domenica 21 settembre 2003

da Libertà: Marco Bellocchio a Bobbio

Libertà 21.9.03

***L'intervista
«Una stretta al cuore il Trebbia così asciutto»


BOBBIO (PC) Lo scorso anno il regista Marco Bellocchio era arrivato a Bobbio sull'onda del successo del film “L'ora di religione”, accompagnato da artisti del calibro di Sergio Castellitto. Quest'anno è reduce dalla presentazione veneziana di “Buongiorno, notte”, che a Venezia ha raccolto larghi consensi di pubblico e critica ma non ha ottenuto riconoscimenti significativi, e forse attesi. Anche a Bobbio, questa pellicola è stata accolta con emozione. «Non ho messo al primo posto la dimostrazione di una tesi, sono rimasto a quella tragedia italiana, che ho vissuto dall'esterno - spiega a proposito il regista - non è che sono stato coinvolto direttamente. Ho rappresentato quei fatti senza chiedermi che cosa volessi dire. E' stata una cosa che mi ha profondamente coinvolto, emozionato e sconvolto». Bellocchio sottolinea che alla visione del film ognuno reagisce in modo soggettivo alle proprie emozioni. «Il film non sposa una tesi, qualcuno lo ha criticato per questo. Io non sono uno storico, un politico o un polemista, sono un artista». Alla domanda di come vive il rapporto con la Valtrebbia, Bellocchio ci confida che, «Bobbio per me non esiste senza la Trebbia. Io, fisicamente, qui ho imparato a nuotare, a fare il bagno. Quest'anno mi si è un po' stretto il cuore quando ho visto un fiume così piccolo e misero, speriamo nelle piogge per gli anni prossimi. Le mie vacanze a Bobbio non sono concepibili senza il bagno nel fiume. Ricordo i primi sotto il Ponte Gobbo e poi più a monte, verso San Martino». Cambiamo argomento, ci focalizziamo sui corsi bobbiesi di FareCinema, «questo è un laboratorio molto pratico. E' veramente un reciproco arricchimento fra il docente e gli allievi. Io vengo dalla mia esperienza, però i giovani ci arricchiscono sempre, è uno scambio bello ed importante. Poi sono giovani che vengono da tutta Italia per frequentare un corso che si è affermato, anche se purtroppo è breve. Questo è il modo migliore per me per ritornare a Bobbio - confida Bellocchio -, lavorando coinvolgendomi. Forse non ritornerei a Bobbio se non avessi qualcosa da fare». L'estro del maestro non conosce pause.

Libertà 21.9.03

a Bobbio continua Fare Cinema di Marco Bellocchio

Bertolucci, un regista coraggioso “La strategia del ragno”: parlano montatore e sceneggiatrice
di Manuel Monteverdi


Era il 1971 quando Bernardo Bertolucci si installò a Sabbioneta con una minuscola troupe per girare uno dei suoi film più intensi e rischiosi, La strategia del ragno, pellicola dimenticata (manco a dirlo) dal circuito televisivo e riproposta nella penultima serata del laboratorio bobbiese Fare Cinema. In sala, come annunciato, sono presenti Marilù Parolini, co-sceneggiatrice del film, e il montatore Roberto Perpignani. La chiacchierata che questi imbastiscono col “padrone di casa” Marco Bellocchio ha un profumo cinematografico così intenso che, per qualche minuto, il pubblico sembra quasi non voler interrompere con domande. Poi, ovviamente, la curiosità prende il sopravvento e in sala s'instaura l'ormai consueto botta e risposta: «Questo è uno dei film più belli di Bernardo - esordisce Perpignani -. Un'opera ispirata, che ha superato la fase della ricerca intenzionale per perseguire una forma espressiva e poetica legata non solo alla materia del narrare ma al come narrare». Ancora Perpignani, interrogato sull'incidenza del suo lavoro di montaggio, risponde: «Il ruolo di un montatore o di uno sceneggiatore diventa un percorrere insieme il momento di nascita di un'opera, in cui si finisce col condividere le stesse emozioni e con l'accrescere in modo esponenziale le idee proprie grazie all'incontro con quelle altrui». La Parolini, a sua volta, ne rimarca la matrice “intima”: «Questo film si ispira a Tema dell'eroe e del traditore di Borges ma, in esso, c'è Bernardo con le sue parole, le sue angosce, la sua rabbia, i suoi dubbi. C'è il rapporto padre e figlio e c'è il fascismo». Non a caso, ci sono 3 scene fondamentali di cui in fase di sceneggiatura non si parlò nemmeno: «Il ballo a ritmo di Giovinezza, la scena dello sfregio della lapide e il finale in cui il treno non arriva mai erano 3 idee appartenenti solo al regista e non agli sceneggiatori». Bellocchio ricorda che il film sembra segnare un particolare momento del cinema italiano e Perpignani conferma: «Era il periodo in cui in RAI c'erano “certi interlocutori” e il contenuto dell'art.28 era appena sufficiente ma invogliava a realizzare opere con grande coraggio, rischiando; ci si spingeva avanti perché consapevoli di essere autori. Erano anni all'insegna di Bertolucci e dei fratelli Taviani, nei quali girare in 35 mm o in 16 mm era la stessa cosa perchè lo si faceva con la stessa passione». La Parolini aggiunge: «La molla di un autore è la ricerca. Ho lavorato per 10 anni con Godard, uno che ha rielaborato la grammatica cinematografica mai rinunciando ad andare avanti, nonostante i magri incassi». Si parla della parte finale dell'opera e Perpignani confessa: «Il lavoro di questo film è stato del tutto coerente per l'intero periodo di riprese ma, nel periodo conclusivo, Bernardo stava già preparando Il conformista; il produttore sosteneva che io non avrei potuto rivestire un ruolo di correzione critica nei confronti di Bertolucci, in ragione della nostra amicizia. Il film aveva un grosso sponsor - la Paramount - e dovevamo assicurarci che Bernardo potesse essere corretto e che non partisse per le proprie, personali tangenti. In origine, il primo piano di Brogi (il protagonista), nella parte in cui parla del fascismo, era straordinario, girato senza interruzioni; invece il finale fu da me rimontato secondo linee che non erano corrispondenti a quelle originarie.

Libertà 21.9.03

La Ra Familia Bubièiza consegna al regista una medaglia e punta ad istituire un premio nazionale
Bobbio premia il suo Bellocchio
«Marco è un amico, ha portato la nostra città in tutto il mondo»
di Paolo Carini


BOBBIO. Un premio al migliore attore ed al miglior regista saranno i protagonisti della prossima estate bobbiese? «Con l'aiuto del Comune di Bobbio, Ra Familia Bubièiza vuole istituire questo tipo di riconoscimento, allo scopo di avere autorevoli personaggi del cinema a Bobbio» ha annunciato Maurizio Alpegiani, presidente del sodalizio bobbiese, durante la premiazione all'affermato regista bobbiese, alzando il tiro nel panorama cinematografico di questa città. «Marco è un amico, è uno dei nostri, che ha sempre voluto bene a Bobbio e lo sta dimostrando portando il nome della nostra città in tutto il mondo» con queste parole Alpegiani, ha salutato, a nome di tutti i bobbiesi il maestro e regista Marco Bellocchio, premiato venerdì sera, nel suggestivo quadro dei portici di Santa Fara.
Maurizio Alpegiani ha consegnato al maestro una medaglia con inciso, nel retro, il simbolo per eccellenza di Bobbio, il Ponte Gobbo. Per l'occasione la Familia ha organizzato un rinfresco, dove molti bobbiesi sono convenuti, presenti anche gli allievi partecipanti al corso diretto da Bellocchio, FareCinema, laboratorio cinematografico partito lo scorso 9 settembre. «Spero che questa iniziativa continui ogni anno, - ha spiegato Bellocchio - non solo: è importante creare, per l'anno prossimo, un riconoscimento ed un premio che dia una continuità a questi corsi. Queste iniziative sono ben accolte nell'ambiente del cinema, un riconoscimento fa sempre piacere» conclude. Roberto Pasquali, nel suo intervento ha sottolineato le radici bobbiesi di Bellocchio, «che dà lustro alla nostra città e ci fa un regalo grande ogni anno perché realizzare un corso di cinema non è cosa facile. Da sette anni abbiamo la fortuna di avere questa possibilità. Nell'arco di questo tempo abbiamo avuto la presenza di tantissimi ragazzi, che poi hanno intrapreso la carriera nel cinema. Come amministrazione - ha concluso - mi auguro che si possa continuare il corso FareCinema anche negli anni a venire, per fortuna la Provincia ci dà un aiuto concreto». «Bellocchio oltre essere di Bobbio è uno della nostra valle - ha spiegato Luigi Bertuzzi, presidente della Comunità Montana e consigliere provinciale, portando il saluto a nome di tutta la Valtrebbia - siamo orgogliosi di avere un artista di questo calibro e di vederlo trascorrere qualche periodo presso di noi». Bertuzzi, ha colto l'occasione per invitare l'artista a visitare l'Ente bobbiese, «per conoscere gli amministratori ed i sindaci - ha sottolineato - cercheremo anche noi di essere parte interessata alle sue iniziative che siamo disponibili a sostenere anche in modo tangibile. Se costruiremo qualcosa di utile tutti insieme, questo lo sarà per la città di Bobbio e la Valtrebbia». Quale preludio della serata, la musicista Elisabetta Fanzini di Piacenza ha salutato con il violino il regista, suonando alcuni famosi pezzi di musica classica.

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