mercoledì 5 novembre 2003

da La Stampa di lunedì 3.11.03

(segnalato da Annalina Ferrante)

LA STAMPA, 3 NOVEMBRE 2003
PAROLAIO
di Pierluigi Battista


BUONANOTTE, GIORNO. Mai darsi la colpa. Mai ammettere i propri errori, debolezze, insufficienze, inadeguatezze. Mai riconoscere di aver fabbricato un prodotto mediocre e di essersi meritato un eventuale insuccesso. E invece immaginare complotti, cospirazioni, conventicole da parte degli altri, tutti malvagi. Il regista Renzo Martinelli, per esempio. Artefice di film di ottima fattura, come Vajont per esempio, Martinelli ha da poco fatto uscire un film sul caso Moro, Piazza delle cinque lune, imbottito di banalità dietrologiche. Un insuccesso. Sempre sul caso Moro è invece uscito il film di Marco Bellocchio Buongiorno, notte, problematico, stimolante, intelligente, curioso, che invece ha fatto molto scalpore. Come mai questa differenza di trattamento? Martinelli, riferisce l’Unità, ha in mente una risposta: il film di Bellocchio «è stato straordinariamente sostenuto dai media». E dunque ecco la domanda maliziosa e insinuante del regista: «Perché quel silenzio e poi tanto sostegno?». Già, perché? La domanda di Martinelli induce a pensare che la colpa sia dei media che hanno sostenuto il film rivale e penalizzato il proprio. Un grande complotto, appunto, per azzittire una voce come al solito scomoda, come sempre fuori dal coro, come è ovvio controcorrente. E se invece il film di Bellocchio fosse, semplicemente, più bello e fatto meglio?

IERI E OGGI. Effettivamente Giampaolo Pansa, che ha ricevuto una gragnuola di colpi bassi semplicemente per aver scritto, infrangendo un tabù, un libro urticante come Il sangue dei vinti, dovrebbe spiegare perché in un passato nemmeno tanto lontano lui non era stato tanto solidale con chi, avendo scoperchiato un capitolo imbarazzante del dopo 25 aprile, subì un trattamento non proprio gradevole. Ha scritto infatti sul Foglio Otello Montanari, il partigiano di Reggio Emilia che nel ‘90 esortò i testimoni ancora vivi del «triangolo della morte» a raccontare tutta la verità («chi sa, parli»), che in quell’occasione Pansa iniziò un articolo sull’Espresso: «Ma sì, diciamolo: questo Otello Montanari, il comunista che ha scatenato il terremoto di Reggio Emilia è un’ottima persona, però si è comportato da fesso d’oro». E poi: «Senza rendersi conto che maneggiava dinamite, ha fatto scoppiare dentro il suo partito una bomba micidiale e adesso il traballante edificio del Pci rischia di sprofondare tra nuove macerie. Dio scampi e liberi il Pci da dirigenti così ingenui visto che la Cosa di Occhetto, se nascerà, dovrà camminare lungo un percorso di guerra frequentato da lupi». Davvero c’era bisogno di tanto sarcasmo? E non bisognerebbe chiedere scusa a un partigiano che, in fondo, stava semplicemente raccontando la verità senza badare al cui prodest?
ROSA IN PUGNO. Dai radicali, trasgressivi ma serissimi, era difficile aspettarselo. E invece, mentre il partito celebra il suo congresso, sul Foglio si dà conto di punzecchiature goliardiche e battutacce da osteria. Si scrive infatti che «Daniele Capezzone rilancerà i rapporti con i neocon americani (che i più critici nel partito, sbuffando, chiamano neocoions)». «Neocoions»? Radicalmente e sbuffando: non avrebbero potuto trovare un’altra definizione?
DIRITTI D’AUTORE. Guerra di attribuzione a sinistra. Sulla scia delle polemiche che hanno accompagnato l’uscita del nuovo libro di Ferdinando Adornato, si è voluto riesumare una battuta nata all’indomani della uscita di un altro libro di Adornato Oltre la sinistra. Infatti, la leggenda vuole, e la accredita anche Gianfranco Morra su Libero, che «quando Adornato gli mandò il libro, Massimo D’Alema gli scrisse: “Caro Ferdinando, oltre la sinistra non c’è che la destra”». Ora, si dà il caso che sull’ultimo numero di Sette, Rina Gagliardi di Liberazione è intervenuta sull’ultima fatica di Adornato ricordando di avere scritto tanti anni fa che «oltre la sinistra non c’è che la destra». Scripta manent e infatti la Gagliardi scrisse proprio così. Ma allora, D’Alema rubò la battuta alla Gagliardi? O la Gagliardi regalò generosamente la battuta da lei coniata a D’Alema? Urge commissione parlamentare d’inchiesta, possibilmente bipartisan, oltre la sinistra e pure la destra.
CENSURA. In un articolo uscito su Repubblica e dedicato alla terribile carestia «artificiale» con cui Stalin volle punire e sterminare i contadini di Ucraina, Paolo Rumiz ricorda che su questo terribile tema ci sia stata una potente autocensura che ha impedito di studiare quell’episodio in cui morirono milioni di persone, tra cui un’infinità di bambini. E Rumiz ricorda: qualche anno fa «il capolavoro di Robert Conquest - Harvest of Sorrow (Raccolto di dolore) - già tradotto in italiano, non fu mai pubblicato “per cause non del tutto chiare” e solo oggi viene recuperato da Liberal Libri». Ora, è già uno scandalo che un capolavoro di Conquest sia stato censurato e nascosto. Ma quali sarebbero queste «cause non del tutto chiare»? Cosa è accaduto esattamente?
LUI. Nessuna traccia di egotismo, egocentrismo, egolatria, narcisismo, autoesaltazione, negli esempi addotti da Massimo Fini in un editoriale su Linea a proposito dell’odio diffuso nella lotta politica italiana. Scrive Fini: «in passato ci sono state polemiche personali violentissime (mi ricordo tra le altre quelle fra Papini ed Emilio Cecchi o fra Flaiano e Brera o fra Giorgio Bocca e me». Me.