sabato 15 marzo 2003

L'Espresso online 13.3.03
Neurologia
Ma che bello lo stress
Anche quando è eccessivo, e quindi pericoloso, può essere ridotto e reso positivo. È la tesi di Bruce McEwen, luminare Usa
Emma Trenti Paroli

Stress maledetto, ti fa ammalare, combattilo con yoga e rilassamento, ritorna alla campagna. Lo stress è tutto nella testa, più ti preoccupi e più diventi stressato. Lo stress premia i vincenti, è la chiave del successo. Ma insomma: cosa diavolo è lo stress? Negli ultimi anni non è stato sempre facile dare un senso alle informazioni che venivano a più riprese e incessantemente da medici e psicologi. Occorreva mettere ordine, e ci ha pensato il noto neuroendocrinologo Bruce McEwen della Rockefeller University di New York con un nuovo libro uscito negli Stati Uniti dal titolo: "La fine dello stress come lo intendevamo" in cui McEwen traccia una teoria dello stress che tiene conto di tutti gli studi importanti effettuati negli ultimi vent'anni dal suo gruppo e da altri ricercatori.
Il quadro finale supera anche le promesse del titolo, perché offre finalmente una base inattaccabile alla medicina psicosomatica, cioè agli effetti della mente sulla salute. Questi, secondo McEwen, sono molto più pervasivi e insidiosi di quanto abbiamo mai immaginato, ma una volta identificati, anche possibili da controllare con strategie che abbiamo tutti a portata di mano.
Alla ricerca della stabilità
Bruce McEwen definisce allostasi, cioè stabilità mantenuta mediante il cambiamento, la reazione del nostro organismo a un evento stressante, sottolineando quanto essa sia positiva e necessaria. Con una serie di risposte mediate da messaggeri chimici, cioè ormoni e neurotrasmettitori, il corpo riesce infatti ad adattarsi subito a una sfida esterna e a sopravvivere. Quando l'uomo primitivo doveva difendersi dall'assalto di un animale feroce, o quando oggi dobbiamo sterzare improvvisamente per evitare un incidente stradale, si mettono in moto il cervello, che percepisce una situazione insolita o pericolosa, il sistema endocrino (in primo luogo le ghiandole surrenali) che va a stimolare altri organi come il fegato e il sistema immunitario. Questi messaggi d'allarme vengono diffusi in tutto l'organismo in primo luogo dai più noti ormoni dello stress, adrenalina e cortisolo. «L'allostasi che si verifica in situazioni di urgenza è la cosiddetta risposta "combatti o fuggi", perché portata agli estremi ci prepara proprio per questo, garantendo il massimo apporto di energia alle parti che ne hanno più bisogno», spiega il nurologo americano. Il respiro si fa più frequente per aumentare l'apporto di ossigeno e anche il battito cardiaco accelera per portare più sangue ai muscoli delle gambe, i vasi sanguigni della pelle si contraggono per ridurre il rischio di emorragia in caso di ferita (ecco perché si ha la sensazione che si rizzino i peli), si liberano le riserve di zuccheri per massimizzare l'apporto di energia. Anche le risposte immunitarie si mettono in movimento, preparandosi a intervenire in caso di ferita. Se però la situazione stressante si protrae, la risposta immunitaria invece si deprime a favore degli organi che hanno più bisogno di carburante, cuore e polmoni. E qui si comincia a vedere come l'allostasi possa diventare negativa.
Da protezione a distruzione
Quando le funzioni dell'allostasi non si accendono e spengono al momento giusto o si ripetono troppo di frequente, questo sistema di protezione si rivolta contro l'organismo e avviene ciò che McEwen chiama "sovraccarico allostatico", cioè il danno da stress. Spiega il neuroendocrinologo: «I vasi sanguigni possono essere danneggiati da un'accelerazione cardiaca e un'espansione che succede troppo di frequente, diventando così più soggetti all'accumulo di placca arteriosclerotica». E continua aggiungendo che quando si alterano i normali cicli del cortisolo, il metabolismo produce più grasso che si deposita intorno all'addome e che rende più soggetti alle malattie cardiovascolari. Un eccesso di ormoni dello stress, attraverso meccanismi ancora non completamente chiariti, può anche causare resistenza all'insulina (cioè diabete di tipo II), e accumulo di lipidi e trigliceridi nel sangue, così come una graduale perdita di minerali che indeboliscono le ossa (ed è l'osteoporosi). A lungo termine, questi medesimi squilibri ormonali possono anche danneggiare il cervello, nell'ippocampo, causando disturbi della memoria e invecchiamento precoce. Per quanto riguarda le difese immunitarie, in generale lo stress acuto tende ad aumentarle, mentre lo stress cronico tende a sopprimerle, rendendoci più soggetti alle infezioni come raffreddori e altre malattie respiratorie. In situazioni di stress cronico si liberano nell'organismo troppe citokine, quelle cellule immunitarie responsabili delle infiammazioni di cui è noto il collegamento con le malattie cardiovascolari, l'ictus, la depressione, e di cui si sospetta il ruolo nella sindrome da fatica cronica e nella fibromialgia. In certe persone, invece, lo stress non danneggia il sistema immunitario, ma lo può mandare in tilt, scatenando reazioni allergiche, attacchi d'asma, malattie autoimmunitarie come l'artrite reumatoide, il morbo di Crohn, la sclerosi multipla. Se è noto da tempo che lo stress tende a peggiorare questi disturbi autoimmunitari, oggi si stanno accumulando le prove che può anche essere tra le loro cause principali.
Stili di vita e di rischio
McEwen non si limita però a presentare i devastanti effetti dello stress sulla salute e i molti fattori personali di rischio, ma spiega perché non dobbiamo rassegnarci al ruolo di vittime. «Il sovraccarico allostastico spesso è causato, o reso molto peggiore da come si reagisce alle situazioni stressanti, ingerendo troppi grassi o zuccheri, passando le serate in ufficio o davanti alla televisione, riducendo le ore necessarie di sonno, evitando l'esercizio fisico o esagerando con il fumo e l'alcol», spiega il neuroendocrinologo. Le abitudini di vita malsane, infatti, hanno conseguenze sull'organismo molto simili agli effetti dello stress, e quindi li peggiorano. Un pasto ricco di grassi non solo fa ingrassare e aumenta il colesterolo, ma iperstimola il sistema nervoso simpatico e fa aumentare il cortisolo. Ecco perché è particolarmente sbagliato abbuffarsi la sera (chi non l'ha fatto, dopo una giornata pesante?), quando invece i livelli di cortisolo dovrebbero diminuire, per favorire il sonno e sincronizzare i ritmi sonno-veglia.
La stessa mancanza di sonno mima gli effetti dello stress, perché aumenta l'attività del sistema nervoso linfatico e danneggia le funzioni regolatrici del sistema vagale (in seguito a uno stress, infatti, chi è stanco tende a reagire con sbalzi più elevati di pressione sanguigna che possono causare l'infarto). Sia la nicotina, sia l'alcol, stimolando l'emissione di alcuni ormoni, possono rendere una persona molto più reattiva agli stimoli dello stress. Ecco perché dieta, esercizio fisico regolare, sonno adeguato, astinenza da fumo e alcol (o almeno moderazione), cioè i ben noti comandamenti di una vita sana, sono anche i più semplici ed efficaci strumenti di difesa contro lo stress.
Si può fare un check-up dello stress? McEwen sostiene di sì, suggerendo vari indici di sovraccarico allostatico: la quantità di grasso accumulato intorno alla vita; i livelli notturni di cortisolo e adrenalina nelle urine; la pressione sanguigna, sistolica e diastolica; le citokine presenti nel sangue (indice di infiammazioni); la variabilità del battito cardiaco (quando la variabilità è bassa, il sistema cardiovascolare è più vulnerabile e tende ad accumulare più placca sanguigna). Una volta determinata la presenza di alti indici fisiologici di stress, il primo passo da compiere è adottare uno stile di vita più sano. Ma non è tutto: «Vale la pena di prendere in considerazione psicoterapia e psicofarmaci per ridurre depressione, ansietà e ostilità che giocano un ruolo importante nel trasformare l'allostasi in sovraccarico allostatico», suggerisce McEwen. E lancia una provocazione: forse domani l'ideale medico di famiglia sarà uno psicologo e non più un internista o generalista.