Il Gazzettino di Venezia Mercoledì, 30 Luglio 2003
LA PAROLA ALL’ESPERTO
La psicoterapia è un valido aiuto per i pazienti che sono caduti in uno stato di profonda crisi esistenziale
Il dialogo, medicina della mente
La psicoterapia è oramai parte integrale del trattamento dei pazienti. Essa può essere strumento di prima o seconda scelta, ma sulla sua efficacia, nei diversi livelli di intervento psichiatrico, non vi è alcun dubbio. Negli ultimi anni, infatti, vi è stata una considerevole convergenza da parte di scuole nate con criteri assai diversi e contrastanti (ad esempio la psicoanalisi ed il cognitivismo) per arrivare ad un eclettismo. Eclettismo significa sapiente mistura di diverse tecniche, non uso spregiudicato e confuso di molti orientamenti. La prima scelta di psicoterapia è legata all'attitudine empatica e d'ascolto del medico, ma la pratica psicoterapica in senso stretto nasce solo quando si cerca di dare dei fondamenti teorici a questo tipo di trattamento. Karl Jaspers, il filosofo esistenzialista, scrisse, nel 1955, un librettino che puntualizzò i termini della questione e stabilì il termine di "psicoterapia", dal titolo " Essere e critica della psicoterapia", che, ricordo, fu uno dei primi libri che comperai quarant'anni fa, quando decisi di fare questo mestiere. La psicoterapia è strettamente legata alle condizioni della società, intese come modelli culturali, per cui la sua pratica cambia, nello spazio e nel tempo, in maniera continua. La psicoterapia attuale, ad esempio, non è più la stessa di quella che vedevo effettuare quando lessi Jaspers nel 1964. Ci si è resi sempre più conto, infatti, che la psicoterapia, oltre ad influenzare i sintomi della malattia psichiatrica, aveva un effetto terapeutico anche sulle strutture di personalità (per cui rimando al mio articolo "Il temperamento non cambia" del 10 febbraio 2003). Si tende ad interpretare l'effetto psicoterapico come attivo sia sulle situazioni emotive che portano a patologia che su regressioni personologiche, con una concezione mista dell'effetto, terapeutico e psicopedagogico. La psicoterapia serve quindi ad affrontare i problemi in maniera diversa, da angolazioni inusitate, per facilitarne la risoluzione, ma anche a smussare alcune parti della personalità, rafforzandone delle altre. I vari tipi di psicoterapia usano sempre i medesimi strumenti (l'ascolto, la parola, lo strutturarsi di un rapporto emotivo, le condizioni strutturali) anche se, di volta in volta, ne variano l'intensità ed il grado di utilizzo. Le psicoterapie possono mirare vuoi ad un aumento della consapevolezza del proprio funzionamento ("insight") che ad un cambiamento di comportamento: avremo così le psicoterapie esperienziali (di cui la psicoanalisi è la principale rappresentante) e le psicoterapie di cambiamento (di cui la principale è quella legata al cognitivismo).Ciò che importa è l'addestramento specifico dello psicoterapeuta che è particolarmente critico nelle psicoterapie di "insulti", perché il terapeuta deve aver superato le sue situazioni inconsce di conflitto e di fissazione a stadi non evoluti. Oltre a questo un criterio che si è rivelato molto importante è l'empatia, la relazione emotiva non esplicabile e non deducibile, che è determinante nell'assicurare la buona riuscita del trattamento.E' errato pensare che le nevrosi rispondano bene al trattamento psicoterapico e le psicosi ed i disturbi di personalità rispondano assai meno bene. In realtà tutti i disturbi nevrotici afferenti alle vecchia denominazione dell'isteria ed ai disturbi ossessivo-compulsivi si dimostrano eccezionalmente resistenti al solo trattamento psicoterapico, così come particolarmente complicati sono i disturbi di personalità. Per converso i disturbi schizofrenici, oltre al necessario trattamento con neurolettici di seconda generazione, hanno un enorme vantaggio da una psicoterapia orientata all'insight, terapia, peraltro, riservata a pochi terapeuti per le sue difficoltà.
prof. dott. Antonio A. Rizzoli
aa.rizzoli@ve.nettuno.it
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