domenica 14 settembre 2003

***l'Unità: dalla parte di Marco Bellocchio

(l'articolo di Francesco Merlo a cui Palandri qui di seguito si riferisce è disponibile in questo blog, più sotto, alla data dell'11.9.03)

L'Unità 14.9.03
La confusione di Merlo e la storia dei nostri anni nel film di Bellocchio
di Enrico Palandri


L’attacco di Francesco Merlo al film di Bellocchio sul Corriere della Sera di giovedì scorso è uno dei sintomi della fatica che facciamo tutti a organizzare degli schieramenti ampi, davvero politici, che si occupino della cosa pubblica e quindi lascino in pace le esigenze identitarie delle miriadi di gruppi che compongono la società italiana di oggi Prigioniero del «tutto è politica» sessantottino Merlo legge il film come un volantino di propaganda di quegli anni e non lo vede. Che i brigatisti siano descritti da Bellocchio come paranoidi isolati, sull'orlo di una catastrofe personale e storica e che il personaggio più positivo e amabile sia Moro non conta nulla. A Bellocchio viene attribuita una intenzione apologetica del terrorismo e questo è tutto ciò che conta. Ma dove la vede? Non so se ad esempio Merlo davvero fraintenda la sequenza in cui Stalin sorride a una parata ginnica, che Bellocchìo usa magnificamente per illustrare la propaganda anacronistica e un po' delirante che finisce nel brigatismo. Il senso del film è tutt'altro, rivolto al padre, alle drammatiche fratture di quegli anni che mettevano su sponde politicamente opposte tante famiglie italiane, sebbene per fortuna non sempre con le stesse tragiche conseguenze. Diversi dei leader politici presenti al funerale di Moro avevano in quegli anni i figli schierati contro. Bellocchio si è rivolto con molta misura e coraggio a questo nodo per raccontarlo e tentare di scioglierlo. Non con la politica, che mostrò allora e mostra ancora oggi tutti i suoi limiti. Con l'arte del racconto, che può scegliere per protagonista un Raskolnikov che è uno studente che ammazza la propria padrona di casa o una povera illusa come Emma Bovary e farne dei capolavori. Se per alcuni è troppo difficile da capire o poco chiaro a me dispiace perché è il sintomo di quanto sia degradata in Italia l'arte del racconto e la ragione per cui sono inguardabili per il loro semplicismo tanti dei film che escono oggi.
Ma forse Merlo non ha frainteso, ha voluto sbandierare quell'unità nazionale che si è opposta al terrorismo e che per un po' di anni ha risparmiato a tutti noi di misurarci con la povertà etica della politica dì oggi. Confortarsi sentendosi dalla parte della ragione di allora. Siamo stati tutti contenti, a destra e sinistra, di non esserci infilati in quel tunnel, ci si è chiesti poco se e quale luce ci fosse fuori. Attribuendo al film di Bellocchio intenzioni che gli sono estranee Merlo fa un po' quello che fa Berlusconi con il centrosinistra, tinteggia di comunismo con la pretesa di chiarire, mentre al contrario aumenta la confusione. E questo è un guaio diffuso, lo stesso che porta il primo ministro a difendere Mussolini, o dall'altra parte alcuni (per fortuna minoritari) a sinistra a richiamarsi al comunismo rimuovendo il fallimento storico dell'Europa orientale. Misurarci con quel che siamo stati, sforzarsi di raddrizzare ciò che non è raddrizzabile, chiedere alla storia una giustificazione quando al contrario, la storia è ciò che mostra sempre i limiti del nostro agire. Con il senno di poi siamo tutti intelligenti. e tutti, senza quel senno, siamo stati cretini. Alcuni colpevoli, altri meno (nessuno dai tempi di Caino innocente); certamente impreparati. Einmal ist keinmal. I terroristi di allora, che a differenza di altre generazioni che si sono ritrovate a uccidere in una guerra civile, hanno pagato a lungo i loro errori con la galera si sono credo quasi tutti allontanati dalle tragiche scelte dì quegli anni. Viviamo oggi in un mondo compIetamente diverso, che ha polverizzato le questioni nazionaliste sotto la globalizzazione e dissolto la lotta di classe in conflitti molto più complessi di quelli previsti da Marx. A parte il fatto che nel film di Bellocchio nostalgie di questo genere non ci sono affitto, gli erano estranee credo allora come oggi.