sabato 15 marzo 2003

La Stampa Tuttolibri 15/3/2003
Scienza e tecnica, il mezzo è un fine
UNA «VOLONTÀ DI POTENZA» PER CUI IL FARE PREDOMINA SUL CONOSCERE, L´UTILITÀ CONTA PIÙ DELL´ETICA, LA POLITICA È SVUOTATA DI SENSO: LE ANALISI DI BOURDIEU E SEVERINO
Lelio Demichelis

SCIENTIA est potentia, diceva Francesco Bacone partecipando, nel Seicento alla fondazione della nuova scienza dei tempi moderni. Una scienza diversa da quella degli antichi. Chi la possiede ha potere, chi la usa cresce in potere.
Ma qual è il rapporto delle nostre società con la scienza? Le riconosciamo questo "potere", oppure crediamo ancora che serva solo a "svelare" il mondo, a "cercare" la verità delle cose? E oggi è davvero libera la scienza - o non è forse piegata in larga misura a logiche di profitto per pochi, piuttosto che a logiche disinteressate di bene collettivo? Ci può essere ricerca libera e libera scienza se cresce il connubio tra scienza e impresa? La scienza moderna si propone infatti come obiettivo non tanto la "conoscenza" ma il "fare", l'utilità (l'utilitarismo) dell'applicazione scientifica. Sostituendosi a Dio, ma anche assecondandone (come scritto in Genesi) il progetto di dominazione sulla natura. Come Bacone - e l'utopia di un mondo in costante progresso, dominato dalla scienza e dalla conquista tecnologica del mondo naturale. Senza limiti la scienza, senza etica, perché la scienza oggi spesso (sempre più?) sembra ripudiare l'etica e la responsabilità, viste non come valori ma solo come violazioni della propria libertà.
La scienza, certo. E la tecnica? Cosa le unisce e cosa le divide? Due libri, apparentemente lontani tra loro, portano a riflettere su queste due realtà - scienza e tecnica appunto - in cui siamo immersi quotidianamente ma sulle quali sempre meno riflettiamo.
Di Pierre Bourdieu - filosofo di formazione e sociologo d'elezione, uno dei maggiori e più influenti intellettuali francesi contemporanei, morto circa un anno fa - Il mestiere di scienziato è l'ultima opera pubblicata in vita dall'autore e raccoglie i materiali dell'ultimo corso tenuto da Bourdieu al Collège de France. Un libro di sociologia della scienza, un confronto con i vari indirizzi che in materia si sono dispiegati negli ultimi decenni. Una scienza - secondo Bourdieu - che aveva conquistato una autonomia forte «nei confronti del potere religioso, politico, economico e, in parte almeno, nei confronti delle burocrazie dello Stato», ma che oggi vede questa autonomia molto indebolita, ormai sottomessa «agli interessi economici e alle seduzioni mediatiche» della società contemporanea. Scienza o piuttosto tecnica? Dove risiede oggi l'essenza (la potenza) del potere? Sono ancora le ideologie, le fedi, o che altro a definire regole e obiettivi delle nostre società? O non è piuttosto la tecnica a pre-dominare su tutto e su tutti, organizzando le società secondo la sua inesauribile e incontenibile "volontà di potenza"? Una volontà che però fatichiamo a comprendere e a riconoscere, educati come siamo a rimuoverla? Scienza, economia, religione, politica, servendosi della tecnica come di un "mezzo", non si accorgono che essa è diventata ormai un "fine", il "fine" di se stessa e di tutto ciò che crede di usarla come un semplice "mezzo". Tutto "funziona" in nome della tecnica e grazie alla tecnica. Scienza, economia (tecnica come innovazione), religione (tecniche mediatiche), politica (marketing e ideologia): usano la tecnica (credono, si illudono di usare la tecnica) per fini di potere, ma in realtà ne accrescono costantemente il potere (ne sono usati), perché non sono loro che definiscono obiettivi e strategie ma è la tecnica, ormai autoreferenziale, a dire strategie e a dettare modelli di comportamento. La scienza era potenza, oggi lo è soprattutto la tecnica (di cui la scienza è divenuta la "guida" e la premessa), autentico pre-potere che usa e sub-ordina a sé ogni altro potere. Ecco allora un'altra magistrale lezione di Emanuele Severino - tra i massimi filosofi italiani, docente di Filosofia teoretica a Venezia - in Tecnica e architettura, opera in cui (per volere e intelligenza soprattutto dell'Istituto nazionale di Architettura - SezioneTrentino), si prova a pensare l'architettura (ma non solo, l'opera è vivamente consigliata a tutti coloro che vogliono capire come è cambiato il mondo) nell'età del trionfo unilaterale della tecnica, ricorrendo appunto all'aiuto della filosofia - di un filosofo come Severino, autore di opere fondamentali sul problema della tecnica. Progetto encomiabile e coraggioso. Perché appunto la tecnica non è più un "mezzo" per fare - come erroneamente crede anche l'architettura - ma un "fine" uno "scopo". Per cui, ad esempio, scrive Severino, non è più «la volontà capitalistica di incrementare il profitto a servirsi della tecnica, ma è la tecnica a servirsi di questa volontà per incrementare all'infinito la propria potenza». E' l'uomo, quindi, a farsi mezzo «con cui è fatta la volontà della tecnica». Un rovesciamento tra mezzi e fini che contagia e corrompe ogni cosa, facendo trionfare il nichilismo di noi Occidente, rendendoci insensibili, ciechi di fronte alla logica di questa "volontà di potenza". Come uscirne? Come riconoscere allora e combattere questa "volontà di potenza" della tecnica che ci svuota di ogni "senso"?
Pierre Bourdieu, Il mestiere di scienziato, Feltrinelli, pp. 147,€ 20
Emanuele Severino Tecnica e architettura, Cortina, pp. 125, € 8,50