domenica 21 settembre 2003

Corriere della Sera: «due modi di fare storia»

Corriere della Sera 21.9.03

IL TEMA
Benvenuti e Bellocchio due modi di fare storia
di ALBERTO PEZZOTTA


Come si racconta la Storia al cinema? Paolo Benvenuti (Segreti di Stato) e Marco Bellocchio (Buongiorno, notte) evocano episodi controversi (la strage di Portella della Ginestra, il rapimento di Aldo Moro) con metodi opposti. Segreti di stato, più che un film, sembra una pièce di Marco Paolini. Il regista usa strumenti brechtiani - lo straniamento e la didattica - e schifa il realismo cinematografico: preferisce espedienti antispettacolari come plastici, disegni, diagrammi con le figurine. La sua ricostruzione è incalzante e priva di dubbi come un manuale per gesuiti: a ogni obiezione viene ribattuta l’indiscutibile verità. E alla fine si scopre che la responsabilità della strage dei contadini siciliani ricade sulla Cia, De Gasperi, Andreotti, Pio XII e il futuro Paolo VI: poco importa che il vento (della reazione? degli insabbiatori?) scompigli tutto.

Se Benvenuti si presenta come allievo di Rossellini e di Straub, Bellocchio non è mai stato un cinefilo con paternità illustri: alle spalle, piuttosto, ha la psicoanalisi. Buongiorno, notte ostenta, da una parte, una ricostruzione minuziosa del 1978: vestiti, oggetti, scritte sui muri, programmi televisivi. Dall’altra apre nel tessuto realistico frequenti squarci onirici. Sono i sogni della carceriera Chiara, in cui Moro evade dalla prigione; ma anche l’immaginario dei brigatisti, a base di coreografie staliniane; e le immagini scioccanti della Resistenza, esempio rimasto inascoltato. Bellocchio capisce che la Storia è fatta anche di memoria e di emozioni: e non vuole aggiungere la sua verità dietrologica. La sua chiave intimista può lasciare insoddisfatto chi quei tragici fatti li ha vissuti in diretta: ma gli si deve riconoscere la libertà dell’artista, capace di giungere dove lo storico non arriva. Senza dogmi e senza assiomi.