mercoledì 27 agosto 2003

ancora Libertà su Marco Bellocchio

Libertà 27.8.03
«Nell'immaginare lo statista ho pensato spesso a mio padre»
Il film del regista piacentino si tiene lontano da ogni tentativo di ricostruzione della verità oggettiva
di Alfredo Tenni

VENEZIAI 3 film italiani destinati a contendersi il Leone d'Oro o un'altro dei premi ufficiali nella sfida contro i 17 campioni stranieri schierati dalla 60ª Mostra di Venezia mostrano un filo comune che ha le radici nella memoria pubblica e privata dell'Italia di ieri e la testa nei sogni e nelle speranze aperte sul futuro. Un filo conduttore che li apparenta idealmente anche al grande italiano fuori concorso, ovvero Bernardo Bertolucci con The Dreamers. «A me - dice sciogliendo un po' le riserve di qualche giorno fa Marco Bellocchio, che porta alla Mostra Buongiorno notte - non interessa, non essendo uno storico, cercare di scoprire la verità all'interno di una pagina sanguinosa e dolorosa come il sequestro di Aldo Moro. Ho voluto cercare all'interno di questa tragedia un movimento che non fosse solo apparente. Oggi - continua il regista - c'è anche una esigenza civile e morale, non solo artistica, di tradire la storia nel senso di non subirla. Già negli anni '70 non simpatizzavo con le Br ed ho avuto orrore per la conclusione di quel rapimento». Infatti il suo film è lontano da ogni tentativo di ricostruzione oggettiva e mette in scena più di tutto il confronto tra un uomo anziano e due giovani designati a fargli da carcerieri (Luigi Lo Cascio, attore emergente nel panorama italiano e Maya Sansa che già fu con il regista piacentino ne La balia tratto da Pirandello). «Nell'immaginare il personaggio di Moro - dice ancora Bellocchio - spesso mi è venuta in mente la figura di mio padre, che è morto quando ero piccolo. Quell'immagine ha dato corpo ad un personaggio che non ho mai conosciuto. E forse non è un caso che io abbia scelto per impersonarlo Roberto Herlitzka, un uomo del Nord che parla con un accento settentrionale, come mio padre».
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