sabato 8 novembre 2003

evangelizzazioni moderne:
dal Mental Research Institute di Palo Alto ad Arezzo...

Corriere della Sera 8.11.03
Ad Arezzo il primo convegno europeo. «E’ una sfida, a volte perdiamo»
Ecco la terapia superveloce per battere ansie e paure
Niente farmaci e anche inganni a fin di bene per vincere i disagi
di Vittorio Monti


AREZZO - Il fatto accadde lungo il Danubio negli Anni Trenta. Un giovane disperato si butta in acqua: vuole morire. Accorre gente. Tutti lo supplicano di nuotare, di salvarsi. Niente da fare. Arriva un gendarme. Invece di tuffarsi per soccorrerlo, gli punta il fucile contro, e urla: «Vieni fuori, altrimenti ti ammazzo».
L’aspirante suicida ubbidisce, raggiungendo la riva. Giorgio Nardone, psicoterapeuta, sorride ricordando la storia. «Quel poliziotto, senza saperlo, ha fatto psicoterapia con un’azione paradosso. Ha applicato lo stratagemma dello "spegnere il fuoco aggiungendo la legna"». Paradossale ma vero: ecco un’osservazione sulla quale riflettere. Il primo convegno europeo sulla Psicoterapia breve strategica e sistemica fa il punto sullo stato dell’arte. In pratica la battaglia a mani nude (cioè senza uso di farmaci) contro alcuni nemici forti della vita all’occidentale, come attacchi di panico, anoressia, bulimia, disturbi ossessivi.
Premessa. Dimenticate il lettino di Freud. Scordate le battute di Woody Allen. Qui non si parla di psicanalisi. Non c’entrano i sogni e l’inconscio. Le terapie-lampo puntano direttamente sul problema in una sfida diretta: o lo specialista riesce a vincere in tempi rapidi oppure deve essere leale con il cliente: «Cerchi uno migliore di me». Cosa che avviene di rado. Secondo Nnismi; ardone gli attacchi di panico vengono sconfitti nel 95 per cento dei casi. Più difficile la lotta contro i disturbi alimentari, ma con statistiche positive oltre l’80 per cento. I dati sono stati rilevati dal Centro di Terapia strategica di Arezzo, che ha organizzato il convegno assieme al Mental Research Institute di Palo Alto (Paul Watzlawick è considerato lo storico caposcuola del settore).
La competizione fra farmaci sì e farmaci no resta aperta. Ma Nardone non esita a denunciare che l’uso sfrenato e sbagliato delle pillole arriva a fabbricare i falsi malati. Il ricorso immediato alla chimica finisce per attaccare un’etichetta sbagliata al paziente, fino a quella più spietata: psicotico. Però dietro l’angolo ci sono anche gli psicoterapeuti tanto inefficaci quanto insistenti. «Ecco perché bisogna tutelare i diritti del cliente». Per esempio: «Con la chiarezza, non bisogna nascondersi dietro i paroloni, vanno negoziati gli obiettivi, una psicoterapia se dopo tre o quattro mesi non dà risultati deve essere interrotta».
Mali dell’anima o disagi della psiche? Comunque vengano chiamati, si calcola che, nelle classi medio alte un italiano su tre cerchi aiuto in materia dallo psicoterapeuta. Il 20 per cento della popolazione del mondo occidentale deve fare i conti con gli attacchi di panico, il 7 per cento con la depressione, il 5 per cento dichiara disturbi alimentari ma con il sommerso si può pensare al raddoppio dei casi. Cala il ricorso al lettino dell’analista, aumenta la richiesta di terapie fast. La storia, secondo Nardone, propone grandi campioni del pensiero strategico: «Alessandro Magno, Sant’Agostino, Pascal, Darwin. E oggi un regista come Steven Spielberg».
Ampio spazio è stato dedicato ai problemi che crescono dentro la famiglia. Cinque anni di monitoraggio condotto da un gruppo di trenta terapeuti ne hanno classificato sei modelli: iperprotettivo, democratico permissivo, sacrificante, intermittente, delegante e autoritario. Ad ognuno tende a corrispondere un particolare comportamento dei figli. Per esempio la famiglia iperprotettiva favorisce difficoltà nello studio, disturbi alimentari, bassa autostima, mentre il modello autoritario può indurre alla depressione e aggressività. «Però la relazione non è così schematica, e la soluzione va ricercata nel presente non nel passato».
I figli sono comunque i protagonisti. Gianfranco Cecchin, psicoterapeuta sistemico della famiglia, ha osservato il ruolo nuovo dei bambini con genitori in crisi: «Anche a cinque o sei anni danno ordini e dicono se papà e mamma devono separarsi. Ma guai se il compagno della mamma vuole proporsi come un papà: si squalifica e gliela faranno pagare». I bimbi capiscono tutto molto presto: «Il mio papà è un altro, tu sei quello che adesso dorme con la mamma». Insomma, Cecchin mette in archivio l’idea benefica di una coppia che resta unita solo per il bene dei figli. Ai quali interessa conservare la sicurezza degli affetti e l’assistenza, non tanto la coabitazione. «Se invece si sentono ingannati, possono punire i genitori in vari modi, per esempio smettendo di mangiare e di studiare o con la droga».