Avvenire Agorà 15.3.03
Neuroscienze, è l'anima che fa paura
Andrea Lavazza
E se Christof Koch credesse nell'esistenza dell'anima? Si potrebbe chiederglielo via e-mail: il suo indirizzo è bene in evidenza all'inizio dell'articolo, scritto con Francis Crick, che tanto scalpore ha fatto in Gran Bretagna e, di rimbalzo, in Italia. Il punto è che molti degli intervenuti al dibattito - «la scienza ha dimostrato che l'anima non c'è?» -, il breve testo pubblicato sul numero 2 di «Nature Neuroscience» (pp.119-126) non l'hanno nemmeno visto. Eppure si trova anche su Internet, sebbene a pagamento. Si sarebbe altrimenti appurato che la parola «Soul» non compare mai. E non si trova nemmeno «Mind» (mente). La parola chiave è invece «Consciousness» (coscienza, consapevolezza). E nulla nell'argomentazione ha carattere apodittico. Anzi, si precisa che si tratta di un «framework for consciousness», cioè «non una dettagliata ipotesi, ma un punto di vista per aggredire un problema scientifico, che spesso suggerisce ipotesi verificabili». Lo scopo è riorganizzare una serie di acquisizioni già note in una «struttura» coerente alla ricerca dei correlati neurali della coscienza. Ovvero, quelle aree del cervello il cui funzionamento dà vita alle esperienze fenomeniche (i «qualia»); o, ancora più semplicemente, alla «sensazione» di rosso quando si guarda una mela. Alla fine dei loro dieci punti l'anziano premio Nobel Crick e il giovane brillantissimo tedesco Koch sono ben lungi dal gridare «eureka». Indicano, tra mille forse e potrebbe, un percorso di ricerca per il futuro. Niente di rivoluzionario, quindi, per le neuroscienze, né per gli stessi autori. Certo si può dissentire dall'approccio di Crick e Koch, i quali sono inclini a un riduzionismo ben diffuso nella disciplina. All'anima, come detto, nessun accenno. E giustamente. Per definizione essa sta al di fuori della scienza e sarebbe assurdo quanto scorretto cercare di dimostrarne per via sperimentale l'assenza come pure l'esistenza. Forse ha paura dell'anima chi dall'inizio ha distorto la notizia, al punto da arruolare i due ignari e innocenti studiosi in una surreale crociata.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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