sabato 5 luglio 2003

Chi ha inventato l'elettroshock?

(alcuni stralci dalla rete)
Ugo Cerletti
«Fu grazie ai maiali ed ai macellai che nel 1938 nacque in Italia una nuova "cura" psichiatrica: l' elettroshock. Lo sperimentò e lo introdusse come cura lo psichiatra Ugo Cerletti. Nato a Conegliano Veneto nel 1877, si era laureato a Roma, perfezionando poi i suoi studi ad Heidelberg ed a Monaco. Insegnò a Bari successivamente diresse le cliniche psichiatriche di Montello (Milano), Genova e Roma. Morì, per la cronaca, nel 1963. Negli anni trenta era opinione diffusa che, poiché un epilettico non è mai schizofrenico e viceversa, il provocare delle crisi epilettiche in uno schizofrenico, avrebbe portato costui alla guarigione. Questa idea era sostenuta dall' ungherese Ladislav Von Meduna, che però usava farmaci, non elettricità. Fu lui infatti ad inventare il coma insulinico, al quale seguirono poi altri tipi di shock, come quello cardiazolinico (ottenuto col cardiazol, uno stimolante nervoso e cardiaco,conosciuto chimicamente come pentametilentetrazolo).
Ugo Cerletti invece, evidentemente era portato per l' elettrotecnica, aveva"lavorato" per un certo periodo con l' elettricità sui cani, usando peraltro una tecnica ancora grezza e di scarso successo: applicava infatti
un elettrodo alla testa ed introduceva l' altro nel retto dell'amico dell'uomo e poi dava corrente. Il risultato di questi esperimenti fu per la verità soltanto un gran numero di cani morti per arresto cardiaco. Così Cerletti decise di abbandonare per il momento le ricerche in quella direzione. Ma un giorno, forse mentre cercava di rilassarsi un pò, passando qualche ora in un ambiente sereno, capitò al macello di Roma e vide come venivano trattati i maiali. Gli animali portati lì, percepivano per istinto la morte imminente e si dibattevano e urlavano nel vano tentativo di fuggire e ciò rendeva maledettamente difficile sgozzarli. Si ricorreva così ad una forte scarica elettrica fra le tempie, ottenendo un attacco convulsivo che in genere lasciava gli animali tramortiti. Ma,come notò Cerletti, alcuni non perdevano coscienza e dopo, pur restando in quell'ambiente di urla e sangue, se ne rimanevano quieti e rilassati,pronti a farsi uccidere beatamente. Cerletti fu scientificamente illuminato dal fenomeno e decise di provare la stessa cosa sull' uomo, per vedere se anche gli esseri umani si sarebbero tranquillizzati in questa maniera: corrente elettrica da una tempia all' altra, ecco qual'era la soluzione! E così il 15 Aprile 1938 nasce ufficialmente l' elettroshock. In quel giorno infatti il dottor Ugo Cerletti sottopose il primo essere umano a shock mediante energia elettrica. Si dice che il paziente fosse un ingegnere diventato "barbone", consegnato a Cerletti dalla polizia, che lo aveva trovato in strada in stato confusionale. Cerletti lo sottopose ad un primo trattamento lieve, dopo il quale l' ingegnere accattone lo pregò di smettere. Gli fu applicato allora un secondo shock, molto più violento. Così è stato raccontato, in modo colorito, quel primo esperimento dal prof. Clemente Catalano Nobili dell' Università la Sapienza di Roma, allievo di Cerletti, che ne fu testimone: "Era uno schizofrenico. Sbagliammo, l'uomo si alzò sul lettino con la cuffia in testa e disse: "Pentiti mortale!". Si fece il gelo, poi Cerletti ripetè la prova con più alto dosaggio di energia ed il paziente morì". Non fu proprio quel che si dice un successo, ma si sa, gli inizi sono sempre difficili...e se il buongiorno si vede dal mattino, questo primo risultato fu comunque incoraggiante per la psichiatria italiana del tempo: in effetti la pazzia di quel poveretto era stata curata completamente. Il "trattamento" infatti si diffuse presto e fu applicato in tutto il mondo su decine di migliaia di casi. Molti psichiatri si dedicarono con grande accanimento ad applicare la nuova "cura"».

Elettroshock
«Cerletti battezzò l’intervento con il nome di elettroshock....
Alla fine degli anni ’20 del secolo scorso si erano messi a punto in vari paesi europei trattamenti che provocavano convulsioni o shock allo scopo di ottenere una remissione dei sintomi psicotici.
Von Meduna a Budapest e Müller in Germania avevano promosso la infusione endovenosa di insulina e di cardiazolo.
Lo scopo era quello di provocare una normalizzazione delle funzioni nervose centrali attraverso una fase temporanea di coma (insulina) o di convulsioni (il cardiazolo o metronidazolo).
Il problema era che la soglia tra dose terapeutica e dose tossica rimaneva esigua con un alto rischio per la vita del paziente.
In questo contesto si inserisce il contributo di Ugo Cerletti e della sua equipe romana. Dal 1935 direttore della Clinica dell’Università di Roma, per anni si era occupato di esperimenti sull’applicazione dell’elettricità sui cani. Nel 1936, un suo assistente, Bini, gli fece notare come l’applicazione degli elettrodi alle tempie degli animali potesse permettere una erogazione di elettricità voltaica capace di provocare una fase convulsiva non pericolosa per la vita dell’animale. Nello spazio di tempo di circa due anni, Cerletti e la sua équipe misero a punto un apparecchio capace di erogare 80-100 volt in una frazione di secondo.
Nel 1938 Cerletti decide la prima applicazione su un paziente, un ingegnere 39nne milanese, sofferente da tempo di allucinazioni uditive. Cerletti battezzò l’intervento e la macchina adoperata con il nome di elettroshock».

«L’elettroshock affonda le sue radici ai tempi degli antichi Romani, che curavano il mal di testa appoggiando una torpedine sulla testa della persona sofferente: un rimedio probabilmente poco efficace, come quello di darsi una martellata su un dito per curare il mal di testa.
In questo secolo il pioniere in questo campo è stato un italiano, Ugo Cerletti. In un mattatoio osservò che i macellai usavano una scarica elettrica per provocare nei maiali delle convulsioni epilettiche, allo scopo di renderne poi più facile la macellazione. Ed è essenzialmente questo che l’elettroshock causa negli esseri umani: una convulsione nervosa di lunga durata che provoca danni irreversibili al cervello.
Luciano Bini, l’uomo che ha aiutato Cerletti a sviluppare la prima macchina per l’elettroshock, ha inventato anche un’altra cosa che ha chiamato “terapia di annientamento”. Cerletti ha affermato: “Nel 1942 Bini ha consigliato di ripetere l’elettroshock parecchie volte al giorno su alcuni pazienti, chiamando tale terapia “annientamento”. Questo ha prodotto gravi reazioni di amnesia che sembravano avere un buon risultato negli stati ossessivi, nelle depressioni psicogene e anche in alcuni casi paranoici... La “sindrome di annientamento” é stata paragonata da Cerquetelli e Catalano alla psicopatologia che segue la lobotomia prefrontale».