venerdì 12 settembre 2003

Le Scienze, edizione italiana dello Scientific American

10.09.2003
L’espressione dei geni è stata studiata con una tecnica di reazione a catena della polimerasi

Gli autori di uno studio pubblicato sulla rivista “The Lancet” (http://www.thelancet.com/) forniscono forti prove a sostegno della tesi secondo cui la schizofrenia e il disturbo bipolare avrebbero una causa genetica simile, provocata dall’espressione ridotta di alcuni geni responsabili per la produzione della mielina del sistema nervoso centrale.
Le due malattie psicotiche colpiscono circa il due per cento della popolazione. Ricerche precedenti sulla schizofrenia avevano mostrato anormalità nell’espressione di geni collegati ai lipidi e alla mielina. Gli oligodendrociti producono le guaine di mielina che isolano i neuroni. La mielina contiene all’80 per cento lipidi e al 20 per cento proteine, e consente una conduzione efficiente degli impulsi elettrici lungo l’assone.
Sabine Bahn e colleghi dell’Università di Cambridge, in Inghilterra (http://www.cam.ac.uk/), hanno studiato l’espressione dei geni specifici degli oligodendrociti e associati alla mielinizzazione nella schizofrenia e nel disturbo bipolare. I ricercatori hanno usato tecniche basate sull’mRNA (reazione a catena della polimerasi, o PCR, e analisi con i microarray) per confrontare l’espressione dei geni nei cervelli di alcuni pazienti deceduti: 15 soffrivano di schizofrenia, 15 di disturbo bipolare e 15 costituivano un gruppo di controllo.
Nei pazienti delle due malattie era presente una chiara riduzione dei geni collegati agli oligodendrociti e alla mielina. I cambiamenti nell’espressione dei geni per entrambe le malattie mostravano un alto grado di sovrapposizione. C’era un’alta correlazione fra i risultati ottenuti con l’analisi con i microarray e quelli ottenuti con la PCR quantitativa.

10.09.2003
Come il cervello dei neonati risponde al linguaggio
L’asimmetria fra i lati del cervello è presente fin dalla nascita


Il lato sinistro del cervello di un neonato risponde alle parole proprio come quello di un adulto. Lo afferma uno studio di un team di ricercatori guidato da Jacques Mehler della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA, www.sissa.it) di Trieste, pubblicato sulla versione online della rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences” (http://www.pnas.org/).
Gli scienziati sanno da tempo che l’emisfero sinistro del cervello di un adulto è predominante nel riconoscimento del linguaggio. Tuttavia, non è chiaro se questa prevalenza è presente dalla nascita o se l’asimmetria è il risultato dell’esposizione al linguaggio durante l’infanzia.
Per verificare la prevalenza dell’emisfero sinistro nei neonati, Mehler e colleghi hanno usato la topografia ottica, un metodo silenzioso e non invasivo per stimare i cambiamenti nel flusso del sangue all’interno del cervello. Gli investigatori hanno registrato la voce di donne che leggevano storie ai loro bambini e hanno poi riprodotto le registrazioni a 12 neonati di 2-5 giorni mentre dormivano.
Il flusso del sangue nel cervello ha mostrato che l’emisfero sinistro dei neonati si attivava più del destro in risposta alle parole registrate. Durante il silenzio o quando le registrazioni venivano riprodotte alla rovescia, invece, il lato sinistro non era prevalente.
I risultati suggeriscono che i bambini umani nascano con aree del cervello già dedicate all’elaborazione del linguaggio.

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