società umane che della crudeltà facevano cemento politico, culturale e sociale (pensiamo ai circenses romani). E pur se è vero che la compassione è altrettanto radicata quanto la crudeltà nella natura umana, per noi persone civili non è facile estirpare da un giorno all'altro le abitudini e gli istinti crudeli dei nostri cospecifici. La crudeltà può sempre prevalere sulla compassione, specialmente in mancanza di un'educazione adeguata. Questi problemi sono ben analizzati in un articolo dello psicologo Victor Nell, intitolato "Cruelty's Rewards: The Gratifications of Perpetrators and Spectators", in corso di stampa su "Behavioral and Brain Sciences". A proposito dell'apprendere a gestire le proprie pulsioni aggressive, segnalo anche il libro di un grande maestro di aikido, André Cognard, "Vivre sans ennemi" (ed. du Relié, 2004). Egli sostiene che le arti marziali tradizionali orientali, e specialmente l'aikido, interpretate nella società "occidentale" contemporanea con un'operazione intelligentemente interculturale, possano avere un ruolo educativo notevole a questo riguardo. Segnalo questi testi all'autrice di quella lettera e agli altri lettori interessati. Purtroppo nessuno dei due è in italiano, ma se si vogliono idee non banali bisogna andare a cercarsele là dove sono.