martedì 1 luglio 2003

anoressia e bulimia: i risultati di una indagine a Padova

il Mattino di Padova 1.7.03
Anoressia e bulimia più elevate in città
Lo rivela un'indagine dell'università condotta su 1100 ragazze padovane
sil.gir.

PADOVA. Tra i rischi in agguato della dieta "fai da te" ci sono l'anoressia e la bulimia. Il 90% dei disturbi alimentari comincia con una dieta, principale fattore di rischio di anoressia e bulimia nervosa. Un pericolo che cresce con il numero delle diete e che è maggiore tra coloro che hanno subito abusi fisici o sessuali nell'infanzia. I dati emergono da una ricerca condotta dalle dottoresse Angela Favaro e Silvia Ferrara e coordinate dal professor Paolo Santonastaso dell'università di Padova, su un campione di 1.100 ragazze tra i 18 e i 25 anni residenti nel quartiere Brentelle e a Ponte San Nicolò, che sarà pubblicata dalla rivista Psychosomatic Medicine.
«Si tratta» spiega il professor Santonastaso «del primo studio fatto in Italia nella popolazione generale: quelli condotti finora riguardavano sole le popolazioni studentesche: la ricerca ha confermato che la diffusione diffusione dei disturbi alimentari in Italia è del tutto sovrapponibile a quella degli altri Paesi industrializzati. Ma ha anche evidenziato che nella situazione urbana la percentuale di persone malate è significativamente più elevata: «Tra le intervistate 2 su cento sono o sono state anoressiche, mentre il 4,6% sono o sono state affette da bulimia nervosa, e il 11,4% ha in qualche modo sofferto di disturbi alimentati. Ma scorporando il campione tra le intervistate cittadine e quelle di Ponte San Nicolò si nota che tra le prime quelle colpite dai disturbi sono oltre il doppio. Per l'anoressia nervosa la percentuale è del 2,9% contro l'1,3, mentre per la bulimia la prevalenza è di 6,2 per le ragazze del quartiere Brentella contro il 3,1 per quelle di Ponte San Nicolò.
«I motivi» continua lo psichiatra «vanno ricercati soprattutto nello stile di vita: i disturbi alimentari sono più frequenti nei luoghi dove c'è un maggior sviluppo dell'attività lavorativa, dove la pausa pranzo è breve e le persone, invece che mangiare in famiglia, sono costrette a consumare un panino al bar. In città è anche maggiore la possibilità di frequentare palestre, e le ragazze sono più sensibili ai messaggi televisivi».
Una nota positiva dello studio è il fatto che è emerso che tra le ragazze malate, quelle in cura sono in percentuale maggiore rispetto a quanto emerso da altri studi. Era già in cura il 50% delle intervistate affette da anoressia nervosa, e il 30% delle bulimiche. «Forse» aggiunge Santonastaso «questo è anche merito del servizio per i disturbi alimentari attivo da quattro anni presso l'azienda ospedaliera di Padova, a cui si accede tramite il medico di base».
Il servizio per i disturbi alimentari dell'Azienda ospedaliera vede circa 200 nuove pazienti l'anno (anche se si stima che le persone che si ammalano di anoressia o bulimia ogni anno in città possano essere oltre il doppio) ma si basa in gran parte sulle prestazioni degli specializzandi e dei medici che svolgono il dottorato di ricerca. Ad essere strutturati sono infatti solo il professor Santonastaso e la professoressa Lorenza Caregaro, che segue anoressiche e bulimiche dal punto di vista medico.