domenica 14 settembre 2003

La Provincia

La Provincia 14.9.03
RECENSIONI / CINEMA
Profondo
Brigatisti e Moro: tutti prigionieri nel «covo» di Roma
di Bernardino Marinoni


Buongiorno, notte: il titolo bellissimo è l’adattamento di un verso di Emily Dickinson citato nel film di Marco Bellocchio da uno dei pochissimi personaggi estranei al drappello dei carcerieri di Aldo Moro nei 55 giorni di via Gradoli, pressoché assoluta unità di luogo e di tempo dell’opera. Non il caso Moro, con eventuali dinamiche e misteri dietologici, ma Aldo Moro attraverso lo sguardo dei terroristi in una rifrazione agghiacciante perché rivela, da una parte e dall’altra, le persone piuttosto che i simboli che rappresentano o ritengono di rappresentare. Per questo il film si sgancia dalle preoccupazioni documentarie, salvo voci e immagini di telegiornali, senza però sacrificare la verosimiglianza della casa-prigione, divenuta tale per tutti, il prigioniero e i suoi custodi: non solo l’assillo strenuo della clandestinità, ma soprattutto l’incrinatura delle certezze di combattenti della rivoluzione che vedono i miti infrangersi nella violenza di un omicidio cui non sanno sottrarsi. Il sospetto prossimo alla consapevolezza del fallimento è depositato nel film negli occhi della sola donna del gruppo di brigatisti: Maya Sansa l’interpreta occultando appena lo sgomento di una visione nuova e diversa di immagini di trionfalismi rivoluzionari mentre sulle sequenze di Rossellini che Bellocchio cita le lettere di Moro si sovrappongono a quelle dei condannati a morte della Resistenza. L’emozione è un istante di rara intensità in un film che procede con una precisione quasi paradossale tra personaggi che sono reali e immaginari nello stesso tempo, dove una proiezione di Moro si aggira nell’appartamento, fuori dal loculo drappeggiato con la stella a cinque punte, con le minute premure di un padre, di un nonno. Per qualche attimo desideri convergenti in quella prigione prendono la consistenza del cinema, che è quella dei sogni, mentre la grottesca velleità dei proclami di giustizia proletaria manifesta la follia incistata nel covo dei terroristi, nel chiuso di un appartamento incupito, plumbeo giusto come quegli anni. E’ il film di Bellocchio a farvi una sua luce con la chiarezza dell’errore ancora prima e forse più dell’orrore dell’assassinio di Moro, di cui la tv mostra i funerali mentre Roberto Herlitzka, che interpreta lo statista con un’adesione del tutto umana lo lascia andare solo e stupito appena accelerando il passo sulla musica di Schubert in un mattino immaginario di libertà.

La Provincia Pavese 14.9.03
Primavisione: Bellocchio aiuta a riflettere
"Buongiorno notte": pellicola emozionante con un grande Roberto Herlitzka


PAVIA. I giorni della prigionia di Aldo Moro e del dubbio sulla necessità dello Stato di trattare o meno con i terroristi, visti dalla parte dei sequestratori, con un occhio al malessere e all'inquietudine interiore di quegli anni.
In Buongiorno, notte Marco Bellocchio riesce a rievocare quell'episodio oscuro, raccontando il fallimento di una disperata ideologia e parlando dei singoli che, senza saperlo, contribuirono a costruirla, oppure la subirono. E la politica? Rimane ai margini. Come le facce di quei notabili Dc che assistono alle esequie dello statista, restando muti interlocutori della Storia. Un film teso, emozionante, illuminante, di lineare semplicità e sottilmente complesso, interpretato con vibratile lucidità da Maya Sansa e da un grande Roberto Herlitzka.
(...)